Cornelia I. Toelgyes
2 maggio 2023
Una decina di giorni fa si è consumata l’ennesima carneficina di civili in un villaggio nel nord del Burkina Faso.
Secondo il racconto dei sopravvissuti, la mattina del 20 aprile, un gruppo di uomini armati in divisa, hanno circondato il villaggio di Karma e alcuni residenti, felici di vedere i soldati, sono usciti dalle proprie abitazioni per accoglierli. La loro gioia, i loro sorrisi, sono presto stati spenti dai colpi di arma da fuoco.
Per tutta la mattina, i militari sono passati di casa in casa, hanno buttato giù le porte, cercando di stanare chiunque si fosse nascosto nelle proprie abitazioni.
Solo 3 giorni dopo l’”esecuzione sommaria”, il procuratore di Ouahigouya, capoluogo della regione del Nord, ha confermato la morte di 60 residenti, ma secondo un comunicato dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani, i civili ammazzati sarebbero ben di più. L’agenzia dell’ONU parla di ben oltre cento persone scomparse, in seguito a un attacco perpetrato da uomini armati e con la divisa in dotazione all’esercito burkinabé, accompagnati da ausiliari paramilitari.
Il governo ha fermamente condannato “questi atti spregevoli e ha dichiarato di seguire da vicino l’evoluzione dell’inchiesta”, aperta dal procuratore di Ouahigouya, per far luce su queste barbarie e per perseguire penalmente tutte le persone coinvolte. Finora il procuratore ha parlato di “persone che indossavano le uniformi delle forze armate “, quindi non si conosce la loro identità. Sono davvero militari? O terroristi che hanno rubato le uniformi? Saranno le indagini a stabilirlo.
Il Collettivo contro l’Impunità e la Stigmatizzazione Comunitaria (CISC), una ONG burkinabé, ha fatto sapere qualche giorno fa di aver documentato e registrato 136 corpi senza vita a Karma, tra loro 50 donne e 21 bambini (anche neonati di meno di 30 giorni).
Il 25 aprile scorso, la portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Ravina Shamdasani, ha chiesto che venga aperta “un’indagine completa e indipendente sull’ultima orribile strage di civili in Burkina Faso”. La portavoce ha ricordato che l’uccisione di Karma è stata “una delle tante altre segnalazioni di attacchi a civili da parte delle forze armate e dei VDP (Volontari per la Difesa della Patria) negli ultimi mesi”.
Se i fatti saranno confermati, si tratta del peggiore massacro ad opera delle forze armate dal 2015, cioè da quando il Burkina Faso, in particolare la parte settentrionale del Paese, è in preda a una spirale di violenza, attribuita a gruppi jihadisti legati ad Al-Qaeda e all’organizzazione dello Stato Islamico, che ha causato oltre 10.000 morti tra civili e militari e circa 2 milioni di sfollati.
Il 19 aprile scorso, il presidente della giunta militare di transizione,Ibrahim Traoré, salito al potere con un colpo di Stato nel settembre 2022, ha firmato un decreto per una mobilitazione generale contro il terrorismo della durata di un anno. Tale precetto consente alle autorità di adottare misure eccezionali in nome della sicurezza nazionale. Dunque anche i giovani dai 18 anni, ritenuti idonei, potranno essere arruolati.
Un piano per reclutare altri 5mila soldati da utilizzare contro l’insurrezione jihadista che attanaglia il Paese, è già stato annunciato lo scorso febbraio. A metà aprile il ministro della Difesa ha lanciato un appello al personale militare in servizio e in pensione, affinché consegni le uniformi inutilizzate, perché potrebbero essere utili per le nuove leve.
Meno di una settimana fa sono stati ammazzati 33 militari burkinabé, 12 i feriti. Un folto gruppo di uomini armati, presumibilmente jihadisti, hanno attaccato il distaccamento militare di Ouagarou, nella provincia di Gourma, nell’est del Burkina Faso. Durante i combattimenti sono stati uccisi anche 40 terroristi, secondo quanto è stato riportato in un comunicato delle forze armate.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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