Costantino Muscau
26 febbraio 2023
Al 15° “Tour du Rwanda“ il successo finale è andato a Henok Mulubrhan, 23 anni, nato ad Asmara, da poche settimane anche campione continentale africano. Ma la sua squadra è l’italianissima “Green Project Bardiani-CSF Faizanè” con sede a Bibbiano, provincia di R. Emilia, che si è dimostrata la più organizzata e compatta fra tutte le 19 partecipanti.
Giustamente il team tricolore nel suo sito ha commentato: “Henok Mulubrhan sontuoso, vince l’ultima tappa e il Tour du Rwanda. Batte tutti nella volata ristretta a Kigali. Grandissima prova di squadra in questa trasferta ricca di emozioni”. I piazzamenti ottenuti nella seconda corsa più importante del continente nero, conclusasi dopo 8 frazioni, domenica 26 febbraio verso mezzogiorno, in cima al Canal Olympia in Rebero (località “in” della capitale ruandese), parlano chiaro.
Sabato al termine della tappa regina ad alzare le braccia sotto lo striscione d’arrivo era stato Manuel Tarozzi, 24 anni, di Faenza, della “Green Project Bardiani”. Una meritata soddisfazione per il giovane che un anno fa aveva esordito tra i professionisti con caduta e frattura; un altro italiano, Walter Calzoni, 21 anni, di Sellero (Val Camonica), della “Q36.5 CYCLING” ha conteso fino all’ultimo secondo la maglia gialla della vittoria finale all’eritreo.
Nelle prime quattro tappe, Calzoni si è sempre piazzato tra i primi 10, nella quinta è arrivato secondo e ha condiviso il primato della classifica generale con Henok Mulubrhan.
L’eritreo, però, con il suo gruppo è stato ancor più costante e quindi meritatissimo dominatore: è giunto terzo il primo giorno, secondo il secondo giorno, primo il terzo e ultimo giorno, (domenica) e nella graduatoria finale ha lasciato alle sue spalle proprio il corridore camuno.
“Ringrazio Dio per questa vittoria, che mi ripaga di tanti sacrifici”, ha dichiarato il giovane africano, prima che l’immarcescibile Paul Kagame, 65 anni, presidente della Repubblica dal 2000, in versione casual (occhiali neri alla moda, pizzetto bianco, giacchino blu e camicia a quadri), gli consegnasse sul palco la maglia gialla finale.
Henok non poteva essere più felice: poche settimane fa conquistatore del titolo nazionale africano e ora della sua prima corsa con tappa finale e primato. Un successo non facile: nel giro ruandese non si scende mai sotto i 1500 metri di altezza, con temperature che superano sempre i 30° C e un tasso di umidità elevato.
Paul Kagame non poteva perdersi il bagno di una folla sempre più entusiasta dello sport su due ruote e della dimensione internazionale che sta acquisendo questa manifestazione sponsorizzata, ovviamente, dal governo e comunque organizzata in modo impeccabile.
Il portale spagnolo Ciclo21 preso dall’impeto si è spinto a parlare del popolo che “respira il sapore della strada e sente come proprie le pedalate dei ciclisti”. Non scherza come retorica neppure il sito ufficiale della corsa, che così commenta l’arrivo di Kagame sul traguardo per seguire le ultime fasi della corsa: “Siamo onorati di avere sua Eccellenza a illustrare questo evento”.
“Sua eccellenza” ora aspetta il 2025: il suo Paese ospiterà il campionato mondiale di ciclismo. La prima volta assoluta per l’Africa. Un altro passo avanti, o un’altra pedalata, utile alla diplomazia di un leader indiscusso e indiscutibile. E guai a provare a farlo, dicono (sottovoce) gli oppositori.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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