Cornelia I. Toelgyes
11 dicembre 2022
Dopo oltre quattro anni è finalmente terminata la prigionia del cooperante tedesco Jörg Lange, dell’organizzazione HELP. Il 63enne, laureato in ingegneria, ha lavorato per oltre 30 anni nel settore umanitario prima di essere stato rapito.
L’uomo era stato sequestrato nell’aprile 2018 in Niger, a Ayourou, venticinque chilometri a sud di Inatès, poco distante dal confine con il Mali.
Il rapimento era stato poi confermato dal procuratore generale di Niamey, Cheibou Samna. Anche Bianca Kaltschmitt, vice direttrice della ONG tedesca, aveva comunicato all’epoca dei fatti di essere stata informata durante la notte del sequestro di un collega in Niger, ma allora non aveva volto rendere noto la sua identità.
Insomma, quattro giorni fa l’ostaggio tedesco è stato liberato in Mali. E la Kaltschmitt ha mostrato di essere davvero felice che il suo collega Lange possa finalmente riabbracciare i propri familiari dopo oltre quattro anni e mezzo in mano ai propri aguzzini.
La ONG Help ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla liberazione del loro collaboratore, in particolare l’unità di crisi del ministero degli Affari Esteri tedesco, la polizia criminale, così come le autorità e gli amici del Mali, del Niger e dei Paesi vicini.
L’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel, ha raccontato che, considerate le circostanze, Jörg Lange sta bene. L’uomo è stato rimpatriato in Germania con un aereo militare. Il settimanale ha sottolineato che l’operatore umanitario è stato liberato grazie ai servizi segreti marocchini e ai loro contatti con i gruppi jihadisti del Sahel.
Secondo quanto riporta la stampa tedesca, Jörg Lange, dopo il suo rapimento nel 2018, sarebbe stato venduto al gruppo terrorista Stato Islamico nel Grande Sahara (EIGS).
Durante la sua prigionia, i sequestratori avrebbero inviato diversi video dell’operatore umanitario al governo di Bonn, chiedendo un importante riscatto per la sua liberazione.
Secondo fonti di Rabat, si apprende che il tedesco è stato consegnato dai suoi aguzzini ai mediatori marocchini l’8 dicembre. Lange è stato poi portato immediatamente alla rappresentanza diplomatica di Berlino a Bamako (Mali), dove è stato preso in carico da funzionari del Bundeskriminalamt (polizia criminale tedesca).
L’unità di crisi del governo federale tedesco si è occupata del caso Lange dall’11 aprile 2018, cioè da quando l’operatore umanitario, che dirigeva la ONG “Help” in Niger, è stato preso in ostaggio da persone armate non identificate, arrivate in sella alle loro moto nella regione di Tillabéri, al confine con il Mali. L’autista nigerino del tedesco era stato poi rilasciato poco dopo.
Nel corso degli anni, l’unità di crisi ha fatto decine di tentativi per liberare Lange. Nel settembre 2018, la Bundeswehr (esercito federale tedesco) ha schierato in Niger una piccola squadra di soldati d’élite del Kommando Spezialkräfte (KSK). La squadra doveva analizzare la situazione e ponderare la possibilità di portare a casa Lange grazie a un intervento militare. Il KSK è poi riuscito a localizzare la posizione dell’ostaggio in diverse occasioni. Ma un’operazione di assalto non è mai stata presa seriamente in considerazione a causa dei rischi troppo elevati.
Diversi intermediari della regione si sono ripetutamente fatti avanti. Alcuni di loro hanno fornito a pagamento evidenze che l’ostaggio fosse ancora in vita, ma vari tentativi per liberare il tedesco sono sempre falliti. Si è sempre temuto che Lange non sarebbe sopravvissuto alle difficoltà della detenzione e alle faticose e ricorrenti marce forzate verso nuovi nascondigli.
Ora l’incubo è finalmente terminato e l’operatore umanitario è tornato a casa proprio poche settimane prima di Natale.
Secondo Armed Conflict Location & Event Data Project, dal 2015 sono stati rapiti almeno 25 stranieri e un numero imprecisato di residenti locali in tutto il Sahel.
Nella regione sono ancora nove gli stranieri tenuti in ostaggio dai terroristi, tra questi il reverendo Hans-Joachim Lohre, un sacerdote tedesco rapito a novembre nella capitale del Mali, Bamako; il giornalista francese Olivier Dubois, sequestrato nell’aprile 2021 nel nord del Mali. Lo statunitense Jeffery Woodke è in mano ai suoi aguzzini dall’ottobre 2016. Anche l’ultra ottantenne medico australiano Ken Elliott, rapito il 15 gennaio 2016 a Djibo nel Burkina Faso, insieme alla moglie Jocelyn Elliott, poi rilasciata poco dopo, non è ancora stato liberato. Mentre il cittadino rumeno, Iulian Ghergut, è stato portato via con la forza da uomini armati da una miniera in Burkina Faso nel 2015.
E infine mancano ancora all’appello tre nostri connazionali e un loro amico togolese. Rocco Antonio Langone, la moglie Maria Donata Caivano, Giovanni, figlio 43enne della coppia e il togolese sono stati prelevati da uomini armati dalla loro casa vicino a Koutiala (regione di Sikasso) nel sud del Mali a fine maggio 2022.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacithotmail.it
@cotoelgyes
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