Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
16 maggio 2023
È raddoppiato il numero dei morti della setta religiosa Good News International Church (chiesa internazionale della buona novella). Nella strage, scoperta il 26 aprile scorso, i morti accertati fino ad oggi sono 201. Sono stati tutti trovati nelle fosse comuni nella foresta di Shakahola, contea di Kilifi, tra Mombasa e Malindi.
La maggior parte si sono lasciati morire di fame su ordine del loro predicatore, ex tassista autoproclamatosi “profeta” Paul Mackenzie Nthenge. L’uomo aveva profetizzato la Fine del mondo ed era necessario morire – di fame – “per incontrare Gesù”. Dalle testimonianze dei sopravvissuti chi cercava di scappare veniva ucciso a sprangate o soffocato.
Solo 34 sono stati trovati vivi, pelle e ossa e in pessime condizioni, e trasportati all’ospedale di Malindi. (Il video arrivato ad Africa ExPress). Otto di loro sono morti. Nei giorni scorsi, in una fossa comune, sono stati rinvenuti altri 29 corpi, compresi quelli di 12 bambini.
Per il presidente, Nthenge è un terrorista
Mentre continua la triste esumazione dei cadaveri nel terreno di proprietà di Mackenzie Nthenge, il presidente Kenya, William Ruto lo definisce un terrorista. “I terroristi usano la religione per i loro terribili atti”.
“Persone come Mackenzie utilizzano la religione per compiere delle azioni esattamente come i terroristi. Abbiamo dato mandato alle agenzie competenti – ha dichiarato il presidente -. Vogliamo scoprire la radice che causa questi fatti e le religioni che li causano e portano avanti questa inaccettabile ideologia”.
Il dramma dei dispersi
Una decina di giorni fa alla Croce Rossa keniota risultavano 410 dispersi. Nel momento in cui scriviamo le persone scomparse sono diventate 610. Ma sorge un ulteriore problema: molti degli adepti alla setta di Mackenzie avevano cambiato nome. Diventa molto difficile sapere se sono ancora in vita.
Fatima Salim, aveva denunciato la scomparsa della sorella Shamim. “L’avevo registrata come Shamim Salim, ma non c’era nessun nome tra quelli salvati – ha raccontato al giornale keniota Nation -. Settimane dopo, ho mostrato agli agenti la foto di mia sorella. Era salva ma aveva dato il suo nome come Damaris Vidzo”. Le autorità sospettano che cambiare i nomi degli adepti fosse un piano deliberato della setta per non farli trovare dai parenti.
Negata la libertà su cauzione
Al predicatore della “Setta della fame” il tribunale ha negato la libertà provvisoria su cauzione. Mentre Nthenge rimane in prigione sono state arrestate altre 26 persone sospettate di essere complici della strage.
Davanti a questa tragedia e la gente che chiede giustizia arrivano le rassicurazioni di Kithure Kindiki, ministro degli Interni keniota. “Il governo del Kenya farà tutto il necessario – ha confermato il ministro -. Farà in modo che Mackenzie e coloro che lo hanno aiutato paghino per questi crimini. Vogliamo che abbiano la punizione più dolorosa possibile e che Mackenzie non esca di prigione per il resto della sua vita”.
Sandro Pintus
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