AFRICA

Cinquecento morti e quasi 5.000 feriti: senza ospedali e senza medicine il Sudan sprofonda nell’inferno della guerra

Africa ExPress
Khartoum, 30 aprile 2023

All’inizio della terza settimana di guerra tra i due generali, scoppiata il 15 aprile scorso, anche questa mattina pesanti combattimenti hanno scosso la capitale del Sudan.

Le forze armate del presidente, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, si sono affrontate nuovamente con i paramilitari Rapid Suport Forces (RSF) capitanate da Mohamed Hamdan Dagalo, meglio noto come Hemetti, nel centro di Khartoum. In particolare la battaglia infuria nei pressi del quartier generale dell’esercito, malgrado la tregua accettata da entrambi, in scadenza oggi in serata. Raid aerei sono stati effettuati a Omdurman, città gemella della capitale, al di là del Nilo.

Sudan: Khartoum ancora avvolta da fumo e fiamme

Secondo gli ultimi dati, i morti civili sarebbero oltre 500, mentre i feriti 4.600 e più, quasi 5.000 secondo fonti indipendenti. Gli ospedali sono al collasso e gran parte fuori servizio. Proprio poche ora fa ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa) ha annunciato sul suo account Twitter che è appena arrivato un carico di 8 tonnellate di materiale sanitario d’emergenza a Port Sudan. Il problema ora è come farlo arrivare nella capitale e soprattutto come distribuirlo giacché nelle strade infuria la battaglia.

Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un nuovo appello perché i belligeranti si siedano al tavolo dei negoziati per fermare il bagno di sangue. “Non è giusto continuare a combattere per il potere, quando il Paese sta cadendo a pezzi”, ha aggiunto.

La peggiore guerra civile

Mentre l’ex primo ministro sudanese, Abdalla Hamdok, teme che il conflitto possa sconfinare in una delle peggiori guerre civili del mondo se non verrà fermato tempestivamente.

Inews, giornale britannico online, ha raccontato due giorni fa di aver appreso da consulenti per la sicurezza, incaricati di assistere gli stranieri in fuga, e da fonti locali, che mercenari russi Wagner a Port Sudan erano presenti durante l’evacuazione. Anche l’intelligence britannica ha confermato di aver avvistato i contractor nel principale porto del Paese.

I Wagner al porto

Port Sudan è strategico per gli uomini di Evgenij Prigozhin, il capo della società di mercenari Wagner e uomo d’affari molto vicino a Vladimir Putin. I suoi uomini da lì spediscono l’oro e altri minerali preziosi estratti dalle miniere sudanesi verso il Medio Oriente e altre destinazioni. E non va dimenticato che durante la sua ultima visita nel Paese africano, il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, ha ottenuto l’autorizzazione di costruire una base navale proprio a Port Sudan.

Secondo un’inchiesta di qualche tempo fa, pubblicata dal quotidiano britannico Telegraph, negli ultimi anni la Russia avrebbe esportato dal Sudan centinaia di tonnellate di oro.

Esportazione d’oro

Anche se le statistiche ufficiali non evidenziano spedizioni importanti del prezioso metallo oro verso la Russia, un dirigente, che ha voluto mantenere l’anonimato, impiegato di una delle più grandi compagnie aurifere sudanesi, ha raccontato che il Cremlino è il più grande attore straniero nell’enorme settore minerario del Paese.

Il 19 aprile 2023 i Wagner sono stati avvistati su piccole imbarcazioni mentre stavano pattugliando le acque nei pressi di una nave da guerra dell’Arabia Saudita, poi usata per la prima evacuazione di cittadini del regno wahabita e di diversi stranieri,  personale diplomatico e alti funzionari di istituzioni internazionali.

Altre due fonti hanno confermato a inews di aver visto in circolazione gli uomini di Wagner nella città portuale sudanese anche mercoledì scorso.

Uomini bianchi armati

Ma non finisce qui. Ormai è stato riferito da più fonti che bianchi armati stanno partecipando attivamente alla battaglia in corso. Sono stati segnalati lunedì notte a Omdurman, la città gemella della capitale sull’altra sponda del Nilo, impegnati in uno scontro a fuoco. In Sudan i Wagner sono i soli bianchi ad essere in possesso di fucili automatici.

Anche se il patron del gruppo privato russo ha negato categoricamente un coinvolgimento nel conflitto, pare evidente – come ha riportato la CNN in un ampio reportage ben documentato da fotogrammi ripresi da droni – che Wagner abbia rifornito le RSF di missili per aiutarli a combattere le forze armate sudanesi.

Pulizia etnica in Darfur

Intanto da giovedì scorso cinque movimenti armati darfuriani, firmatari dell’accordo di pace di Juba, hanno schierato centinaia di combattenti per mettere in sicurezza la città di El Fashir, capoluogo del del Darfur settentrionale.

Il dispiegamento delle forze è volto a proteggere i civili dagli attacchi delle milizie arabe, cioè i janjaweed, che sostituiscono la spina dorsale dei Rapid Support Forces. Le RSF, inoltre, procedono con i loro attacchi a Genina, nel Darfur occidentale. Ormai è accertato che è in Darfur si tenta di ricominciare la pulizia etnica degli arabi a danno delle popolazioni locali di origine africana.

Gli osservatori temono che il conflitto in corso tra l’esercito e il gruppo paramilitare, composto appunto dalle tribù arabe del Darfur, possa portare a un coinvolgimento dei gruppi armati nella regione.

Subito dopo lo scoppio dei combattimenti in Sudan, Minni Minnawi, ha dichiarato di fermare il disarmo delle sue milizie. Minnawi, leader di una fazione del Sudan Liberation Movement, firmatario del trattato di pace con il governo di transizione nell’agosto 2020, e nel maggio 2021, è stato nominato governatore del Darfur due anni fa.

Vicepresidente del Sudan e capo delle RSF, Mohamed Hamdan Dagalo e il governatore del Darfur, Minnawi

L’ex ribelle ha contestato il reclutamento e la mobilitazione militare in Darfur. “Questo è assolutamente inaccettabile – ha dichiarato Minnawi il 17 aprile scorso -. Il reclutamento di nuovi combattenti in Darfur costituisce una violazione dell’accordo di pace stipulato con il governo nel 2020″.

Va ricordato che il movimento di Minnawi ha combattuto a fianco di Haftar in Libia, insieme ad altri gruppi del Darfur. I 5 principali movimenti della regione (SLA-MM: Sudan Liberation Army, fondato Minni Minnawi; GSLF Sudan Liberation Forces; SLA-TC, gruppo una volta guidato dall’ex ribelle di Al-Hadi Idris; SLA-AW presieduto da Abdul Wahid; SRAC Sudanese Revolutionary Awakening Council, hanno ricevuto non solo soldi, ma anche supporto logistico.

Fino a ieri Minnawi e Al-Hadi Idris (membro del Consiglio sovrano) erano legati a Hemetti, uno degli ex-leader dei tagliagole janjaweed. Un tempo, quando erano guerriglieri, Hemetti era il loro peggior nemico e ha massacrato parecchi darfuriani.

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SITUAZIONE CATASTROFICA IN SUDAN

GRUPPI DEL DARFUR A FIANCO DI HAFTAR

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Redazione Africa ExPress

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