AFRICA

Massacro in Kenya, 90 adepti di una setta cristiana si sono lasciati morire di fame “per incontrare Gesù”

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
27 aprile 2023

Sono 90, finora, i morti della setta cristiana Good News International Church (Chiesa internazionale della Buona Novella). Tra questi, almeno otto bambini ma potrebbero essere molti di più. Una decina di morti erano in una fossa comune. Tutti sono morti di fame. Il leader della setta, Paul Mackenzie Nthenge, prometteva loro che “per incontrare Gesù” bisognava morire di fame.

Nella mappa il distretto di Kilifi, luogo della tragedia (Courtesy GoogleMaps)

Il terribile fatto di cronaca è successo nel distretto di Kilifi, sud del Kenya, tra Mombasa e Malindi.

Il profeta

Mackenzie, 51 anni, predicatore della comunità – che si definisce profeta – è stato arrestato il 14 aprile grazie a una soffiata. Riguardava informazioni sulle tombe comuni nel villaggio di Shakahola, contea di Kilifi, in un terreno di 325 ettari di proprietà del leader della setta. Sul posto indicato la polizia ha scoperto un orrore inaspettato.

Japhet Koome, ispettore generale della polizia keniota, ha dichiarato che otto persone sono state trovate vive ma in pessime condizioni di salute e sono decedute. Trentaquattro sopravvissuti sono stati portati all’ospedale di Malindi.

Secondo la Croce Rossa keniota, 200 persone sono state segnalate come disperse. Si sospetta che facciano parte dei decessi causati da Nthenge. Intanto è stato arrestato per complicità Zablon wa Yesu, il suo più stretto collaboratore. Il profeta è accusato di plagio ed è indagato per aver influenzato i suoi seguaci “a morire di fame per incontrare il Gesù”.

Il ministro degli Interni keniota, Kinthure Kindiki, ha dichiarato che, secondo il diritto internazionale, Paul Mackenzie Nthenge e i suoi sostenitori possono essere accusati di genocidio.

Ricerca dei cadaveri nei terreni di Paul Mackenzie Nthenge (Courtesy KTN News)

Un padre che ha perso i tre figli

Yimbo ha perso tre figli. “Si chiamavano Vincent Lihanda , 21 anni; Godwin Maxwell, 17; e Collins Lijodi di 14 – ha raccontato al quotidiano keniota Nation -. Tre anni fa, Lihanda  è scomparso. Un giorno, durante una telefonata, la madre lo ha convinto a tornare. Ma arrivato a casa era determinato a lasciare la scuola per dedicarsi alla predicazione del Vangelo”.

Due mesi dopo sono scomparsi anche gli altri due ragazzi. L’uomo ha denunciato la sparizione alla polizia senza successo. Ha scoperto in seguito che erano stati convinti, dallo zio suo fratello, a seguire la setta di Shakahola.

“Ogni tanto telefonavano da numeri sconosciuti per chiedere soldi ma quando chiamavamo noi, quei numeri non rispondevano – continua Yimbo -. Era difficile riuscire a vederli perché eravamo in piena pandemia Covid-19. Poi mi è stato detto che i miei ragazzi erano morti”.

Alcuni sopravvissuti della setta conoscevano i figli di Yimbo. Hanno raccontato che il 15 marzo hanno cercato di fuggire dalla comunità ma sono stato catturati e strangolati. Poi sono stati sotterrati in una fossa comune. Per averne conferma si sta aspettando l’esame del loro DNA.

Good News International Church

Di questa setta Africa Express ha già scritto riguardo all’indagine Gold Mafia dell’emittente TV qatarina Al Jazeera. Fondata da Uebert Angel, telepredicatore evangelico che – come Mackenzie – si definisce profeta, è presente in 15 Paesi con 85 sedi. E Shakahola potrebbe essere una delle 85 sedi della setta.

Angel, al secolo Uebert Madzanire, cittadino britannico-zimbabweano, già ambasciatore nominato dal presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, è stato licenziato.  È coinvolto nel contrabbando d’oro e nel traffico di denaro sporco tra Zimbabwe, Sudafrica e Dubai.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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