Un gruppo di guerriglieri Kamajor durante la guerra civile (foto M. Alberizzi)
Milano, 25 marzo 2023
Per i paesi del Sud del mondo, e specialmente per quelli africani, quasi sempre le ricchezze del suolo e dell’ambiente si sono rivelate una maledizione.
Tali risorse hanno infatti stimolato gli appetiti del mondo cosiddetto sviluppato, i cui trafficanti non si sono mai fatti scrupolo di depredare i territori africani, portando violenza e povertà alle popolazioni.
Nel caso del piccolo Stato della Sierra Leone, ex-colonia britannica affacciata sulla costa occidentale del continente africano, questa ricchezza maledetta è rappresentata dai diamanti: anche se con toni diversi, lo hanno ben raccontato, nel corso di un incontro organizzato a Milano dall’Ufficio Otto per Mille della Tavola Valdese, il direttore di Africa ExPress, Massimo Alberizzi, che ha viaggiato a lungo in terra d’Africa come inviato del Corriere della Sera, e Abdul Hassan, presidente della Sezione Lombardia di UCAI (Unione Comunità Africane d’Italia) e rappresentante della comunità sierraleonese.
Violenza e povertà, dunque. E, di conseguenza, un destino di emigrazione per chi se lo può permettere, con tutto il suo fardello di dolore e pericoli, e un’alternativa di insicurezza, personale e sociale, per chi resta. Una precarietà che si manifesta prepotentemente sotto il profilo sanitario: i medici sono pochi e quelli più bravi emigrano, le cure sono costose e quindi riservate a pochi.
I dati sulla mortalità sono impressionanti e impietosi. “La Sierra Leone, ha spiegato Elda Baggio, vicepresidente MSF Italia, è uno tra i paesi con il più alto tasso di mortalità materno infantile nel mondo: 78 bimbi muoiono alla nascita ogni 1000 nati vivi.
In particolare, nel distretto di Kenema la mortalità dei bambini con meno di cinque anni è molto alta: tra le cause, malnutrizione, gastroenteriti acute e infezioni respiratorie”. È per questo motivo che due tra le principali organizzazioni non governative internazionali, Emergency e Medici Senza Frontiere hanno deciso di intervenire, realizzando strutture ospedaliere di prim’ordine, aperte a tutti e portatrici anche di opportunità lavorative per la popolazione locale.
“Nel Centro chirurgico che abbiamo realizzato a Goderich, Freetown, ha spiegato Daniele Giacomini, Direttore Area Emergenza e Sviluppo di Emergency, nel solo 2022 abbiamo effettuato oltre 18 mila visite ambulatoriali, per un totale di circa 1.600 ricoveri e quasi 2500 operazioni.
“Con i progetti in Sierra Leone, gli ha fatto eco Elda Baggio, Medici Senza Frontiere supporta la popolazione locale offrendo cure mediche per pazienti che necessitano di ricovero o gestiti nella comunità. Qui, abbiamo costruito un ospedale con focus pediatrico e materno-infantile, innovativo anche per la sua attenzione all’impatto ambientale e per la sua sostenibilità grazie a un sistema di pannelli solari”.
“Come tanti paesi del Sud del Mondo, commenta Manuela Vinay, la Sierra Leone vive lontano dai riflettori dei media internazionali: per questo motivo abbiamo voluto organizzare un momento di conoscenza e approfondimento sulla realtà di questo paese, in cui sono più che mai necessari gli interventi delle organizzazioni non governative italiane e internazionali che noi, come Chiesa Valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi, sosteniamo con il contributo dell’8×1000”.
Africa ExPress
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