Sandro Pintus
8 marzo 2023
La vita di Freddy, ciclone tropicale dell’Oceano Indiano, sembra non avere fine. È diventato una immensa e mortale pallina da ping-pong che con il suo macabro gioco colpisce alternativamente Madagascar e Mozambico lasciando scie di morte e distruzione.
Arrivato violentemente sulla costa sud-orientale del Madagascar il 21 febbraio a 180 km/h ha colpito circa 226.000 persone. Secondo le Agenzie ONU almeno 148.000 hanno bisogno di aiuti umanitari. La sua forza, al primo passaggio, ha distrutto o allagato 4.500 abitazioni e ucciso 11 persone.
Dopo aver attraversato il Canale del Mozambico, il 24 febbraio ha toccato le coste centro meridionali mozambicane nella provincia di Sofala. Ha quindi perso potenza diventando Tempesta Tropicale ma il diluvio ha colpito oltre 210.000 persone e distrutto oltre 28.000 abitazioni fino alla provincia di Maputo.
Ci sono stati almeno dieci morti. Tra i danni anche la contaminazione delle acque e in alcune aree sono già stati registrati casi di colera.
L’Agenzia mozambicana per la gestione dei disastri (INGD), stima che siano state colpite dal ciclone 1,75 milioni di persone. Gli sfollati, al momento, sono oltre 8.000.
Secondo le previsioni meteo di Zoom Earth Freddy sarebbe dovuto entrare per 400 km, fino al confine sudafricano, diventare Bassa Pressione Tropicale ed esaurirsi.
Ma ha ripreso vigore correndo per circa 1.800 km attraverso l’area centro meridionale del Mozambico ed entrando in Zimbabwe per tornare verso la costa.
Il ciclone ha attraversato di nuovo il Canale del Mozambico trasformandosi in Forte Tempesta Tropicale in direzione del Madagascar. In mare ha acquisito energia e il 6 marzo è arrivato a 50 km dalla costa sud-occidentale delle Grande Isola.
Sul Canale all’altezza della città di Toliara, con venti a 125km/h, ha reso il mare estremamente pericoloso a causa del “moto ondoso ciclonico”. Il suo impatto ha causato altri quattro decessi e le forti piogge hanno inondato o distrutto oltre 3.300 abitazioni.
Freddy, secondo le previsioni meteo, attraverserebbe in diagonale il Canale del Mozambico per 900 km ed entrare nuovamente nella costa centrali mozambicane, in Zambesia.
Dovrebbe esaurire la sua energia durante i primi 50 km nella notte tra sabato 11 e domenica 12 marzo. Ma si muove all’interno di un “cono di incertezza” ampio 1,12 milioni di kmq (quasi quattro volte l’Italia) che complica le previsioni.
La World Meteorological Organization (WMO) – Agenzia meteorologica ONU ha confermato il record del ciclone. Ha superato quello dell’uragano John che nel 1994 è durato 31 giorni. L’Agenzia ONU ha dichiarato che Freddy, dopo aver attraversato l’intero Oceano Indiano per oltre 31 giorni, è diventato il ciclone tropicale più longevo della storia.
Ma è un triste primato. Un’ulteriore anomalia che conferma il maggiore riscaldamento delle acque dell’Oceano Indiano e il rapido aggravamento delle mutazioni climatiche.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
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