Cornelia I. Toelyes
10 dicembre 2022
Una indagine di Reuters ha portato alla luce un programma di aborti forzati nel nord-est della Nigeria.
Secondo i giornalisti dell’agenzia londinese, dal 2013 l’esercito nigeriano ha portato avanti sistematicamente portando avanti illegalmente un programma segreto di aborti. In base alle testimonianze raccolte, almeno 10.000 donne, ex ostaggi di Boko Haram, sarebbero state costrette all’interruzione di gravidanza una volta liberate dai militari durante i loro interventi.
Ragazze e donne, rapite dai terroristi durante incursioni nei villaggi, vengono costrette a sposare i loro aguzzini, e come gli uomini, devono convertirsi all’islam e, dopo un breve, ma intenso addestramento, sono obbligate a partecipare alle incursioni dei miliziani di Boko Haram.
Dopo essere riuscite a fuggire o essere state liberate dai militari, le donne incinte sarebbero state sistematicamente sottoposte ad aborti forzati dietro ordine dell’esercito. Si tratta per lo più di giovanissime, molte tra loro appena adolescenti.
L’indagine svolta da Reuters si basa su molteplici documenti, testimonianze delle interessate e di membri delle forze armate nigeriane, nonché di operatori sanitari che hanno praticato le interruzioni di gravidanza.
L’esistenza di un programma di aborto gestito dall’esercito non è mai stato denunciata in precedenza. La campagna era basata sull’inganno e sulla forza fisica esercitata sulle le donne, tenute in custodia militare per giorni o settimane.
Una trentina di giovani donne hanno raccontato a Reuters di aver ricevuto iniezioni o pillole abortive senza il loro consenso e spesso a loro insaputa, inquanto non hanno ricevuto informazioni in merito. La maggior parte delle giovani ha capito la situazione solamente quando ha iniziato a perdere sangue e contorcersi dal dolore.
Chi rifiutava la terapia imposta dai militari, veniva picchiato, minacciato con le armi e/o drogato. Altre donne ancora sono state legate per iniettarle farmaci abortivi, hanno raccontato una guardia e un operatore sanitario. La Reuters riporta anche casi di interruzioni di gravidanze chirurgiche per dilatazione e/o per raschiamento-aspirazione.
Due operatori sanitari hanno specificato ai reporter, che in alcuni casi sono state indispensabili trasfusioni di sangue, poiché le ragazze stavano per dissanguarsi.
Alcune donne non sono sopravvissute a queste pratiche forzate. Ben otto fonti, tra queste quattro militari, hanno raccontato agli autori dell’inchiesta di essere stati presenti mentre le donne morivano o di aver visto i loro corpi senza vita nelle caserme.
Naturalmente molti di coloro che hanno praticato gli aborti, hanno dichiarato di aver agito per il bene delle donne. Le future mamme avrebbero potuto avere problemi nella loro comunità, una volta dato alla luce un figlio di Boko Haram, hanno specificato.
Christopher Musa, alto graduato dell’esercito nigeriano e responsabile della controffensiva nel nord-est del Paese, ha ovviamente respinto tutte le accuse. “E’ un insulto ai nigeriani e alla nostra cultura, che rispetta la vita. Non potremmo mai fare una cosa del genere”, ha sottolineato Musa.
Intanto il portavoce del dipartimento di Stato USA, Ned Price, ha detto che si tratta di un rapporto straziante e preoccupante. “Bisogna approfondire la questione, sono necessari ulteriori accertamenti”, ha aggiunto. Mentre ieri, il portavoce del segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, Stephane Dujarric, ha chiesto alle autorità di Abuja di indagare sulle accuse riportate nel rapporto di Reuters riguardanti gli aborti forzati perpetrati dall’esercito.
Dal 2009, inizio dell’insurrezione dei terroristi Boko Haram, sono state brutalmente ammazzate oltre 35 mila persone, 1,8 milioni sono fuggiti dagli attacchi e hanno cercato rifugio in campi per sfollati, mentre più di 280 hanno cercato protezione nei Paesi limitrofi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgtes
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