Cornelia I.Toelgyes
14 dicembre 2022
Il 28 novembre la casa d’aste belga Vanderkindere, con sede a Bruxelles, annunciava sul sito Drouot.com la vendita all’asta di tre teschi dell’era coloniale.
“Lotto di tre teschi umani: un teschio antropofago di Bangala (RD Congo) con incisivi appuntiti, un altro del capo arabo Muine Mohara ucciso dal sergente Cassart ad Augoï il 9 gennaio 1893 e decorato con un gioiello frontale, un frammento di teschio raccolto al “Figuier de la mort” nel villaggio di Bombia nella provincia di Mongala (RD Congo), dal dottor Louis Laurent il 5 maggio 1894. Con vecchie etichette di collezione. Provenienza: ex collezione del dottor Louis Laurent a Namur. Periodo: XIX secolo”.
I prezzi proposti variavano da 750 a 1.000 euro e il lotto 404 è stato catalogato e inserito nella categoria: “Arte e antichità”.
L’annuncio dell’asta ha suscitato molto scalpore nel Paese, in particolare nella diaspora congolese presente in Belgio e ha sollevato non poche questioni etiche, specie dopo la pubblicazione di un articolo su Paris Match Belgique, a firma di Michel Bouffioux, un giornalista che da anni si occupa di inchieste su reperti umani coloniali.
Paris Match Belgique ha poi annunciato in un secondo articolo, pubblicato il 30 novembre, che la casa d’aste, dopo minacce di denuncia, ha cancellato non solo la vendita pubblica del lotto 404, prevista per il 14 dicembre 2022, ma la Vanderkindere ha fatto sapere che vorrebbe acquistare i resti umani dagli attuali proprietari per poterli rimpatriare quanto prima.
Sarà una pura coincidenza, ma la vendita è stata annunciata lo stesso giorno della pubblicazione di un’inchiesta del New York Times riguardanti 18 mila teschi conservati al Musée de l’Homme di Parigi.
L’articolo del quotidiano americano ha denunciato la riluttanza dei francesi nel voler dichiarare l’appartenenza e l’origine di alcuni teschi africani, australiani e indiani d’America che si trovano nei sotterranei del museo.
Il collettivo belga Mémoire coloniale ha chiesto al governo di Bruxelles il sequestro dei teschi in mano alla casa d’aste per poterli autenticare e stabilire la causa della morte.
Dopo l’annuncio del collettivo di voler presentare una denuncia per “occultamento di cadavere”, il banditore Vanderkindere, Serge Hutry, ha voluto specificare: “Si tratta di una vendita legale, in quanto in Belgio non esiste una legislazione in merito. Per anni sono stati venduti teschi umani, arricchiti di brillanti e altro, a Parigi, Londra, Bruxelles e mai nessuno si è preoccupato per questo”.
Secondo il Paris Match Belgique, si sta discutendo a livello politico di una nuova legge e si spera che il legislatore decida di vietare il commercio o il possesso di resti umani nel Paese.
Il clamore suscitato dall’annuncio della vendita proposta a Bruxelles sembra però contraddire l’inchiesta del New York Times per un particolare importante. Il quotidiano newyorkese ritiene che la situazione sia migliore altrove in Europa rispetto alla Francia.
Ma nello stesso Belgio, almeno 300 teschi africani sono ancora nelle mani di istituzioni pubbliche o in possesso di collezionisti privati. Il cranio del re Lusinga, decapitato dal generale belga Emile Storms nel 1884 nella ex colonia e poi portato in Belgio come trofeo di caccia, è tutt’ora nel Museo di Scienze Naturali. Un gruppo di accademici congolesi ha chiesto da tempo la sua restituzione.
Il progetto Human Remains Origins Multidisciplinary Evaluation (HOME), che riunisce scienziati di sette musei e università della monarchia, tra cui l’Africa Museum di Tervuren, è stato lanciato alla fine del 2019 con un finanziamento del governo belga per esaminare la questione dei reperti umani coloniali presenti nel Paese.
L’Olanda ha restituito nel 2009 la testa decapitata e conservata in formaldeide di Badu Bonsu II, un re ghanese, ucciso nel 1838. I resti sono stati trovati casualmente nelle collezioni di anatomia della facoltà di medicina di Leiden dallo scrittore Arthur Japin, che ha immediatamente allertato la rappresentanza diplomatica di Accra all’Aja, sede del governo olandese.
Ma anche questa ex potenza coloniale detiene ancora almeno 40mila resti umani originari dalle Indie Orientali Olandesi (attuale Indonesia). Si tratta per lo più di ossa portate in patria dal medico e anatomista olandese, Eugène Dubois.
Tra i suoi “trofei” c’è anche una calotta cranica preistorica di un giovane indonesiano, testimone dell’anello mancante nell’evoluzione dalla scimmia all’uomo. Da anni tale reperto umano è oggetto di aspre controversie tra l’Aja e Giacarta.
Solo l’idea di vendere all’asta i resti dei popoli colonizzati da Leopoldo II, uno dei monarchi più crudeli che l’Europa abbia mai prodotto e che l’Africa abbia mai avuto, è inconcepibile. Un commercio macabro, in un momento storico nel quale finalmente molte ex colonie hanno deciso di restituire le opere trafugate dal continente africano.
Anche se la casa d’aste ha proposto di voler acquistare i reperti dagli attuali proprietari per poterli restituire al Congo-K potrebbe sembrare una soluzione positiva, ma in effetti tale riacquisto significa assegnare un valore di mercato ai teschi di esseri umani uccisi durante la colonizzazione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news del nostro quotidiano online.
Dalla Nostra Corrispondente di Moda Luisa Espanet Novembre 2024 In genere succede il contrario, sono…
Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari Antonio Mazzeo 20 novembre 2024 Nuovo affare miliardario della…
Speciale per Africa ExPress Costantino Muscau 19 novembre 2024 "Un diplomatico francese sta rubando i…
Speciale Per Africa ExPress Eugenia Montse* 18 novembre 2024 Cosa sapeva degli attacchi del 7…
Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 18 novembre 2024 Un tribunale di Pretoria ha…
Speciale per Africa ExPress Sandro Pintus 17 novembre 2024 Continua in Mozambico il braccio di…
View Comments
Cornelia Toelgyes, anch'io ho vissuto sino ad Agosto di quest'anno in africa , per 10 anni su cantieri governativi in 5 paesi africani, come CEO quindi su una cosa saremmo sicuramente d'accordo, moltissima responsabilità della povertà in africa, non è die Cinesi, dei Turchi, degli europei, o dei marocchini, dei russi o degli americani, ma DELLA CORRUZIONE ENDEMICA che arricchisce di volta in volta i pochi politici locali, e impoverisce i tanti africani. Mi perdoni, la seguo da un po, ma inchieste sulla corruzione poche. Secondo Lei un presidente africano puo diventare ricco di 27 miliardi di dollari (3 manovre del governo italiano) in 8 anni di mandato?
La fortuna dello chef dell'Etat Alassane Ouattara ammontava a 27 miliardi di dollari americani (27.000.000.000 di dollari USA ) selon une source proche des service
https://niarela.net/afrique/scandale-ouattara-amasse-une-fortune-de-27-milliards-de-dollars-us-en-4-ans-de-pouvoir