Cornelia I. Toelgyes
16 dicembre 2022
Il nuovo alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk (ha preso il posto di Verónica Michelle Bachelet Jeria alla fine del suo mandato, a ottobre 2022), avvocato austriaco e funzionario dell’ONU, è molto preoccupato per le ostilità che si stanno consumando nel Upper Nile state nel Sud Sudan.
Türk ha chiesto alle autorità di Juba e ai politici locali di agire quanto prima per mettere fine allo spargimento di sangue e ha aggiunto: “E’ indispensabile che il governo sud sudanese apra immediatamente un’inchiesta indipendente, i responsabili devono rispondere di queste atroci violenze in conformità del diritto internazionale.
Intanto sul campo le violenze vanno oltre l’immaginabile. Da giugno a oggi nello stato del Upper Nile sono state brutalmente ammazzate oltre 160 civili (cifra probabilmente sottostimata), altri 20 mila hanno lasciato le proprie case a causa delle continue aggressioni.
I contrasti sono per lo più dovuti a divergenze e scontri tra comunità locali a causa di dispute per pascoli, acqua, terreni coltivabili e altre risorse. Da allora almeno 3.000 persone sono fuggite nel vicino Sudan, intensificando ulteriormente la crisi dei rifugiati del Sud Sudan, tra le più grandi dell’Africa.
Il 30 novembre scorso è stato attaccato anche il campo per sfollati di Shillouk, ad Aburoc: oltre 9.000 persone sono state sloggiate nuovamente. La maggior parte si nasconde ora nelle paludi dei dintorni.
L’instabilità politica del Paese non fa altro che inasprire i contrasti tra le comunità e secondo l’UNHCR i combattimenti iniziati ad agosto in un villaggio dell’Upper Nile si sono diffusi in altre parti dello Stato e in alcune zone del Jonglei e l’Unity state, ricco di giacimenti petroliferi.
Gran parte delle persone fuggite sono donne e bambini. Un numero importante dei piccoli è stato separato dalle loro famiglie.
Chi è scappato è visibilmente traumatizzato – ha specificato l’UNHCR – e ha raccontato che molte persone in fuga sono state ammazzate o ferite. Non si possono contare le donne stuprate. C’è chi è stato rapito, altri hanno subito estorsioni. A molti è stato portato via tutto e le loro proprietà sono state incendiate.
Un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha accusato le autorità del Sud Sudan di aver ignorato stupri di gruppo e altri gravi abusi come decapitazioni, persone bruciate vive, nella regione dell’Upper Nile. Secondo l’ONU, alcune delle bambine che hanno subito violenze sessuali avevano appena 9 anni.
La Commissione per i diritti umani del Sud Sudan a fine novembre ha spiegato di avere ragionevoli motivi per ritenere che un commissario di una contea del Unity State abbia persino orchestrato stupri di gruppo in un campo militare. Le violenze sessuali durante i conflitti sono il risultato evidente di impunità perpetue.
Il ministro dell’informazione e portavoce del governo di Juba, Michael Makuei, ha negato tutto, dichiarando che si tratta di rapporti falsi, fabbricati ad hoc per screditare le autorità sud sudanesi.
Eskinder Debebe, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha sottolineato lungo lo strategico corridoio del Nilo si consumano scontri etnici e ha condato le violazioni dei diritti umani e abusi di ogni genere e sfollamenti su larga scala.
Debebe ha poi aggiunto che le tensioni segnalate negli stati del Upper Nile, Warapp, Jonglei e Equatoria Centrale continueranno a crescere con l’avvicinarsi della data delle elezioni, previste per il 2024. E l’attuale presidente, in carica dal 2011, dall’indipendenza del più giovane Stato della terra è ovviamente tra i candidati alla presidenza.
Intanto 1,4 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione grave. E, in questo Paese, colpito da importanti inondazioni per il quarto anno consecutivo, il 71 per cento della popolazione, ossia 8,9 milioni di persone, necessita di aiuti umanitari.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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