La sera del 9 maggio, un gendarme della guardia nazionale marittima tunisina ha ucciso cinque persone durante un assalto alla sinagoga di Ghriba, sull’isola di Gerba, nel sud della Tunisia.
L’agente ha freddato all’istante due persone di fede ebraica, tra loro un franco-tunisino di 42 anni e suo cugino, Aviel Haddad, tunisino-israeliano di 30 anni, ma residente a Gerba e due membri delle forze di sicurezza tunisine. L’assalitore è stato poi ammazzato dalla guardia nazionale. Ieri è deceduto un altro gendarme a causa delle gravi ferite riportate durante l’assalto. Salgono così a 6, compreso l’aggressore, i morti dell’attacco alla sinagoga.
La sinagoga El Ghriba di Gerba, in Tunisia, è la più antica di tutta l’Africa ed è uno dei luoghi più sacri del mondo ebraico; in occasione del trentatreismo giorno della pasqua giudaica (pesach) è meta di migliaia di pellegrini ebrei dal mondo intero.
Secondo il ministero degli Interni tunisino la sanguinaria aggressione è sviluppata in due fasi: il gendarme, autore dell’attentato, ha dapprima ucciso uno dei suoi colleghi, impadronendosi poi delle sue munizioni.
Si è quindi recato immediatamente verso la sinagoga dove ha aperto il fuoco prima di essere colpito.
Un membro delle forze di sicurezza e due pellegrini sono stati uccisi dagli spari dell’aggressore, mentre altre cinque persone sono state ferite ed evacuate in ospedale. Tra loro un altro membro delle forze dell’ordine morto più tardi, ha aggiunto il ministero. Indagini più approfondite sono in corso.
Il fatto ci riporta all’attentato dell’11 aprile 2002, quando un’autocisterna è esplosa davanti alla sinagoga El Ghriba. La strage, che ha ucciso 21 persone tra loro anche 14 turisti tedeschi, oltre all’attentatore suicida, è poi stato rivendicato da al-Qaeda.
Da allora Tunisi ha sempre messo in campo enormi dispositivi di sicurezza durante il periodo del pellegrinaggio alla sinagoga di Gerba, ma evidentemente si è rivelato insufficiente. L’intervento della guardia nazionale è stato immediato evitando una strage.
Ieri sera il presidente della Tunisia, Kaïs Saïed, ha dichiarato che “l’obiettivo degli autori della vile operazione criminale sull’isola di Gerba, oltre a rovinare la stagione turistica, è un atto volto a destabilizzare il Paese”.
Intanto ci si interroga se L’attentato è stato messo a segno da un lupo solitario o da una gang organizzata. Si spera che le indagini in corso possano fare luce su cosa o chi abbia spinto il gendarme della guardia nazionale marittima ad aprire il fuoco.
Intanto anche La Procura nazionale antiterrorismo di Parigi ha aperto un’inchiesta, visto che una delle vittime di Gerba è un cittadino francese, Benjamin Haddad, di Marsiglia, dove gestiva una panetteria kosher, dove il cibo viene preparato rispettando le regole religiose che governano l’alimentazione degli ebrei osservanti.
Il nuovo attacco ha scosso la comunità ebraica tunisina dell’isola. Vi abitano ancora 1.500 ebrei. Ma di fronte a questo nuovo attentato, alcuni si chiedono se siano ancora al sicuro in Tunisia.
Le prime testimonianze della presenza degli ebrei a Gerba, documentate da Tertulliano (scrittore romano e apologeta cristiano), risalgono al secondo secolo.
La sinagoga El-Ghriba è stata per anni il centro di una tra le più fiorenti e attive comunità ebraiche del mondo arabo. Fino al 1967 in Tunisia risiedevano oltre centomila ebrei; oggi sono meno di millecinquecento. Molti hanno lasciato il Paese a causa del contesto economico e politico. La maggior parte degli ebrei dell’isola si è trasferita in Israele, altri in Francia.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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