Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
17 novembre 2022
Dopo aver posto fine alla sua decennale presenza militare in Mali, ad agosto, con la partenza dell’ultimo soldato dell’operazione antiterrorismo Barkhane, la Francia ha ora deciso di sospendere anche il suo Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) al Paese.
Parigi ha preso questa decisione già qualche settimana fa, come riporta il quotidiano francese Le Monde; ma non c’è stato nessun comunicato ufficiale in proposito. La notizia è trapelata grazie a una lettera, firmata da 35 organizzazioni francesi attive in Mali (Collectif Sud), indirizzata al presidente francese. Nella missiva le ONG chiedono a Macron di rivedere la posizione della Francia, in quanto, precisa Collectif Sud : “La sospensione degli aiuti comporterà la cessazione di attività essenziali e persino vitali, svolte a beneficio di popolazioni in situazioni di grande povertà”. Attualmente il 35 per cento dei maliani, ossia 7,5 milioni di persone, necessitano di aiuti umanitari.
La posizione della Francia non è nuova. Con l’arrivo dei mercenari russi nella Repubblica Centrafricana, sono cresciute le tensioni tra Bangui e Parigi. Nel giugno dello scorso anno Macron ha sospeso qualsiasi aiuto finanziario alla ex colonia francese.
Anche se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovato la missione di pace in Mali, MINUSMA, lo scorso giugno per un altro anno, ora parecchi contingenti sono pronti a ritirarsi. Dunque il futuro dei caschi blu nel Paese appare assai incerto.
La Svezia aveva già annunciato a marzo di quest’anno che avrebbe ritirato i suoi 220 caschi blu nel giugno 2023, ben un anno prima del previsto. Stoccolma non ha dato spiegazioni in merito, ma precedentemente aveva dichiarato che l’arrivo dei contractor russi in Mali, operazione non apprezzata dai Paesi europei, rende insostenibile la presenza delle forze svedesi.
Una fonte governativa di Berlino ha annunciato ieri che i propri soldati lasceranno il Mali al più tardi a fine 2023. Un annuncio ufficiale in tal senso è atteso per martedì prossimo. Attualmente partecipano oltre 1.100 soldati della Bundeswehr alla Missione MINUSMA, lanciata nel 2013 per rafforzare la sicurezza nel Paese, afflitto da attacchi jihadisti.
La città di Gao, nel Mali orientale, ospita il campo principale dell’esercito tedesco, le cui truppe sono impegnate nella protezione dell’aeroporto. I voli di ricognizione della Bundeswehr sono stati interrotti più volte negli ultimi mesi a causa di tensioni tra Bamako e Berlino.
E, a metà agosto, il governo tedesco aveva chiesto chiarimenti sulla presenza di 20-30 persone all’aeroporto di Gao che non potevano assolutamente far parte delle forze armate maliane (FAMa). Sono stati visti mentre stavano caricando e scaricando un aereo che potrebbe essere stato consegnato al Mali dalla Russia.
Anche la Gran Bretagna e la Costa d’Avorio hanno annunciato il ritiro delle loro truppe in Mali. Londra ha detto che riporterà a casa i suoi uomini, ma finora non è stata comunicata una data precisa. Le forze britanniche in seno di MINUSMA sono note per le loro attrezzature ad alta tecnologia, grazie alle quali hanno potuto affrontare al meglio gli attacchi dei terroristi.
James Heappey, ministro di Stato con delega per il dicastero delle Forze Armate e i Veterani, durante un suo intervento al parlamento britannico ha argomentato: “Due colpi di Stato in tre anni a Bamako hanno messo a dura prova gli sforzi internazionali per raggiungere la pace”. Heappey ha inoltre sottolineato il suo disappunto per la presenza dei mercenari del gruppo Wagner in Mali.
Infine ha dato forfait anche la Costa d’Avorio. I 900 soldati ivoriani lasceranno progressivamente il Mali entro agosto 2023. Nel comunicato, rilasciato da Abidjan e subito ripreso sull’account Twitter di Serge Daniel, giornalista sempre ben informato sulla situazione in tutto il Sahel, viene precisato che “la rotazione della compagnia di protezione con sede a Mopti e il dispiegamento di agenti e ufficiali di polizia, previsti rispettivamente per ottobre e novembre 2022 non possono più essere effettuati”.
La Costa d’Avorio ha motivazioni precise per abbandonare qualsiasi collaborazione con Bamako, in quanto da luglio dello scorso anno il governo di transizione del Mali detiene ancora in carcere 46 “mercenari” ivoriani. I soldati dovevano essere impegnati nell’ambito delle operazioni di supporto logistico di MINUSMA, ma il governo di transizione ritiene che siano mercenari.
Intanto l’esercito maliano è accusato di nuovi abusi nei confronti della popolazione civile. Da alcuni mesi l’esercito maliano sta conducendo numerose operazioni antiterrorismo nel Mali centrale, dove il Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani (JNIM) ha preso il controllo di diverse aree. Un’operazione di questo fine settimana nel villaggio di Birga, nella regione di Mopti, avrebbe portato all’esecuzione di diversi abitanti, altri sono stati arrestati.
Molti abitanti di Birga sono fuggiti nella boscaglia. Altri interventi militari sono stati segnalati domenica 13 e lunedì 14 novembre nella stessa area. Finora non è stato possibile verificare cosa sia successo.
E intanto non si hanno più notizie dei tre italiani, Rocco Antonio Langone, la moglie Maria Donata Caivano, Giovanni il figlio 43enne della coppia e un cittadino togolose, loro amico, rapiti lo scorso 20 maggio Sizina, a 11 chilometri dalla cittadina di Koutiala (regione di Sikasso) nel sud del Mali. Sul loro sequestro è calato il silenzio totale.
Cornelia I. Toelgyes
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