Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 4 gennaio 2023
In un’inchiesta nel nord del Kenya, al confine con l’Uganda, pubblicata dal quotidiano The Daily Nation vengono denunciati i pericoli di una recrudescenza dell’AIDS, perché mancano i preservativi. Le prostitute e i loro clienti hanno fatto partire puntuali denunce perché il governo intervenga.
In Kenya, dove l’aborto è vietato e punito severamente, i profilattici vengono distribuiti gratis con distributori automatici piazzati nelle toilette degli uffici pubblici e in quelli privati.
Il quotidiano narra che nella contea di Busia, sei lavoratrici del sesso hanno raccontato di essere costrette a usare lo stesso preservativo con più di un cliente, a raccogliere quelli usati dai bidoni della spazzatura per poi riutilizzarli parecchie volte. Inoltre, raccontano che per proteggere se stesse e i loro “ospiti”, devono partecipare a un traffico transfrontaliero con l’Uganda dove questi contraccettivi meccanici si comprano regolarmente.
La denuncia arriva dopo che all’inizio del mese le Organizzazioni della Società Civile (OSC) del settore sanitario hanno rivelato che il Kenya ha nuovamente esaurito i preservativi. La stessa situazione si era verificata all’inizio dell’anno scorso.
La confessione è stata fatta in vista della commemorazione della Giornata Mondiale dell’AIDS 2022 che si celebra il 1° dicembre di ogni anno.
Il quotidiano keniota ha raccontato che il dottor Samuel Kinyanjui, direttore nazionale dell’AIDS Healthcare Foundation (AHF) del Kenya, ha rimarcato la carenza di profilattici: mancano almeno 112 milioni di pezzi per un valore di circa 38 milioni di scellini (più o meno 300 mila euro), posto che il costo unitario si aggira intorno ai 2,9 scellini l’uno (0,02 euro).
Durante un’intervista con i cronisti del Nation, Eunice*, che ha perso il marito nel 2015, ha rivelato che per lei la vita è andata di male in peggio. È diventata l’unica fonte di sostentamento della sua famiglia di sette persone.
I risparmi si sono rapidamente esauriti e non riusciva ad arrivare a fine mese. Con un po’ di umiltà, ha trovato lavoro come inserviente in un bar, ma il suo datore di lavoro non le pagava lo stipendio e le sue difficoltà aumentavano.
“Quando non sono stata più in grado di provvedere alla mia famiglia – ha spiegato – ho preso la decisione coraggiosa di diventare una lavoratrice del sesso per prendermi cura dei miei cari”.
Nonostante i pericoli del mestiere, è andata avanti; ma ora procurarsi i preservativi per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili è diventato un problema. “A volte uso un profilattico due volte. Ho ricevuto un cliente abituale che normalmente mi paga bene, ma quel giorno non aveva il preservativo. La maggior parte dei commercianti aveva esaurito le scorte – aggiunto -. Ho chiesto a una mia amica di prestarmene uno, ma lei non ce l’aveva. Così ho preso un profilattico usato dalla pattumiera e l’ho lavato. L’ho fatto per proteggermi”.
Eunice ha consegnato al suo cliente il preservativo lavato che però sarebbe poi scoppiato. I due hanno comunque continuato la loro attività. ma alla donna, poche settimane dopo è stata diagnosticata la sifilide.
“Ho accusato il mio cliente di avermi infettato, ma lui ha negato, finché non l’ho convinto a fare il test. Gli esami hanno rivelato che aveva vissuto con la sifilide latente per 16 anni”, ha spiegato la donna, aggiungendo: “Il governo dovrebbe fornirci i preservativi, perché quelli provenienti dall’Uganda sono venduti tra i 100 e i 400 scellini” (0,77-3,07 euro).
Secondo Eunice le prostitute fanno pagare ai loro clienti tra i 200 e i 500 scellini ( da 1,53 a 3.84 euro) a seduta e che la maggior parte degli habitué delle lavoratrici del sesso è troppo timida per comprare i preservativi: “Se un cliente ti paga 200 scellini e tu compri un pacchetto di preservativi a 100 (0,72 euro) scellini, dove troverai i soldi per pagare l’affitto e comprare il cibo per i tuoi figli?”.
L’uso del preservativo è considerato un metodo di pianificazione familiare ideale, oltre a proteggere le lavoratrici del sesso dal contrarre malattie sessualmente trasmissibili.
Pauline*, anche lei vedova, contro la sua volontà ha dato alla luce il suo settimo figlio nel settembre 2020.
L’ha concepito assieme a uno dei suoi habitué di lunga data. I preservativi non erano disponibili. “L’uomo mi ha messo incinta anche nel 2018, dopo la rottura di un preservativo. Questo era il sesto figlio”, ha raccontato.
Anche Phanice*, lavoratrice del sesso a Malaba, sempre nel nord del Kenya, ha narrato di essere stata costretta per proteggersi a lavare i preservativi usati.
Si è lamentata del fatto che i distributori di profilattici nella maggior parte delle strutture sanitarie della contea di Busia sono vuoti. Ora è incinta di quattro mesi dopo aver fatto sesso non protetto con un cliente.
“Ero solita portare con me preservativi e lubrificanti quando incontravo i miei clienti – ha confessato – . Quattro mesi fa ho incontrato il mio cliente e non avevo i condom. Dato che mi pagava bene, non potevo permettergli di trovare soddisfazione sessuale altrove”.
Secondo Sylvia Epalat, infermiera della Busia Survivors Organization, nella contea ci sono almeno 4.000 lavoratrici del sesso.
Secondo l’infermiera, almeno 3.000 di loro utilizzano metodi moderni di pianificazione familiare come impianti e spirale intrauterina, tra gli altri, mentre il preservativo è il metodo di pianificazione familiare preferito.
Il direttore sanitario di Busia, Janerose Amoit Ambuchi, ha protestato: “Abbiamo bisogno di denaro per acquistare i preservativi. Per le lavoratrici del sesso l’uso abituale del profilattico è una priorità. Alcune di loro sono costrette ad attraversare l’Uganda per comprarli”.
La signora Amoit ha aggiunto: “L’indice di povertà a Busia è dell’83 per cento, perciò la popolazione non ha soldi per acquistare i preservativi. Le prostitute dovrebbero essere tenute al sicuro da nuove infezioni da HIV”.
Il dottor Kinyanjui ha avvertito che il Paese rischia di far regredire i progressi ottenuti nella risposta all’HIV/AIDS se non si affronta il problema della carenza di preservativi nel Paese.
Ha inoltre osservato che nel corso degli anni la prevalenza dell’HIV e dell’AIDS è diminuita da un picco del 10,5 per cento a un minimo del 5 per cento negli ultimi anni. “Il governo deve arginare l’acuta carenza di condom che ormai è diventata una routine”.
Secondo gli esperti, si stima che le nuove infezioni da HIV siano diminuite negli ultimi sette anni: da circa 116.000 nel 2009 a circa 45.000.
Le organizzazioni della società civile hanno sollevato preoccupazioni sulla possibilità di una nuova ondata di infezioni, citando la mancanza di fondi per provvedere alla distribuzione di preservativi. Hanno osservato che il governo sta acquistando 150 milioni di profilattici a fronte di una richiesta prevista di 262 milioni per l’anno finanziario 2022/2023.
Massimo A. Alberizzi
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