CIAD

Manifestazioni contro il regime in Ciad i militari picchiano duro: oltre ottanta morti e decine di feriti

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
30 ottobre 2022

Venerdì scorso si sono tenuti i funerali di Oredje Narcisse, un giornalista ciadiano, uno delle decine e decine persone uccise il 20 ottobre scorso durante le proteste dei cittadini contro la proroga del periodo di transizione.

Bagno di sangue in Ciad durante le manifestazioni del 20 ottobre 2022

Narcisse è stato ucciso davanti alla sua casa a N’Djamena, capitale del Ciad, il 20 ottobre, quando centinaia di persone hanno protestato in tutto il Ciad per chiedere una transizione più rapida. Il giovane Mahamat Idriss Déby, figlio dell’ ex capo di Stato, ucciso nell’aprile 2021, ha preso il potere lo stesso giorno dell’annuncio della morte del padre.

Il governo ha parlato di 50 morti, secondo altri sarebbero oltre 80, i feriti sarebbero almeno 300, per non parlare degli arresti arbitrari, denunciate da diverse ONG. Parecchi manifestanti, per lo più giovani, sarebbero stati portati in prigioni fuori dalla capitale, in galere di massima sicurezza come quella di Koro Toro, nel nord del Paese.

A capo di una giunta militare, il figlio aveva promesso una transizione rapida di soli 18 mesi. Ma l’8 agosto scorso, al termine del Dialogo nazionale inclusivo e sovrano, il 39enne Déby è stato nominato definitivamente presidente del Ciad per i prossimi due anni. Dunque le “elezioni libere, democratiche e trasparenti dovranno attendere.

Mahamat Déby, presidente del Ciad

La popolazione è insorta, e dieci giorni fa è scesa nelle strade e nelle piazze in diverse città del Paese per protestare contro l’estensione della transizione, manifestazioni che sono state represse dalle forze dell’ordine con il sangue.

Saleh Kebzabo, ex oppositore del passato regime di Déby padre, è stato nominato primo ministro dall’attuale presidente poco più di due settimane fa, ha definito le proteste del 20 ottobre come “un’insurrezione armata”, mentre varie associazioni dei diritti umani hanno affermato che i civili sono stati letteralmente massacrati dalle forze dell’ordine.

Venerdì si sono tenuti i funerali di molte delle vittime della carneficina a di N’Djamena, nonostante le forti inondazioni abbiano impedito l’accesso al cimitero principale della città. Le sepolture sono stati rinviate più volte per le autopsie e la conta dei corpi.

Dal 20 ottobre è in vigore il coprifuoco. Inizialmente la durata è stata di ben 18 ore; da mercoledì scorso, invece, il governo ha alleggerito la restrizione dalle 22.00 alle 06.00.

Dopo i gravissimi fatti del 20 ottobre, la CEEAC (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale) ha dato incarico al capo di Stato del Congo-K, Felix Tshisekedi, nonché presidente di turno dell’organizzazione, come mediatore regionale per la crisi in Ciad.

La nomina è avvenuta al termine di un vertice straordinario della CEEAC, che si è tenuto a Kinshasa il 25 ottobre scorso sul Processo di transizione politico in Ciad. Al meeting erano presenti Capi di Stato o rappresentanti degli 11 Paesi membri dell’organizzazione, tra loro anche il leader di N’Djamena.

La direttrice per l’Africa centrale di International Crisis Group, Enrica Picco, è stata molto esplicita per quanto concerne l’attuale situazione in Ciad: “Déby può adottare lo stesso regime brutale del padre. Ma c’è ancora tempo per correggere questa preoccupante deriva autoritaria e riportare il Paese sulla strada verso una reale transizione e un sistema politico più democratico”.

La signora Picco non ha nemmeno risparmiato gli oppositori del regime. Secondo lei dovrebbero condannare a gran voce le proteste violente e mettere in campo tutti mezzi legali previsti dalla Carta di transizione per garantire elezioni trasparenti”.

Venerdì è stato sequestrato un ambientalista con doppia nazionalità, francese e australiana. Un sequestro lampo, in quanto solo poche ore fa le autorità di N’Djamena hanno annunciato il suo rilascio, senza far trapelare ulteriori dettagli.

Il rapimento è avvenuto nella provincia nord-orientale di Wadi Fira, al confine con il Sudan, mentre il 51enne Jérome Hugonnot stava tornando dalla capitale insieme a due colleghi alla base della riserva Oryx.

A una ventina di chilometri dalla loro meta, la vettura dei malcapitati è stata bloccata da sei uomini. I criminali sarebbero saliti sulla macchina e ripartiti immediatamente con il franco-australiano dopo avergli bendato gli occhi, lasciando a piedi gli altri due passeggeri, che hanno impiegato ore prima di poter lanciare l’allarme.

Dispiegamento delle forze dell’ordine dopo il rapimento del franco-australiano

L’uomo è direttore del  Parc Oryx (parco delle antilopi orici, ), che si estende su una superficie di 77.950 chilometri quadrati, e è gestito dal Sahara Conservation Fund (SCF), una ONG per la protezione della fauna selvatica.

Le autorità ciadiane hanno assicurato di aver mobilitato le forze di sicurezza per catturare i rapitori.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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