GHANA

Sette Paesi del Sahel si coalizzano per fermare il terrorismo jihadista nel Golfo di Guinea: assente il Mali

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
27 novembre 2022

Una nuova iniziativa per combattere i terroristi del Sahel è stata lanciata pochi giorni fa dai capi di governo degli Stati membri dell’Iniziativa di Accra, della quale fanno parte Burkina Faso, Benin, Costa d’Avorio, Niger, Ghana, Mali e Togo, mentre la Nigeria è stata accolta in qualità di osservatore.  Assenti alla conferenza i rappresentanti di Bamako.

Nana Akufo-Addo, presidente del Ghana

In un comunicato del 23 novembre 2022, capi di Stato e di governo presenti al meeting, hanno ribadito il loro impegno di voler utilizzare le proprie risorse per rendere operativa una task force multinazionale congiunta entro un mese, volta a combattere il terrorismo nella sub-regione.

Il contingente dovrebbe comprendere 10.000 militari africani con base a Tamale, in Ghana e una componente di intelligence a Ouagadougou.

La forza multinazionale si concentrerà sul partenariato e sul sostegno reciproco tra gli Stati membri, comprese le operazioni congiunte, l’addestramento e la condivisione di informazioni.

Per renderla operativa l’Iniziativa di Accra ha bisogno di circa 550 milioni di dollari, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) si è detta pronta a contribuire alla mobilitazione di questi fondi.

Ma la posizione del Burkina Faso è poco chiara. In un comunicato rilasciato dal governo di Ouagadougou si evince che non permetterà la presenza di forze straniere sul proprio territorio, pur appoggiando l’iniziativa.

Alla riunione, che si è svolta il 22 novembre 2022 a Accra, capitale del Ghana, erano presenti anche esponenti dell’ Unione Europea, nonché di Gran Bretagna e Francia.

Secondo alcuni esperti, l’Iniziativa vuole aprirsi  verso donatori internazionali, in quanto necessita di fondi esterni, nonché di mezzi tecnici per raggiungere il proprio obiettivo.

L’Iniziativa di Accra è stata lanciata nel settembre 2017 da Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Ghana e Togo in risposta alla crescente insicurezza legata alle aggressioni dei terroristi nella regione.

Diversi partner occidentali stanno cercando di ridefinire la loro strategia nella regione, dato che le relazioni con la giunta di transizione militare al poter in Mali si è ulteriormente deteriorata, a causa delle sempre più stretta collaborazione di Bamako e Mosca e il gruppo Wagner.

Gli attacchi dei jihadisti si susseguono e pochi giorni fa pochi giorni fa La Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) ha presentato una indagine su violazioni e crimini commessi contro la popolazione civile tra giugno 2018 e giugno 2022.

FIDH ha raccolto quasi un centinaio di testimonianze, in particolare nelle aree di Ségou e Mopti (al centro del Paese). Il fascicolo accusa tutte le parti in causa: raggruppamenti jihadisti, gruppi di autodifesa, forze armate maliane (FamA) e i loro partner paramilitari russi.

Esecuzioni sommarie, stupri, arresti arbitrari, saccheggi sono all’ordine del giorno, per non parlare di un “centro di tortura gestito dal gruppo Wagner” a Diabaly. Ma Bamako sostiene di aver sempre operato nel massimo rispetto dei diritti umani.

E per finire in bellezza, lunedì scorso il governo di transizione del Mali ha vietato qualsiasi attività alle ONG finanziate dalla Francia, lasciando così senza aiuti milioni di persone in stato di necessità.

Anche le aggressioni dei terroristi continuano senza sosta. L’ultimo risale a lunedì scorso in un campo per sfollati, situato a Kadji, nei pressi di Gao, nel nord del Paese. Secondo quanto riporta OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari), il 21 novembre durante l’attacco sono state uccise 11 persone. Miliziani di un gruppo armato hanno incendiato capanne, saccheggiato viveri e rubato tutto il bestiame.

Da domenica scorsa non si hanno più notizie di un religioso tedesco, Hans Joachim Lohre, della congregazione dei Missionari d’Africa. Anche se finora nessun gruppo terrorista ha rivendicato il suo rapimento, si è propensi a credere che sia stato sequestrato dai jihadisti. Un déjà vu a maggio, quando sono spariti tre italiani, originari di Potenza, e un loro amico, un cittadino togolese, in Mali.

“Il deterioramento della situazione della sicurezza nel Sahel minaccia di coinvolgere l’intera regione dell’Africa occidentale”, ha specificato il presidente ghanese, Nana Akufo-Addo, all’apertura del meeting e ha aggiunto: “I gruppi terroristici, incoraggiati dal loro apparente successo nella regione, sono alla ricerca di nuovi terreni operativi verso sud“.

Iniziativa Accra, conferenza novembre 2022

Mentre il presidente del Consiglio dell’UE, Charles Michel ha sottolineato: “Per anni abbiamo parlato del rischio di un’avanzata dei jihadisti dal Sahel verso il Golfo di Guinea. Oggi tale minaccia si è trasformata in realtà”.

Il vertice si è tenuto proprio in un momento in cui diversi partner hanno annunciato il ritiro delle loro truppe dalla missione di pace dell’ONU (MINUSMA) in Mali.

Da agosto la Francia non è più presente in Mali con l’Opération Barkhane. Parigi ha ancora circa 3.000 truppe nel Sahel, ma Emmanuel Macron, in un recente comunicato ha fatto sapere che entro sei mesi finalizzerà le nuove strategie di difesa in Africa.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail. It
@cotoelgyes
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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