Costantino Muscau
10 marzo 2023
Le colpe dei padri ricadono o no sui figli? La Bibbia su questo punto sembra ambigua e contradditoria. Per la Corte d’Appello di Parigi il dilemma non si pone: tale padre, tale figlio.
Lamine Diack, senegalese, capo dell’Atletica mondiale tra il 1999 e il 2015, e il suo erede, Papa Massata Diack, facevano parte della stessa Banana organization. Ovvero: quella rete corruttiva che, alimentata da bustarelle milionarie, nel 2011 ha nascosto i test degli atleti russi sospettati di essere dopati. E ha consentito loro, in questo modo, di prendere parte alle Olimpiadi di Londra nel 2012.
Insomma, doping e corruzione. Secondo l’accusa il grande vecchio dell’atletica mondiale, nel frattempo passato a miglior vita (Lamine è morto nel dicembre 2021 a 88 anni) e suo figlio Papa, 57 anni, erano al cuore di questo colossale giro di tangenti per favorire l’atletica russa.
E per questo la Corte d’Appello di Parigi, ieri giovedì 9 marzo, ha confermato la condanna per corruzione a Papa Massata Diack: 5 anni di carcere (il padre ne aveva avuto 4 di cui 2 condonati) e divieto di ricoprire qualsiasi incarico legato al mondo dello sport per 10 anni. Papa era stato consulente marketing della Federazione internazionale di Atletica (IAAF, prima che questa diventasse World Athletics). Il Tribunale gli ha solamente ridotto la salatissima ammenda inflittagli in primo grado: da 1 milione di euro a 500 mila euro.
L’imputato, dal Senegal, dove si era rifugiato sette anni fa all’inizio delle indagini, ha ribadito la sua totale estraneità ai fatti addebitatigli
Papa Massata, “Infatti, non ha potuto assistere alla sentenza, perché – ha dichiarato alla Reuters la sua avvocatessa Marie-Sophie Goldschmidt – si trova sotto controllo giudiziario nel suo Paese, da cui non può uscire. E comunque la sentenza è illogica e iniqua, sono stupefatta. Non è altro che un copia e incolla di quella di primo grado. Il mio cliente è stato condannato più per la sua assenza che non per i reati di cui è accusato”.
I giudici francesi hanno condannato a 3 anni con la condizionale e a 100 mila euro di ammenda, anche l’ex consigliere giuridico della IAAF, l’avvocato Habib Cissé, 52 anni, che ha ribadito la sua innocenza.
Secondo l’inchiesta, però, lo scandalo della Banana organization (come l’aveva definita Regis Bergonzi, l’avvocato della Federazione internazionale) ha mosso montagne di danaro. In cambio della sparizione delle liste degli atleti russi dopati, o dell’occultamento dei test, i padrini dell’atletica russa avrebbero rinnovato cospicui accordi pubblicitari milionari con l’IAAF.
Non solo: il figlio di Lamine Diack avrebbe “spostato” 15 milioni di euro grazie a società di copertura; e Habib Cissé (che dalla Corte d’Appello di Parigi è stato interdetto dalla professione di avvocato) avrebbe preso dai moscoviti quasi 3 milioni e mezzo di euro.
Costantino Muscau
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