Africa ExPress
Dar Es Salaam, 23 marzo 2023
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha confermato due giorni fa: la febbre di Marburg è arrivata in Tanzania. Il ministero della Sanità tanzaniano ha lanciato l’allarmi: “I test di laboratorio – ha comunicato – hanno dimostrato senza ombra di dubbio che nella regione di Kagera, nel nord-ovest del Paese, alcune persone sono già morte” a causa del terribile virus.
Finora sono stati confermati ben otto casi; cinque pazienti sono già deceduti per il letale virus, che si presenta con sintomi come febbre alta, vomito, emorragia e insufficienza renale.
Tra i deceduti c’è anche un operatore sanitario. I tre malati sopravvissuti sono ora ricoverati in reparti specializzati, mentre 161 persone, entrate in contatto con il virus, sono sotto costante monitoraggio.
Il direttore regionale dell’OMS per l’Africa, Matshidiso Moeti, ha detto che l’organizzazione sta lavorando con il governo tanzaniano per incrementare rapidamente le misure di controllo, per fermare la diffusione del virus.
La grave patologia, che è molto simile all’ebola anche se un pochino più leggera, è stata identificata per la prima volta nel 1967 a Francoforte, Germania e a Belgrado, nell’allora Jugoslavia, dopo una ricerca su scimmie verdi africane importate dall’Uganda. Allora alcuni ricercatori ne furono contagiati.
Il virus è poi riapparso nel 1975 in Sudafrica, nel 1980 e nel 1987 in Kenya, con pochissimi casi, subito isolati. Epidemie più violente sono poi state registrate nella Repubblica Democratica del Congo tra il 1988 e il 2000 e nel 2004 in Angola, con più di un centinaio di morti.
Nel 2021 il virus è riapparso in Guinea, e lo scorso anno in Ghana e è tutt’ora presente in Guinea Equatoriale, dove è attivo dallo scorso febbraio.
Ora i test di laboratorio hanno riscontrato la presenza certa della febbre emorragica in altri nuovi otto pazienti, mentre i casi probabili sarebbero venti. E ben venti sarebbero già morti dallo scorso febbraio, tra loro anche due operatori sanitari.
Gli otto nuovi casi riscontrati in Guinea Equatoriale sono in zone distanti almeno 150 chilometri tra loro: due sono stati segnalati nella provincia di Kie-Ntem, mentre quattro nella provincia di Litoral e due in quella di Centre-Sur. Secondo l’OMS, la trasmissione del virus è più ampia del previsto.
E Moeti ha raccomandato vivamente alle comunità di effettuare sepolture sicure e di evitare un’eccessiva presenza di partecipanti ai funerali.
Va ricordato che il mese scorso sono stati segnalati due casi del virus killer anche in Camerun, nonostante la limitazione dei movimenti lungo il confine per evitare il contagio.
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