Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
6 febbraio 2023
A poche ore dall’arrivo del ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovič Lavrov a Bamako, la giunta militare di transizione al potere ha dichiarato persona non grata Guillaume Ngefa-Atondoko Andali, capo della divisione dei Diritti umani della Missione di pace in Mali (MINUSMA). Il congolese Andali, che occupa la posizione attuale dalla creazione di MINUSMA nel 2013, ha 48 ore di tempo per lasciare il Paese.
Già in passato il dirigente della Divisione dei diritti umani di MINUSMA ha rischiato l’espulsione. Il settore di Andali si occupa delle indagini dei presunti crimini commessi da tutti gli attori in Mali: ha documentato le accuse di abusi da parte di Barkhane a Bounti nel 2022. E recentemente ha chiesto l’accesso ai siti di presunti abusi dell’esercito, l’ultimo concerne il villaggio di Moura, dove sembrano coinvolti anche i mercenari russi di Wagner.
La causa scatenante dell’espulsione del funzionario di MINUSMA è un esposto presentato al Consiglio di sicurezza dell’ONU da Aminata Dicko, esponente della società civile del Mali, sulle violenze dell’esercito di Bamako (FAMa) e dei suoi alleati, i mercenari russi di Wagner.
Lo scorso 27 gennaio, la Dicko, vicepresidente dell’associazione KISAL in Mali, è stata invitata dall’ONU per illustrare la situazione. La signora ha parlato dei continui attacchi dei gruppi jihadisti, ma ha pure evidenziato le violenze perpetrate dall’esercito maliano e dei suoi alleati, i soldati di ventura russi, in particolare la persecuzioni e l’oppressione nei confronti dei fulani.
La risposta delle autorità di Bamako alle denunce della Dicko sono state immediate. Il ministro degli Esteri, Abdoulaye Diop, ha messo in dubbio la “credibilità” e “rappresentatività” della signora, denunciando la “strumentalizzazione della società civile” al servizio di “agende nascoste” (ovviamente riferito a MINUSMA).
I vertici dei caschi blu in Mali hanno preso atto del provvedimento delle autorità di Bamako, pertanto, hanno specificato, MINUSMA continuerà a svolgere il suo mandato, compreso quello dei diritti umani. L’organizzazione ha inoltre sottolineato che non è stato il direttore della divisione sotto accusa a invitare Aminata Dicko, come sostenuto dalla giunta. La vicepresidente di KISAL è stata convocata direttamente dal Giappone, che ha presieduto il Consiglio di sicurezza nel gennaio 2023.
Intanto sventolano le bandiere russe in tutta Bamako per l’arrivo di Lavrov, che si fermerà due giorni nella ex colonia francese, per intensificare i rapporti con la giunta militare presieduta da Assimi Goïta.
Secondo fonti diplomatiche russe, Lavrov ribadirà al Mali l’invito del suo Paese di partecipare al prossimo vertice Russia-Africa, che si terrà a luglio a San Pietroburgo.
Durante il suo soggiorno in Mali, il potente ministro degli Esteri di Mosca incontrerà il suo omologo maliano Diop, nonché il presidente Goïta. E, oltre alla cooperazione economica, discuteranno anche di quella militare. Bamako ha già ricevuto almeno tre invii di attrezzature belliche, seguiti da istruttori e soldati, miliziani di Wagner. La denuncia arriva da Francia e Stati Uniti.
Nel mentre fa discutere il fatto che la Sicurezza nazionale maliana stia pagando i contractor russi. In un documento pubblicato per errore alla fine del 2022 si evidenzia un’impennata delle spese dei servizi segreti.
Prima ancora del dispiegamento delle forze paramilitari, gli uomini di Yevgeny Prigozhin, il capo della compagnia russa Wagner, hanno iniziato a cercare l’oro, metallo prezioso del quale il Mali è uno dei principali produttori in Africa. Tuttavia, finora non è stato siglato alcun contratto minerario, come invece è accaduto nella Repubblica Centrafricana.
Nel settembre 2021 Reuters ha pubblicato un’esclusiva circa gli accordi tra Wagner e Bamako. Allora tra l’altro si parlava di una spesa a carico della giunta militare di oltre 10mila dollari mensili per il dispiegamento di mille soldati di fortuna.
Cornelia I. Toelgyes
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