Cornelia I. Toelgyes
30 dicembre 2022
Il conflitto che si sta consumando nell’est della Repubblica Democratica del Congo è caduto nell’oblio. Gli attacchi continuano, la gente muore, le donne subiscono abusi di ogni genere, i bambini hanno fame. La diplomazia internazionale, le truppe straniere presenti, nonchè la missione dell’ONU MONUSCO, non riescono a fermare le violenze che la popolazione è costretta a subire continuamente.
Crescono di giorno in giorno gli sfollati nel Nord-Kivu, Congo-K
Il numero della gente in fuga cresce di giorno in giorno a causa delle continue aggressioni del gruppo armato M23, che prende il nome da un accordo, firmato dal governo del Congo-K e da un’ex milizia filo-tutsi il 23 marzo 2009.
Il movimento aveva accusato il governo congolese di emarginare la minoranza etnica tutsi presente nel Paese e per questo aveva deciso di combattere una milizia a maggioranza hutu, l’FDLR (Forces démocratiques pour la libération du Rwanda), presente nella ex colonia belga.
Solo quest’anno, a causa degli scontri, si contano ben 521.000 sfollati, mentre altri 7.000 hanno cercato rifugio in Uganda. Le donne rappresentano il 51 per cento e moltissimi sono i minori, alcuni tra loro non accompagnati, soli, senza la protezione di un parente.
Gran parte degli sfollati sono accampati in chiese, scuole, stadi. Mentre nel campo di Kanyaruchinya, ai piedi de vulcano Nyiragongo, sono stati registrati almeno 1.000 casi di colera. Sette persone sono già morte per questo.
Le autorità del Nord-Kivu il 14 dicembre scorso hanno annunciato la presenza dell’epidemia di colera in tutta la provincia.
Intanto, pochi giorni prima di Natale, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha affermato di avere le prove di un coinvolgimento diretto delle forze di difesa ruandesi nel Congo-K. Il rapporto non è ancora stato pubblicato, ma è già stato inviato al Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro. Secondo il fascicolo dell’ONU, l’esercito ruandese ha fornito armi, munizioni e uniformi al gruppo M23 nel contesto di operazioni militari nell’est del Paese tra novembre 2021 e ottobre 2022.
Gli esperti hanno allegato al fascicolo foto e video di miliziani M23 con gilet antiproiettile e nuovi equipaggiamenti militari.
Le riprese dei droni mostrano anche il flusso di artiglieria, munizioni e nuove reclute verso le zone controllate dall’M23 ai confini con il Ruanda e l’Uganda.
Milizia M23 in Congo-K
Già in un precedente rapporto dello scorso agosto, l’ONU ha affermato che l’esercito ruandese ha lanciato offensive contro gruppi armati congolesi e posizioni dell’esercito di Kinshasa (FARDC) dal novembre 2021.
Mercoledì scorso il Ruanda ha nuovamente accusato il Congo-K di aver violato il proprio spazio aereo. Un Sukhoi-25 dell’aeronautica militare di Kinshasa avrebbe sorvolato brevemente la parte ruandese del lago Kivu, per poi fare ritorno nei cieli congolesi.
Kigali considera il fatto come un’ulteriore provocazione, dopo un evento simile avvenuto il 7 novembre, quando un aereo militare congolese è atterrato brevemente all’aeroporto di Rubavu per poi ripartire poco dopo.
In un breve comunicato il governo ruandese ha espresso il suo malcontento: “Queste provocazioni devono cessare, le autorità congolesi sembrano essere incoraggiate da alcuni membri della comunità internazionale per incolpare il Ruanda di tutti i mali, ignorando le trasgressioni della RDC”.
Ovviamente Kigali fa riferimento, tra l’altro, alla Francia, poiché Anne-Claire Legendre, portavoce del ministro degli Esteri di Parigi, ha fermamente condannato il sostegno del Ruanda ai miliziani del gruppo M23. I ribelli sono sospettati di aver massacrato almeno 131 civili a novembre nell’est del Congo-K.
Secondo le autorità congolesi, gli esperti delle Nazioni Unite e la diplomazia statunitense, l’M23 è sostenuto dal Ruanda, ma il presidente ruandese. Paul Kagame, nega qualsiasi legame con le azioni del gruppo. Ora, dopo l’ultimo rapporto dell’ONU, sarà davvero difficile per Kagame continuare a sostenere questa sua tesi.
Kinshasa non ha risposto subito alle accuse. Martedì sera, invece, il governo congolese ha presentato la nuova politica di difesa e ha comunicato l’arresto di alcune persone, tra questi anche ruandesi presenti nel Paese, con l’accusa di spionaggio e di complotto contro il presidente Felix Tshisekedi.
Intanto nell’est della ex colonia belga, oltre alle forze congolesi sono presenti molte truppe straniere: ugandesi, ruandesi, kenioti dell’EAC, burundesi (nel Sud-Kivu) e fra poco arriveranno anche rinforzi dal Sud Sudan, come annunciato poche settimane fa dal presidente Salva Kiir, che invierà 750 uomini ben addestrati.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Il titolo e' errato.
Ammesso che siano vere le notizie di fornitura d'armi ai ribelli, si tratta di Tutsi e non Hutu.
Ha ragione, la ringraziamo. Errore di battitura. Corretto