Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
7 marzo 2023
Pochi giorni prima del nuovo tour in Africa centrale (Gabon, Congo Brazzaville, Angola e Congo-Kinshasa) del presidente francese, Emmanul Macron ha annunciato a Parigi una importante riduzione delle forze francesi nel continente e un nuovo modello di partenariato.
Dopo la partenza delle truppe d’oltralpe dalla Repubblica Centrafricana, Mali e Burkina Faso, alcune migliaia di uomini sono ancora di stanza nel continente.
A tutt’oggi, la Francia ha una imponente presenza militare in Africa, con quattro basi permanenti – in Senegal, Costa d’Avorio, Gabon e Gibuti – e dispiega truppe per operazioni specifiche in Niger e Ciad.
Al suo arrivo a Libreville, capitale del Gabon, Macron ha affermato: “L’era della Françafrique è finita, la Francia è ora un partner neutrale nel continente”.
In Gabon, dove il capo di Stato francese ha avuto colloqui con il presidente Ali Bongo, che quest’anno, in occasione delle presidenziali, potrebbe candidarsi per un terzo mandato. Macron ha anche partecipato al summit “One Forest”. Si tratta di un vertice organizzato da Francia e Gabon sulla protezione delle foreste tropicali, in particolare nel bacino del Congo, oggi considerato il polmone verde più importante del pianeta.
Durante il soggiorno in Angola, Macron ha siglato con il suo omologo, Joao Lourenço, un partenariato volto a sviluppare il settore agricolo e agroalimentare del Paese, tra il principale produttore di petrolio dell’Africa, ma vuole diversificare la propria economia.
In Congo-Brazzaville il presidente francese è stato accolto in pompa magna dall’eterno capo di Stato Denis Sassou-Nguesso, che dirige il suo Paese con pugno di ferro dal 1997. I due hanno poi discusso per lo più dei problemi che sta affrontando il continente.
Se le prime tre visite si sono svolte in un clima disteso, a Kinshasa la situazione si è un pochino inasprita, in quanto la Francia è accusata di sostenere il Ruanda.
Durante una lunga e vivace conferenza stampa è stato affrontato soprattutto il sanguinario conflitto che si sta consumando nell’est della ex colonia belga.
Félix Tshisekedi (il presidente del Congo-K) ha atteso invano che il suo omologo francese condannasse chiaramente, “l’ingiusta e barbara aggressione perpetrata dal Ruanda nel nostro Paese”, come è stata definita dal presidente congolese stesso.
Nella regione del Nord-Kivu, sono presenti da oltre un anno i miliziani del gruppo armato M23, notoriamente appoggiati da Kigali.
Macron non ha approfondito la questione. Si è limitato a dire: “Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, compreso il Ruanda. Chi ostacola il piano di pace, sa a cosa va incontro, comprese le sanzioni”. Ma ha poi aggiunto: “Il saccheggio a cielo aperto deve finire in questo Paese. Niente saccheggi, niente balcanizzazione, niente guerra”. La Francia ha comunque sempre negato il suo sostegno al gruppo M23.
Poco prima dell’arrivo del leader d’oltralpe a Kinshasa, si sono svolte diverse manifestazioni contro la Francia. Pur essendo una ex colonia belga, la percezione del sostegno di Parigi al vicino Ruanda ha alimentato il sentimento antifrancese. E tra i manifestanti alcuni hanno mormorato: “Parigi stia prestando maggiore attenzione verso l’Africa centrale, dal momento che le relazioni con le sue ex colonie in Africa occidentale si sono più che raffreddate”.
La Francia, pur essendosi schierata con il Congo-K, le Nazioni Unite e altri Paesi, nel denunciare il sostegno del Ruanda al gruppo armato M23, la gente ha criticato Macron perché non ha espresso il suo disappunto con più determinazione.
La Francia e il Ruanda si sono avvicinati dopo che nel 2021 Macron ha riconosciuto la responsabilità della Francia nel genocidio dei tutsi in Ruanda nel 1994, ma il presidente ha sempre negato di aver favorito Kigali.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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