Dal Nostro Corrispondente
Michael Backbone
Nairobi 16 marzo 2023
La vignetta qui sotto, apparsa ieri sul quotidiano keniota di maggior tiratura, Daily Nation, sembra disporre di informazioni analoghe a quelle che Africa Express aveva anticipato nell’articolo pubblicato in occasione della visita del Presidente Mattarella che sta volgendo alla sua conclusione.
Il progetto delle dighe di Arror e Kimwarer faceva parte di un’ambizione fortemente promossa e voluta dallo stesso William Ruto nel 2014, all’epoca dei fatti VicePresidente del Paese e aveva incontrato ostacoli di carattere politico nati da divergenze tra il Presidente dell’epoca, Uhuru Kenyatta, e il suo vice.
Nel freddo luglio 2015 di Nairobi, in occasione della visita del Primo Ministro italiano dell’epoca Matteo Renzi aveva sbandierato il progetto come la riuscita dell’ecosistema italiano in Kenya spendendo parole forti per le ambizioni del progetto.
Dopo due anni, nel 2017 il progetto è stato affossato, con l’arresto persino del ministro delle Finanze dell’epoca Rotich per presunte malversazioni.
La battaglia tra Kenyatta e il suo vice era al culmine quando nel 2018 anche l’amministratore delegato della CMC (Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna) Porcelli è stato raggiunto da mandato di cattura Keniota per non esecuzione del contratto e malversazioni. Vere o presunte che fossero le accuse, niente che potesse assomigliare ad un cantiere era stato aperto da CMC in Kenya dopo circa tre anni di tira e molla.
Il progetto delle dighe era stato bell’e che cancellato dal Presidente Kenyatta, una sfilza di arresti avvennero in Kenya e una sequela di cause intentate da parte Keniota verso l’Italia e viceversa, con un conseguente raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi, a cui la debole rappresentanza diplomatica italiana dell’epoca non ha contribuito a risollevare.
Quando le elezioni presidenziali in Kenya del 2022 sancirono la vittoria di William Ruto, il progetto venne riesumato dal suo primo promotore e un lavoro di ricucitura intrapreso da parte Keniota, che intravvedeva un fastidioso arbitrato richiesto da parte italiana, propendere secondo l’Avvocatura di Stato de Kenya malgrado tutto sulle maggiori colpe del Paese ospitante il progetto che di quello che lo eseguiva, l’Italia.
L’arrivo del nuovo ambasciatore italiano a Nairobi, Roberto Natali, nel settembre del 2022, ha ridato impeto al dialogo costruttivo tra le parti, aiutato anche dalla calendarizzazione della visita del Presidente Mattarella come contributo fattuale per sotterrare le intenzioni bellicose: quando il nostro presidente ha calcato lunedì scorso il suolo keniota (34 anni dopo l’ultima visita di Stato), le intenzioni positive si sono cristallizzate, ritirando i contenziosi in sede legale e riaprendo il tavolo progettuale caro al Presidente Ruto.
Rimarrebbe da comprendere ancora qualche aspetto del progetto, in particolare chi si è arricchito con i primi fondi erogati e spesi per acquisire SUV 4×4 di gamma alta, se l’assicurazione contratta dal Kenya con SACE (Servizi Assicurativi del Commercio Estero) sul progetto originale possa essere riutilizzata senza troppe penali e soprattutto se CMC, all’epoca alleata con il gruppo Gavio per l’esecuzione di questa opera possa ancora essere d’attualità.
Di memoria, la CMC aveva dichiarato concordato preventivo nel 2019 e a tutt’oggi non è fuori dal guado. Certamente questo progetto di 300 milioni di euro sarà una boccata di gran ossigeno per il gruppo ravennate che certamente ringrazierà Quirinale e Farnesina per il loro operato dietro le quinte.
Michael Backbone
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