Cornelia I. Toelgyes
8 maggio 2023
Le fortissime piogge che si sono abbattute tra il 4 e il 5 maggio sul territorio di Kalehe, Sud-Kivu, nell’ est della Repubblica Democratica del Congo, hanno spazzato via tutto: famiglie, abitazioni, scuole, centri sanitari, seminando morte e desolazione.
Una giovane di 23 anni è disperata: nella terribile alluvione, costata la vita a oltre 400 persone ha perso i suoi due bimbi, i genitori, due sorelle, mentre il marito si trova in ospedale, ferito durante le intemperie. Sono sfollati, sono scappati a gennaio dal vicino Nord-Kivu, dove imperversano i combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli del Movimento 23 marzo (M23). Hanno trovato rifugio qui, ma la serenità ritrovata è stata di breve durata. Piove sempre sul bagnato.
Un altro ragazzo ha raccontato di essere uscito per vedere i suoi amici in un villaggio vicino. Al ritorno non ha più trovato la sua casa e con essa sono spariti anche tutti i suoi familiari.
Una parte del territorio di Kalehe è devastato. Diversi villaggi sono stati sommersi dalle acque quando giovedì sera i fiumi Nyamukubi e Chishova hanno rotto gli argini, le acque hanno spazzato via tutto ciò che hanno trovato lungo il loro cammino. I sopravvissuti sono in stato di shock per la perdita dei loro cari e dei loro averi.
Ai piedi delle verdi colline nel territorio di Kalehe, sulla sponda occidentale del lago Kivu, al confine con il Ruanda, è sparito completamente un intero quartiere con due scuole, abitazioni, un mercato, un centro sanitario. Non resta più nulla. Ora è una immensa estensione di fango e pietre, senza vita.
Nelle aeree colpite manca tutto. La Croce Rossa ha fatto sapere che risulta davvero difficile fornire assistenza medica ai feriti, in un contesto sanitario già molto fragile anche prima di questo “diluvio universale”.
Sabato scorso sono stati sepolti in fosse comuni 270 salme, tra queste c’erano più di 80 bambini.
Le squadre di soccorso continuano a scavare con le mani e qualche pala, alla ricerca di altri cadaveri ancora sotto le macerie, molti altri forse non saranno mai ritrovati, perché non si esclude che possano trovarsi in fondo al lago Kivu.
“Ci sono molti corpi, siamo sopraffatti”, ha detto Isaac Habamungu, un operatore locale della Croce Rossa. L’amministratore del territorio, Thomas Bakenga ha stimato in 203 il numero di corpi trovati sabato. Domenica il bilancio è salito a 394, tra questi, 120 sono stati recuperati mentre galleggiavano sul lago Kivu vicino all’isola di Idjwi, altri, invece sono stati rinvenuti nei villaggi di Nyamukubi e Bushushu, i più colpiti dal nubifragio.
Già sabato scorso MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite in Congo, ha garantito supporto alle autorità del Sud-Kivu e ha fornito i primi soccorsi alle persone colpite dalla calamità. Un lotto di medicinali è stato inoltre inviato all’ospedale di Bukavu, capoluogo del Sud-Kivu, dove sono stati evacuati i feriti.
Anche il medico Denis Mukwege, premio Nobel per la Pace 2018, ha inviato sabato scorso un equipe di medici dell’ospedale Panzi, che dirige a Bukavu, nella zona del disastro. Mukwege ha chiesto con insistenza alle autorità di accelerare il processo di trasferimento della popolazione dalle aree pericolose e di mobilitare quanto prima gli aiuti di emergenza.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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