9 febbraio 2023
Lunedì si è consumata una nuova tragedia in una scuola a Zinder, nel centro-est del Niger. Un incendio ha distrutto gran parte dell’edificio, costruito in legno e paglia, mentre gli alunni erano all’interno. Tre piccoli sono morti, nella loro aula.
Disastri simili sono frequenti nella ex colonia francese, dove gran parte delle scuole sono costruite con materiali poveri del luogo. Nelle città è vietato realizzare edifici scolastici in legno e paglia, ma non si può farne a meno nelle periferie e nelle zone rurali, affinché tutti bambini possano avere un’istruzione.
Dal suo insediamento nell’aprile 2021, il presidente nigerino Mohamed Bazoum ripete in continuazione: “L’istruzione è la priorità assoluta, le iscrizioni alle scuole devono crescere, ogni anno mezzo milione di bambini devono iniziare la prima elementare”.
Sebbene le autorità abbiano lanciato un mega-progetto per la costruzione di edifici scolastici sicuri, il portavoce del governo, Tidjani Idrissa Abdoulkadri, ha ammesso che il programma è ambizioso e per la sua realizzazione ci vorrà del tempo.
“Intanto bisogna accontentarsi di aule scolastiche costruite alla meglio per garantire l’istruzione ai ragazzi”, ha aggiunto il portavoce e infine ha sottolineato: “Ci vuole una maggiore vigilanza per evitare che questi drammi si ripetano”.
Nessuno ha però fatto un accenno alle 890 scuole chiuse, su un totale di 22.997 presìdi scolastici. Da tempo 2.430 insegnanti sono rimasti senza lavoro e stipendio e 72.000 studenti, tra questi 38.194 ragazze, sono stati privati dell’istruzione a causa dell’insicurezza che affligge alcune regioni del Niger.
Nella regione di Tillabery, che si trova nella zona delle tre frontiere (Niger, Mali, Burkina Faso), dove gli attacchi dei jihadisti sono all’ordine del giorno, sono chiusi ben 817 istituti.
Mentre a Diffa, nell’estremo sud-est, spesso teatro delle aggressioni dei terroristi Boko Haram, sono 28 le scuole sbarrate. A Maradi (centro-sud) sono 11, a causa delle incursioni di bande armate dalla vicina Nigeria e a Tahoua (nord-ovest, al confine con il Mali settentrionale) sono 34 gli istituti momentaneamente non accessibili per la presenza di miliziani di vari gruppi armati.
Se da un lato il governo del Niger, uno tra i Paesi più poveri al mondo, tenta perlomeno di risolvere la crisi dell’edilizia scolastica, il presidente della Namibia, Hage Geingob è di tutt’altra opinione.
Recentemente il leader namibiano ha girato il Paese in lungo e in largo e è rimasto scioccato dal fatto che molte lezioni si svolgevano sotto gli alberi. “Non ho mai visto una cosa del genere”, ha esclamato Geingob martedì scorso, durante il primo Consiglio dei ministri.
“Non capisco perché gli insegnanti non costruiscano strutture di fortuna per riparare i bambini dalla pioggia, dal vento e dal sole, invece di aspettare nuove aule dal governo”, ha poi aggiunto il capo di Stato. In breve, ha chiesto agli insegnanti di rimboccarsi le maniche, di fare il possibile per gli alunni, anche di fare le pulizie, se necessario.
I commenti dell’81enne presidente non sono stati graditi nemmeno da alcuni suoi sostenitori. E il quotidiano “The Namibian”, ha riportato le testimonianze di un funzionario del sindacato degli insegnanti: “Siamo tutti sotto pressione e le scuole stanno letteralmente cadendo a pezzi”.
Mentre Mahongora Kavihuha, segretario generale di Teachers Union of Namibia , ha aggiunto: “I bilanci delle scuole riescono a mala pena a pagare gli insegnanti, figuriamoci un insegnante di sostegno”.
Intanto i risultati in molte scuole non sono soddisfacenti. Durante l’anno accademico 2022, l’80 per cento degli studenti dell’11esima e 12esima classe non hanno superato gli esami per accedere all’ultimo ciclo di studi.
Africa ExPress
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