Cornelia I. Toelgyes
28 novembre 2022
Mentre i presidenti di sette Paesi del Golfo di Guinea e Sahel erano riuniti a Accra per trovare una soluzione comune volta a arginare l’espansione dei terroristi, giovedì scorso, un nutrito commando di miliziani, presumibilmente appartenenti al Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani (JNIM) ha sferrato un nuovo pesante attacco in Togo.
L’assalto è avvenuto a Tiwoli, nel nord del Togo, al confine con il Burkina Faso e il Benin. Secondo alcuni media locali, sarebbero stati uccisi parecchi soldati. Finora non sono disponibili dichiarazioni ufficiali sul numero delle vittime. Rastrellamenti nella zona sono tutt’ora in corso.
La violenta aggressione non è stata ancor rivendicata, ma da tempo la zona è battuta dai terroristi appartenenti a JNIM e ora, dopo il periodo delle piogge, riescono a spostarsi più facilmente. Senza troppe difficoltà riescono ad attraversare i corsi d’acqua.
JNIM è stato fondato nel marzo 2017, guidato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista touareg, diventato capo jihadista e leader di Ansar Dine, in italiano: ausiliari della religione (islamica). Il “consorzio” comprende diverse sigle, oltre a Ansar Dine e Katiba Macina, sono presenti anche AQMI (al Qaeda nel Magreb Islamico), Al-Mourabitoun.
L’attacco di giovedì si è consumato nella regione delle Savane, dove è stato imposto lo stato di emergenza lo scorso giugno, poi prolungato a settembre fino a marzo 2023.
Nel 2018 le autorità di Lomé hanno lanciato l’Operazione Koundjoare, volta a arginare infiltrazioni jihadiste da oltre confine.
Tiwoli è stata attaccata anche la scorsa settimana dai sanguinari terroristi, che si sono infiltrati dal vicino Burkina Faso e hanno aggredito la località di Kpinkankandi. Una fonte della sicurezza ha fatto sapere che durante i combattimenti sono morte sei persone. Non si conoscono ulteriori dettagli.
L’avamposto militare di Kpinkankandi è stato teatro di violenze anche a maggio. Allora l’attacco è stato rivendicato da JNIM.
Secondo alcuni ricercatori, i gruppi jihadisti stanno creando basi in Burkina Faso e Mali per diffondersi in Benin, Costa d’Avorio e, in misura minore, in Togo, Ghana, Senegal e Guinea. Basta ricordare che a metà aprile anche il Benin è stato teatro di un’imboscata nella zona del parco nazionale Penjari, al confine con il Burkina Faso.
In Burkina Faso, Niger e Mali sono molto attivi diversi gruppi armati. In particolare Katiba Macina (conosciuto anche con il nome di Front de libération du Macina, fondato nel 2015 da Amadou Koufa), legato ad al Qaeda, sta cercando di rafforzare la sua presenza sia nel sud-est del Burkina Faso che nel sud-ovest del Niger. Approfitta delle vaste aree forestali per stabilire nuove basi. Questa pressione si riversa anche sul Benin settentrionale e sul Togo.
Cornelia I. Toelgyes
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