Cornelia I. Toelgyes
14 maggio 2023
Secondo il rapporto dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU, tra il 27 e il 31marzo 2022, le forze armate del Mali e combattenti stranieri hanno massacrato ben 500 civili – tra loro anche una ventina di donne e sette bambini – durante un’operazione antiterrorista a Moura, località che dista una cinquantina di chilometri da Mopti. Le autorità militari di transizione hanno però sempre sostenuto di aver ucciso 203 jihadisti durante il loro intervento.
Già nell’aprile 2022, la ONG Human Rights Watch, ha accusato le forze di Bamako e i suoi partner stranieri – alcuni testimoni li avevano identificati come russi – dell’uccisione di 300 civili.
Gli esperti dell’ONU non hanno mai fatto un riferimento esplicito nei confronti di Wagner. Nella loro relazione accusano le forze armate maliane e i loro partner stranieri.
Il rapporto di 42 pagine dell’agenzia dell’ONU è stato pubblicato il 12 maggio e rivela dettagli scioccanti sul massacro di Moura. Va sottolineato che le autorità di Bamako non hanno permesso che gli autori del fascicolo si recassero in Mali, sul luogo dove si è consumata la carneficina. L’inchiesta si basa su 157 interviste a sopravvissuti, testimoni, sfollati, vittime di stupro.
Il governo militare di transizione non ha mai autorizzato un’inchiesta indipendente. E a febbraio, poco prima dell’arrivo di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, a Bamako, è stato espulso dal Paese il capo della divisione dei Diritti umani della Missione di pace in Mali (MINUSMA), Guillaume Ngefa-Atondoko Andali. L’alto funzionario dell’ONU aveva chiesto l’accesso ai siti di presunti abusi dell’esercito, tra questi anche al villaggio di Moura.
Gli investigatori dell’Onu hanno raccontato dell’arrivo di cinque elicotteri militari in un giorno di mercato e di spari dagli aeromobili sulla popolazione, con un bilancio di “venti civili e una dozzina di presunti membri di Katiba Macina”, gruppo jihadista legato ad al Qaeda. L’organizzazione è conosciuta anche con il nome di Front de libération du Macina ed è stata fondata nel 2015 dal predicatore fanatico Amadou Koufa.
In base al rapporto, sono poi seguiti quattro giorni di esecuzioni sommarie.
I sopravvissuti sono stati costretti a scavare le fosse comuni per 500 persone. Gli inquirenti dell’ONU hanno specificato di aver ottenuto molti dati utili per l’identificazione personale e i nomi di almeno 238 vittime.
Almeno 58, tra donne e ragazze, sono state vittime di violenze sessuali. Nel fascicolo viene menzionato anche uno stupro di gruppo in un giardino.
Diverse decine di persone, arrestate a Moura, sono poi state torturate in campi militari o a Bamako, nei locali della sicurezza nazionale.
Amnesty International ha chiesto alla Corte Penale Internazionale dell’Aja di occuparsi della questione.
Il rapporto è stato inviato alle autorità di Bamako e Mosca, prima di essere pubblicato, ha precisato l’ONU. E ieri sera è arrivata la totale smentita del governo militare di transizione, tramite il suo portavoce, Abdoulaye Maiga. “Nessun civile di Moura ha perso la vita durante l’operazione militare. Tra i morti ci sono solo combattenti terroristi”.
Secondo Bamako si tratta di un rapporto “tendenzioso”, basato su “una storia fittizia che non corrisponde agli standard internazionali stabiliti”. Inoltre, il governo contesta il fatto che siano stati utilizzati satelliti senza autorizzazione. “Si tratta di una manovra clandestina, contro la sicurezza del Mali”, ha sottolineato il portavoce e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta giudiziaria contro la missione che ha redatto il rapporto dell’ONU e nei confronti di coloro che ha definito i suoi complici.
Insomma piovono accuse pesanti, come “spionaggio, attentato alla sicurezza esterna dello Stato”, reati puniti dal codice penale, e di “cospirazione militare”, reato previsto dal codice di giustizia militare. I colpevoli di questi reati sono passibili di pena di morte in entrambi i casi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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