Antonio Mazzeo
12 maggio 2023
Burkina Faso: due colpi di stato in meno di un anno, la rottura dei rapporti militari con la Francia, l’avvicinamento con Mosca e adesso anche la partnership con l’Italia per combattere le organizzazioni armate islamiche radicali.
Il 1° maggio il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, ha deliberato la prosecuzione delle operazioni delle forze armate in innumerevoli scacchieri internazionali e – a sorpresa – l’avvio di una nuova missione bilaterale “di supporto alle forze del Repubblica del Burkina Faso impegnate contro le milizie jihadiste”.
Tempi, onere finanziario e modalità con cui sarà realizzato l’ennesimo intervento militare italiano in territorio africano saranno comunicati alle Camere nelle prossime settimane.
L’Italia ha firmato nel luglio del 2019 un accordo di cooperazione nel settore della difesa con il governo burkinabé guidato al tempo dal primo ministro Christophe Joseph Marie Debiré
A sottoscriverlo l’allora ministra della Difesa, Elisabetta Trenta (M5S) e il ministro della Difesa Nazionale e dei Veterani, Moumina Chériff Sy: “Sanciamo la comune ferma volontà di rafforzare le relazioni bilaterali, con l’intento di ampliarle a specifiche aree di cooperazione, come la lotta al terrorismo e le attività di capacity building”, spiegava la nota della Difesa.
Poi aggiungeva: “L’Accordo con il Burkina Faso sottolinea la significativa importanza che l’Italia dà alla cooperazione con l’Africa, in special modo con i Paesi del Sahel, con l’obiettivo di supportarli nel loro percorso di stabilizzazione e sviluppo. Il miglioramento delle condizioni di sicurezza di quest’area rappresenta un aspetto imprescindibile di questo nostro impegno e, le Forze Armate italiane, fianco a fianco con la nostra cooperazione internazionale, sono particolarmente impegnate in tal senso”.
Composto da 12 articoli, l’Accordo prevede lo sviluppo e la ricerca, il supporto logistico e l’acquisizione di prodotti e servizi; lo svolgimento di visite reciproche di delegazioni di personale civile e militare; la formazione e l’addestramento; la partecipazione a corsi teorici e pratici, a periodi di orientamento, seminari, conferenze, dibattiti e simposi organizzati presso enti civili e militari; il “sostegno a iniziative commerciali relative ai materiali e ai servizi della Difesa”
L’Italia si impegna inoltre ad esportare al paese africano diversi sistemi di guerra come aeromobili ed elicotteri militari, sistemi aerospaziali e relativo equipaggiamento; carri e veicoli armati; armi da fuoco automatiche e relative munizioni; armamento di medio e grosso calibro; bombe, mine (“eccetto quelle anti-uomo”), missili, razzi e siluri; polveri, esplosivi e propellenti; sistemi elettronici, elettro-ottici e fotografici; materiali speciali blindati.
Il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’accordo bilaterale è stato approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio dei ministri (premier Giuseppe Conte, proponenti il titolare degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e quello della Difesa Lorenzo Guerini) ed è approdato in Parlamento nel gennaio 2020, per essere approvato in via definitiva il 29 aprile 2021 quando alla guida dell’esecutivo c’era il banchiere Mario Draghi, mentre ministri degli Esteri e della Difesa erano stati confermati Di Maio e Guerini.
“Quanto alle relazioni bilaterali, il crescente rilievo italiano per lo Stato saheliano è evidenziato dalla recente apertura di una nostra ambasciata nella capitale burkinabè”, riportava il governo nella Scheda di presentazione dell’Accordo alle Camere.
“Il Burkina Faso si è inoltre confermato nel triennio 2017-2019 tra i 22 Paesi prioritari della Cooperazione italiana individuati nel relativo documento di programmazione ed indirizzo; tale posizionamento evidenza il ruolo di primo piano del Paese nel contesto della regione saheliana e la volontà dell’Italia di rafforzare il proprio partenariato, anche in risposta alla crisi alimentare determinata dalle emergenze climatiche ed ambientali, dalla dinamica dei prezzi delle derrate alimentari e, da ultimo, dall’afflusso di popolazioni provenienti dal Mali (…) La presenza della cooperazione italiana in Burkina Faso data oltre 25 anni, durante i quali il Paese è stato destinatario di 107 milioni di euro a dono”.
Cooperazione ibrida umanitaria-militare quella italiana, dove ancora una volta si sono mescolati interessi geostrategici, affari per il comparto bellico- industriale ed energetico e le sanguinose politiche di contrasto dei flussi migratori verso il Mediterraneo.
