Costantino Muscau
18 febbraio 2023
“Rwanda, Rwanda Sunshine in Rwanda, le oscure nubi della tristezza si sono dissolte, Dio le ha spazzate via, l’amore trionferà, come il sole è qui per restare, niente può impedire al sole di splendere, niente può impedirgli di sorgere…”. Così canta Seydou Konè, l’artista reggae ivoriano internazionalmente noto come Alpha Blondy.
In attesa che l’amore trionfi per sempre in quella terra insanguinata da un indimenticabile genocidio, assieme al sole, da domenica 19 febbraio, riprendono a splendere le biciclette
E’ ripartito alle 9 del mattino, dal Kigali Golf resort della capitale, il 15° Tour du Rwanda, la seconda gara ciclistica più importante del continente nero. Un appuntamento sportivo di circa 1130 km dalla crescente risonanza internazionale. Fra due anni, le strade dove si svolge la prima parte della prima delle 8 tappe (che oggi dopo 116 km si conclude a Rwamagana) ospiteranno, nel 2025, i campionati del mondo. Un evento mai successo in Africa. Al Rwanda, questo onore.
Intanto quest’anno il Giro è illuminato da alcune stelle internazionali del mondo delle due ruote. Sopra tutti i 100 corridori delle 20 squadre partecipanti, svetta Chris Froom, 36 anni, il campione britannico vincitore di ben 4 Tour de France, di due Giri di Spagna e di uno d’Italia.
Per quanto Froom sia nato in Kenya e cresciuto in Sud Africa non era mai stato in Rwanda. E non era mai successo che il vincitore della Grande corsa francese prendesse parte alla competizione ruandese. Il che ha reso particolarmente orgogliosi gli organizzatori e lo stesso Chris Froome, che con la sua squadra, Israel Premier Tech ha inaugurato nel distretto di Bugesera (che ospita due siti in memoria dello spaventoso genocidio) il cosiddetto Field of Dreams project. Si tratta del più grande centro ciclistico africano creato grazie al supporto di oltre 1200 tifosi mondiali e al contributo di 250 mila euro dell’equipe di Froome.
Se l’atleta inglese, il favorito numero uno, folto è anche il numero dei concorrenti: dall’eritreo Mulubrhan Henok, 23 anni, campione africano in carica della squadra italiana Green Project Bardiani Csf – Faizanè, al coéquipier italiano Filippo Fiorelli, 28, all’algerino Lagab Azzedine, 36, vincitore della gara a cronometro del campionato africano.
Sarà molto interessante seguire la squadra eritrea, composta tutta di atleti giovanissimi. La combattività e la fatica sono assicurate. Il Ruanda, si sa, non è proprio un territorio piatto, non a caso per il turismo viene venduto come “il Paese dalle mille colline”
E, infatti, fino a domenica 26 febbraio, i ciclisti dovranno sfidarsi lungo continui saliscendi, affascinanti ma mozzafiato. Le salite previste sono almeno 40 per un totale di oltre 20 mila metri di dislivello. Le più dure saranno affrontate nelle ultime tre tappe: la sesta ha nel menù l’arrivo in vetta a Gicumbi, dopo 5,4 chilometri di scalata. La settima e l’ottava frazione offriranno il famoso (o famigerato) Mur de Kigali.
Rwanda, Rwanda, Sunshine in Rwanda…ora – canterebbe Francesco De Gregori – possono brillare al sole anche le sue biciclette.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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