Il presidente somalo in cerca di aiuti (militari) in Italia ma non dà assicurazioni sui diritti umani

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Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Febbraio 2023

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha incontrato nei giorni scorsi a Roma il presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mahamud e il ministro della Difesa, Mohamed Nur Abulkadir.

Nel colloquio sono stati affrontati – si legge in un comunicato del ministero della Difesa – “il supporto e il sostegno alle forze armate di Mogadiscio per la lotta al terrorismo, alla pirateria e per aumentare la sicurezza del Paese, condizione indispensabile per lo sviluppo economico”.

Hassan Sheikh Mahamud, presidente somalo, in visita in Italia

Il ministro Crosetto, ha preso parte insieme ai governanti dell’ex colonia italiana e ad altri ministri somali, all’evento “Italia, Somalia. Una relazione speciale” organizzata dalla Fondazione Med-Or della multinazionale delle armi Leonardo.

“La Difesa italiana è in prima linea in Africa- ha affermato Crosetto – con una missione europea (EUTM) e una Bilaterale (MIADIT). Contrastare il terrorismo e la pirateria nel continente significa tutelare la sicurezza anche dell’Europa. “Dobbiamo impegnarci di più come Paese in una logica che veda, accanto alle missioni militari, la presenza del nostro sistema Paese, l’industria, l’agricoltura, l’università, affinché il territorio possa industrializzarsi, e nascano nuove opportunità economiche, sociali, culturali che possano colmare il divario sociale ed economico tra nazioni vicine. La Somalia ha il confine marino più lungo dell’Africa, abbiamo ragionato quindi sulla possibilità di aumentare gli aiuti nel settore marittimo per il contrasto alla pirateria trainando anche l’Europa e la NATO in quest’area di interesse strategico”.

Gli incontri, anche con la presidente Meloni, non hanno nemmeno sfiorato il tema dei diritti umani. Com’è possibile schierare le nostre forze armate per addestrare esercito e polizia della nostra ex colonia, nonostante le stesse utilizzino addirittura, per esempio, i bambini-soldato.

Da molto tempo, un apposito rapporto del segretario generale ONU Antonio Guterres denuncia questa situazione, nonostante il governo somalo si sia impegnato formalmente di porvi fine.

Nel 2021, le Nazioni Unite hanno registrato circa un centinaio di piccoli nelle fila delle sopraindicate forze di sicurezza. Purtroppo le denunce rimangono nei cassetti e non suscitano alcuna reazione. Ogni anno il nostro Paese proroga le missioni militari nell’area e nessun parlamentare, salvo rarissime eccezioni, solleva obiezioni, nonostante la Somalia sia devastata da un conflitto che dura da decenni e sia ricca unicamente di armi.

Nell’ex colonia sono presenti circa seicento militari italiani, nell’ambito di alcune missioni.

Tre sono dell’Unione Europea: EUTM Somalia, con lo scopo di formare i soldati di Mogadiscio, comandata da un generale italiano con circa centosettanta soldati italiani. Il costo annuo è di circa 14 milioni di euro.

Mentre EuAtalanta combatte la pirateria nelle acque antistanti il Paese africano, con duecento marinai, una nave e due aerei, con un costo nel 2022 di 27 milioni.

Infine il compito di Eucap Somalia consiste nel rafforzamento della sicurezza marittima con la presenza di 15 nostri connazionali per un costo di mezzo milione. Le altre missioni sono: Missione Bilaterale di Addestramento delle Forze di Polizia somale e gibutine (MIADIT), operata da settantacinque carabinieri, con un costo di 4,5 milioni. La missione ha formato negli anni migliaia di poliziotti.

La nostra base di Gibuti che si affaccia sullo strategico stretto di Bab el Mandeb, tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano, (costo annuo 13 milioni)  svolge da centro logistico per le predette missioni.

All’inaugurazione, nel 2013, l’allora capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, la definì “un avamposto permanente in un’area di enorme importanza strategica sia per quanto riguarda l’antipirateria, sia per il contrasto al terrorismo”, a ridosso della Somalia e dello Yemen, “sia per la sorveglianza dei traffici mercantili. Il costo complessivo 2022 di tutte le predette missioni è stato di 60 milioni di euro annui.

Con Mogadiscio abbiamo stipulato un Accordo di cooperazione militare (ratificato dal Parlamento con la legge 19.4.2016, n.64) anche per favorire l’export dell’industria della difesa “made in Italy”

Siamo sicuri, tuttavia, che fornire aiuti militari sia l’unica strada per combattere il terrorismo di Al Shabab e per garantire la sicurezza al popolo somalo? L’Occidente (Italia compresa) impedisce la traversata del Mediterraneo dei migranti, ha fornito vaccini anti-covid con il contagocce e non fa nulla per contrastare il cambiamento climatico (di cui la Somalia è fra i Paesi più colpiti) non appare quindi credibile quando parla di “aiutarli a casa loro” o di sviluppo. Il nostro Paese dovrebbe, ad esempio, subordinare gli aiuti militari al rispetto dei diritti umani, sarebbe il minimo, anche per farsi perdonare il nostro colonialismo.

Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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