“L’Italia attribuisce una grande importanza al Burkina Faso per la stabilizzazione del Sahel e la recente firma dell’accordo di cooperazione in materia di difesa consentirà di aumentare la collaborazione bilaterale per la formazione nei settori del controllo delle frontiere e della lotta ai traffici illeciti”, ha dichiarato la viceministra Emanuela Del Re all’incontro con il Presidente Roch Mark Kaboré durante l’Assemblea Generale dell’Alleanza G5 in Mauritania (25 gennaio 2020).
Kaboré è stato arrestato il 24 gennaio 2022 da un golpe militare; il successivo 30 settembre 2022 la capitale Ouagadougou è stata investita da un nuovo putsch guidato da una fazione avversa dell’esercito.
Il governo ad interim è stato sciolto e sono stati imposti il coprifuoco notturno e la chiusura dei confini e degli spazi aerei nazionali; la leadership del Paese è stata assunta dal comandante delle forze speciali Cobra, Ibrahim Traoré (presidente) e dall’avvocato Apollinaire Joachim Kyélem di Tambela (primo ministro).
“Il Burkina Faso è un Paese importantissimo per l’Unione europea e per l’Italia: per questo il colpo di stato militare ci preoccupa enormemente”, ha dichiarato il 25 gennaio 2022 ad Agenzia Nova ancora Emanuela Del Re, promossa a Rappresentante speciale UE per il Sahel.
“Le motivazioni alla base del colpo di Stato sono profonde e vanno ricercate nei serissimi problemi di sicurezza, con i continui attacchi terroristici e di gruppi armati ai danni della popolazione e delle forze armate, nei problemi economici, nella corruzione diffusa, nella mancanza di accesso ai servizi di base”.
Nella stessa intervista Emanuela Del Re ha ricordato la sua ultima visita in Burkina Faso nel novembre 2021 e l’incontro ancora una volta con il presidente Kaboré e le più alte cariche dello Stato.
“Avevo percepito crescenti tensioni – ha spiegato la rappresentante UE -. Sull’instabilità locale incidono anche problemi tra le forze militari e le numerose morti di soldati caduti negli ultimi mesi in missione per mano di terroristi, nonché le difficili condizioni per le forze armate che non sono dotate di equipaggiamenti adeguati e, in alcuni casi, non hanno accesso ai ristori necessari quando si trovano in missione in zone remote”.
La centralità strategica del Sahel per il sistema Italia, da “difendere” con ogni mezzo anche a costo di stringere alleanze con golpisti e contro-golpisti, è stata ribadita dal Documento programmatico pluriannuale della Difesa per il triennio 2022-24, presentata dall’ex ministro Pd, Lorenzo Guerini.
“Gli impegni internazionali in Sahel prevedono la prosecuzione della strutturazione dell’impegno della Difesa nell’area che comprende il Mali, il Niger e il Burkina Faso, integrando attività multilaterali, di coalizione e di carattere bilaterale”, vi si legge.
“Tale sforzo, in un ambiente estremamente complesso per dimensioni, caratteristiche fisiche, geografiche e ambientali, attori coinvolti, mira anche a sviluppare una continuità e profondità operativa all’impegno nel continente africano, in un’ideale saldatura tra nord Africa e fascia saheliana e nell’ottica della massimizzazione dell’efficacia del nostro contributo alla lotta al terrorismo e alla stabilizzazione del quadrante.
Sulla base degli sviluppi politici interni e internazionali, si rivaluteranno costantemente i livelli d’impegno in iniziative internazionali in Mali e potenzialmente in Burkina Faso, dando invece priorità al supporto di natura bilaterale verso il Niger, le cui autorità politiche paiono garantire una stabilità di medio termine che risulta fondamentale per capitalizzare gli sforzi di costruzione delle capacità locali”.
In questi ultimi mesi il quadro delle relazioni internazionali del regime di Ouagadougou è mutato radicalmente: a gennaio è stato revocato unilateralmente l’accordo di cooperazione militare sottoscritto con la Francia nel 2018, mentre sia il presidente della prima giunta golpista (Paul-Henri Sandaogo Damiba) sia quello odierno di transizione (Ibrahim Traoré) hanno intensificato i contatti con la Russia e da più fonti viene denunciata la presenza di contractor della società Wagner in alcune aree di conflitto del Paese.
Il cambio di interlocutori – così come l’escalation negli scontri armati e le drammatiche violazioni dei diritti umani – non sembrano però preoccupare il governo Meloni che si dichiara invece pronto ad avviare la (dis)avventura in territorio burkiné
Tra le nuove missioni per l’anno 2023 è stata prevista anche la partecipazione di personale militare all’European Union Military Assistance Mission in Ucraina (supporto al riequipaggiamento ed addestramento delle forze ucraine); all’European Union Border Assistance in Libya (supporto al controllo dei confini libici contro i traffici illeciti); all’European Union Military Partnership Mission in Niger (supporto alle forze nigerine impegnate contro le milizie jihadiste).
Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com
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