Cornelia I. Toelgyes
28 aprile 2023
A Mayotte, il più povero dei Dipartimenti francesi d’oltremare, è iniziata la controversa operazione “Wuambushu” (che significa “ripresa” in maorese), finalizzata all’espulsione di massa degli stranieri irregolari e alla distruzione delle baraccopoli. I cittadini comoriani “illegali” saranno deportati in barca ad Anjouan, l’isola comoriana che dista solo 70 chilometri da Mayotte.
Migliaia di persone, per lo più comoriani, ma anche persone provenienti da altri Paesii africani, sono attratti come da una calamita da Mayotte, da quel fazzoletto di terra francese, in mezzo all’Oceano Indiano, diventato il 101º dipartimento francese nel 2011. Come tale, la valuta ufficiale dell’isola è l’euro.
Da diversi giorni, le autorità francesi stanno dispiegando ingenti risorse logistiche e umane per rimuovere i migranti senza permesso di soggiorno dalle baraccopoli di Mayotte, nell’ambito di questa controversa operazione di sgombero. Sono stati mobilitati circa 1.800 agenti di polizia e gendarmi; centinaia di rinforzi sono arrivati direttamente dalla Francia.
Dall’alba di ieri mattina, il prefetto di Mayotte ha annunciato il proseguimento delle operazioni di lotta alla delinquenza, alle baraccopoli e all’immigrazione clandestina. E a Koungou (nel nord), alcuni insediamenti informali sono stati rasi al suolo dalle ruspe per far posto alla costruzione di una scuola professionale.
Ma a tutt’oggi regna una gran confusione sulla ripresa delle espulsioni verso le Comore. La compagnia di navigazione SGTM si è rifiutata di garantire le traversate fino a nuovo ordine, nonostante la riapertura dei porti nell’Unione delle Comore. Lunedì scorso il governo di Moroni ha respinto una nave con una sessantina di migranti a bordo, oggetto di rimpatrio forzato.
Solamente ieri, le autorità portuali comoriane hanno annunciato che le imbarcazioni provenienti dal vicino Dipartimento francese sono nuovamente autorizzate ad attraccare, dopo una sospensione di alcuni giorni. I comoriani rimpatriati potranno sbarcare a condizione che siano in possesso di un documento d’identità. Per evitare la deportazione, tali carte vengono spesso distrutte una volta giunti nel Dipartimento francese.
Mercoledì scorso l’Assemblea nazionale delle Comore ha condannato l’operazione Wuambushu di Mayotte. I deputati hanno sottolineato il loro sostegno al capo di Stato Azali Assoumani, attualmente anche presidente di turno dell’Unione Africana, nomina che è stata fortemente appoggiata proprio da Parigi. Lunedì scorso il regime di Moroni si è rifiutato di accogliere i concittadini espulsi da Mayotte. Il parlamento ha però anche esortato il loro presidente di avviare negoziati diretti con il suo omologo francese, Emmanuel Macron.
Nelle ultime settimane, Moroni ha ripetutamente chiesto a Parigi di annullare l’operazione Wuambushu, istituita dal ministro degli Interni francese Gérald Darmanin.
Le Comore si sono impegnate, in un accordo firmato nel 2019, a “cooperare” con Parigi sui temi dell’immigrazione in cambio di 150 milioni di euro in aiuti allo sviluppo. E, con il beneplacito di Moroni, nel 2022 la Francia ha rimpatriato ben 23.380 comoriani.
Lo Stato insulare dell’Africa Orientale posto all’estremità settentrionale del Canale del Mozambico, a differenza di Mayotte, ha votato per l’indipendenza, che ha ottenuto dalla Francia nel 1975. E’ composto da tre isole, Grandi Comore, Mohéli e Anjouan. La quarta isola, Mayotte, ha sempre rifiutato di far parte dell’Unione delle Comore ed è rimasta fedele alla Francia, cioè territorio d’oltremare. Ma lo Stato insulare chiede che Mayotte ritorni a far parte dell’Unione. Anche le Nazioni Unite hanno ritenuto nullo il referendum del 1976 e in più risoluzioni non vincolanti, hanno chiesto la restituzione dell’isola alle Comore.
Gli abitanti delle Comore vivono in un paradiso terreste ma sono tra i più poveri del mondo. L’economia si basa sull’esportazione di chiodi di garofano, vaniglia e qualche altra spezia profumata. Nell’arcipelago si sopravvive grazie alle rimesse di parenti e amici che lavorano in Francia o in Mozambico. E molti comoriani cercano di raggiungere Mayotte, cioè l’Europa, in cerca di una vita migliore, rischiando la propria vita. Morti non solo nel Mediterraneo, ma anche qui, nel Canale di Mozambico. Morti dimenticate da tutti.
Ma anche gran parte degli abitanti del Dipartimento francese, che comprende due isole principali, Grande-Terre et Petite-Terre, vivono in condizioni precarie, non hanno ottenuto dalla Francia i benefici e il tanto sperato progresso.
La povertà è endemica, le disuguaglianze sociali sono abissali. Le infrastrutture sono assolutamente insufficienti. La popolazione residente legalmente è passata da 40 mila nel 1978 a quasi 290.000 mila. Cifra sicuramente sottostimata. Il 50 per cento della popolazione è straniera, tra loro il 95 per cento proviene dalle vicine Comore, un terzo degli abitanti sono migranti “illegali”.
Sull’isola nascono giornalmente da 25 a 30 bébé e metà della popolazione ha meno di 18 anni. Le scuole non bastano. Nel 2018 è stato stanziato mezzo miliardo di euro per la costruzione e la ristrutturazione di edifici scolastici, collegi e licei, ma sono insufficienti. Mancano oltre mille aule per le scuole primarie. E, secondo uno studio del 2020, se il flusso migratorio si mantiene a questi livelli, si stima che nel 2050 gli abitanti potrebbero arrivare a 750 mila.
Cornelia I. Toelgyes
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