KENYA

Vacanze tragiche nella riviera “italiana” del Kenya

Dal Nostro Inviato Speciale
Costantino Muscau
Nairobi, 22 gennaio 2023

Una barca con a bordo 29 persone, tra loro 13 turisti italiani, si è capovolta al largo di Garoda, una delle più famose spiagge di Watamu, a una ventina di chilometri a sud di Malindi.

Il bilancio è di 4 persone annegate. Le vittime sono tutte keniane: una bimba di 8 anni, in vacanza con i genitori di Nairobi, (che sono stati soccorsi in tempo) e tre donne. Per molte ore si è temuto che nell’ imbarcazione ci fossero anche degli italiani. In particolare sei nostri connazionali erano stati dati per dispersi.

Kenya: spiaggia di Watamu

In realtà dalle verifiche effettuate da Africa Express con l’autorità consolare di Malindi si è chiarito che a bordo del battello non c’era nessun italiano. Più tardi è giunta la conferma ufficiale della Farnesina.

Occorre precisare, però, che il console si trovava a Malindi e quindi è possibile che non sia stato informato compiutamente. Secondo le ultime verifiche sulla barca viaggiavano 13 italiani.
Uno è Matteo Balbi, 23 anni, di Grosseto, che ha dichiarato: “Ci siamo salvati perché eravamo sul tetto e grazie allo staff di un’altra imbarcazione che ci ha recuperato subito e portati a riva”.
Un medico milanese Franco Ghezzi si trovava invece sulla spiaggia dove sono stati prestati i primi soccorsi.

Ha raccontato: ”Ho visto in lontananza quattro o cinque barche e poco dopo c’è stato un gran trambusto. Una si era rovesciata e le altre cercavano di far salire a bordo gli occupanti che erano finiti in mare”.

Nel giro di pochi minuti è arrivato sul posto anche il natante delle guardie del parco marino. “Per primo hanno sbarcato un keniano con una bimba che era già in condizioni disperate, in piena ipotermia – ha riferito ancora Ghezzi – poi una donna in fin di vita”.

“Infine – ha concluso – è arrivato un italiano che faceva fatica a deambulare. L’ho fatto vomitare ed ha espulso molta acqua dai polmoni. Una volta ripresosi, lo abbiamo convinto a recarsi in ospedale”.
In effetti sembrava quasi impossibile che non ci fossero coinvolti dei nostri connazionali, considerato l’alto numero di turisti che dalla penisola sono tornati a popolare le spiagge sterminate di questa zona.

Non solo: da molti anni la riviera sull’oceano Indiano del Kenya è praticamente “colonizzata” dai nostri connazionali. Non c’è solo Briatore: ville private, alberghi, resort, ristoranti sono “cosa nostra” (in senso imprenditoriale si intende!).
Una delle mete turistiche più gettonate è proprio quella cui mirava l’imbarcazione coinvolta ieri mattina: Watamu Marine National Park e la ricerca dei delfini.
Lo scampato pericolo per i nostri concittadini, però, non deve far dimenticare quello che nasconde la tragedia di ieri mattina: l’insicurezza, che regna sovrana sulle coste bianche, calde, incontaminate di Malindi, Watamu o Diani.
Una fonte attendibilissima, consultata da Africa Express, ci ha dichiarato quella che deve essere la versione credibile dell’accaduto nella sua essenziale ma spaventosa dinamica:

”Una barca irregolare, con una dozzina di locali, dopo il secondo reef, si è girata. Sono affogati tre adulti e una bambina. Purtroppo nessuno si chiede: come mai i passeggeri erano senza salvagente, obbligatori per legge?”
Una carenza cui non fa cenno uno dei responsabili del Watamu Marine National Park and Reserve, Dadley Kiluhula, il quale ha parlato di 26 persone prontamente soccorse, con tre di esse portate in ospedale.

Watamu National Marine Park

Anche un altro responsabile, Ibrahim Abdi, non fa cenno di irregolarità, ma si lascia sfuggire qualche parola preoccupante. “Ho ricevuto la notizia di questa sciooccante tragedia – ha dichiarato – mentre ero assieme al governatore Gideon Mung’aro e immediatamente ho disposto le operazioni di soccorso. Ho lanciato un appello alla Contea e al governo nazionale perché si provveda a mettere in piedi una strategia che fornisca potenti mezzi di soccorso di pronto intervento nel caso di futuri simili incidenti”.
Tutto il mondo è paese. Si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati.La sicurezza a Watamu e dintorni, che riguarda tutti, italiani compresi, non coinvolge solo i battelli irregolari privi dei mezzi di salvezza.
Ci sono almeno altre due situazioni di pericolo perenne, che le autorità fronteggiano solo con grida manzoniane.
Il dilagare dei kitersufer, (tantissimi sono italiani) per i quali il vento oceanico è una specie di manna dal cielo. Nonostante abbiano aree riservate, questi amanti degli spettacolari aquiloni imperversano anche laddove i turisti normali vorrebbero fare il bagno senza correre il rischio di essere decapitati. Un vero Far West.
E poi i Boda Boda, o bajaj, cioè i moto taxi. Caricano gli eccitati turisti, anche 3 per volta, spesso pure mamme o papà con bambini in fasce.Peccato che, nonostante la legge lo preveda , quasi nessuno sia assicurato. E in caso di incidente….

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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