Costantino Muscau
8 dicembre 2022
Piedi per terra e testa fra le nuvole, anzi nel pallone. Mentre tutto il mondo sportivo è preso dal campionato mondiale di calcio nel Qatar, dove le nazionali africane si sono squagliate nei campi refrigerati – a parte il sorprendente Marocco -, ci sono altri atleti del continente nero che sempre migrano, corrono e ci stupiscono.
E’ successo proprio nell’ultima grande maratona della stagione, la Valencia Trinidad Alfonso (Spagna), iscritta alla più importante categoria, l’Elite Platinum Label. Una stagione dominata dai kenyani, con qualche rara eccezione.
La conferma si è avuta domenica 4 dicembre da un giovanissimo longilineo keniano, Kelvin Kiptum alla sua prima partecipazione alla gara più dura dell’atletica. Kiptum ha fermato i cronometri in 2h 01’53”. Nessun esordiente era mai stato così veloce sui 42,195 chilometri. Nella storia solo due atleti sono stati più bravi di lui al mondo: il connazionale Eliud Kipchoge (2h 01’09”), 38 anni, e l’etiope Kenenisa Bekele (2h 01’41”), 40 anni.
Lo stesso sorprendente il risultato si è avuto nella gara femminile. Anche l’etiope Amane Beriso Shankule, 31 anni, è entrata al terzo posto nella all-time list con il nuovo primato della competizione:2h14’58”.
Kelvin Kiptum e a Amane Beriso (fa parte della scuderia dell’italiano Gianni Demadonna) sono stati i trionfatori a sorpresa di quella che giustamente si fregia del titolo di essere la più veloce delle maratone. Il giovane kenyota fino al 4 dicembre non era proprio uno sconosciuto: aveva già corso per quattro volte la mezza maratona in meno di un’ora negli ultimi 4 anni. Nessuno però avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato in grado di coprire la sua prima distanza intera nel terzo tempo mondiale della storia.
Il giovane atleta (ha compiuto i 23 anni due giorni prima della gara in Spagna) si allena per conto proprio a Chepkorio, nella contea Elgeyo Marakwet (zona sudorientale del Kenya), dove si trova anche il celeberrimo campo di addestramento (il Great Rift Valley Sports Camp) dei più forti runner del mondo.
Il secondo posto è stato conquistato dal tanzaniano Gabriel Gerald Geay (2h03’00”), 26 anni, seguito da un altro keniano, Alexander Mutiso Munyao, (2h03’29), pure ventiseienne. Appena quarto l’etiope trentunenne, campione del mondo, Tamirat Tola, in 2h03’40”.
Quanto alle donne, la più attesa era l’etiope Letesenbet Gidey, 24 anni, primatista mondiale dei 5 mila, 10 mila metri e mezza maratona. Invece è stata staccata dalla connazionale, Amane Beriso, che aveva un personale di 2h20’, risalente al 2016. E ha stabilito sia il suo miglior tempo sia quello della competizione in 2h14’58”.
E anche lei – ripetiamo – si è confermata la terza donna nella storia a scendere sotto le 2he15, dopo il primato appartenente alla due ventottenni keniote Brigid Jepcheschir Kosgei (2h14’04) e Ruth Chepngetich (2h14’18”). Non solo: la Beriso dal 2020 al 2022 non ha corso una maratona, ha ripreso in agosto a Città del Mexico cronometrando 2h25’05” e 14 settimane dopo a Valencia percorre la stessa distanza impiegando quasi 6 minuti in meno!
Anche la seconda classificata, la Gidey, appunto, ha registrato un tempo eccezionale (2h16’49” che la rendono la sesta donna di sempre. Terza la keniana Sheila Chepkirui, 31 anni, pure lei alla sua prima maratona.
Tutti questi strabilianti risultati (fra l’altro, è la seconda volta nella storia che quattro uomini rompono la barriera delle 2h e 4’) hanno fatto arricciare il naso a molti esperti dell’atletica. Il sito Letsrun.com, che se ne intende, si è fatto interprete dei sospetti vaghi che aleggiano su queste performance.
E’ vero che né il giovane Kiptum né la Beriso sono mai stati sospettati di aver fatto uso di sostanze proibite – fa notare LetsRun.com – ma con tanti illustri precedenti messi al bando, occorre tenere alta la guardia.
Proprio alla vigilia della corsa di Valencia, il Kenya l’ha scampata bella. Da 6 anni, infatti, è nella lista dei Paesi ad alto rischio come Albania, Armenia, Georgia, Kyrgyzstan, Moldavia, Turchia, Uzbekistan e Russia.
La Federatletica kenyana temeva di essere bandita causa dell’altissimo numero di dopati che la stanno svergognando a livello mondiale (oltre 70 fino al 2022 sospesi dall’Athletics Integrity Unit (AIU), l’organismo indipendente che si occupa dei controlli. Fra essi alcuni “top runner”, come Diana Kipyokei, Lawrence Cherono e Abraham Kiptum.
Il presidente di World Athletics, Sebastian Coe, il 30 novembre, al termine della due giorni di Consiglio organizzati a Roma dalla Federazione internazionale di Atletica, ha, però, dichiarato: “Il ministro per lo Sport, Ababu Namwamba, mi ha assicurato che il governo stanzierà 25 milioni di dollari in 5 anni per combattere e sradicare il fenomeno. Siamo molto fiduciosi che tutto andrà per il verso giusto”.
Insomma, tolleranza zero, promettono in quel di Nairobi. Incrociamo le dita.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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