Francesca Piana
Milano, 23 ottobre 2022
Julian Assange non è un hacker. Ecco cosa scrive Stefania Maurizi nel suo libro “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks”, (Chiarelettere ed. 2021): “Julian Assange è un giornalista, ma il Dipartimento della giustizia di Trump ha tentato di rappresentarlo come un hacker o un cybercriminale nel tentativo di aggirare la protezione costituzionale del First Amendment… Era il mondo alla rovescia dell’amministrazione Trump, pensano in molti.
Purtroppo, con la presidenza Obama non era andata molto meglio. …L’obiettivo del complesso militare e d’intelligence degli Stati Uniti e dei loro alleati è distruggere WikiLeaks, far fuori un’organizzazione giornalistica che, per la prima volta nella storia, ha creato una crepa profonda e persistente in quel potere segreto, che da sempre non risponde a nessuno e usa il segreto di Stato non per proteggere la sicurezza dei cittadini, ma per garantirsi l’impunità, nascondere incompetenza e corruzione.
Nessun’altra organizzazione giornalistica al mondo ha pubblicato sistematicamente centinaia di migliaia di documenti classificati e lo ha fatto per oltre un decennio, con un impatto mondiale… WikiLeaks ha dimostrato che la battaglia contro il potere segreto può essere vinta. Fino a quando esisterà e sarà attiva, quel potere la percepirà come una minaccia esistenziale…”
In un articolo pubblicato sul quotidiano islandese “Stundin” (26-6-2021) si legge che: “anche se il Dipartimento di Giustizia americano aveva speso massicce risorse per costruire un caso contro Assange durante la presidenza di Obama, aveva poi deciso di non incriminare Assange.
La principale preoccupazione era che risultava estremamente difficile fare una distinzione tra le pubblicazioni di WikiLeaks e quelle del “New York Times” dello stesso materiale e andare contro l’uno avrebbe posto gravi problemi relativamente al First Amendment (protezione costituzionale della libertà di stampa, ndr)…
L’amministrazione Trump aveva chiaro che, se avessero potuto dimostrare che Assange anziché un giornalista era un criminale, le accuse sarebbero state valide e in questo la testimonianza di Thordarson era chiave…
Si legge nell’articolo apparso su “Stundin”: “Un testimone chiave del caso del Dipartimento di Giustizia contro Julian Assange ha ammesso di avere fabbricato accuse decisive nell’incriminazione contro il fondatore di WikiLeaks.
Il testimone, con una documentata storia di sociopatia e più volte condannato per abusi sessuali di minori e frodi finanziarie di grande portata, ha anche confessato di aver portato avanti la sua follia criminale mentre collaborava con il Dipartimento di Giustizia del FBI avendo ricevuto una garanzia di immunità dall’accusa….E ancora: Sigurdur Ingi Thordarson era stato reclutato dalle autorità degli Stati Uniti per costruire il caso contro Assange dopo averli indotti a credere di essere stato in precedenza uno stretto collaboratore di Assange… in realtà aveva solo e su base limitata cercato fondi nel 2010, cogliendo l’opportunità per sottrarre 50.000 dollari dall’organizzazione…(per leggere l’articolo https://stundin.is/grein/13627/key-witness-in-assange-case-admits-to-lies-in-indictment/)
“Lo trascinarono fuori in sette, sollevato per le gambe e per le braccia, mentre lui resisteva, gesticolava e gridava. Gli agenti della Metropolitan Police, che tutto il mondo conosce come Scotland Yard, erano in abiti civili. Se avessero indossato le uniformi, probabilmente, la scena sarebbe apparsa ancora più cruda, da Stato autoritario.
Anche per l’Ecuador di Lenin Moreno sarebbe stata un simbolo di imbarazzante sottomissione. Quelle immagini erano già abbastanza brutali così. E tutto il pianeta guardava. Un giornalista inerme, dalla salute minata da nove anni di detenzione arbitraria, prelevato a forza dalla polizia, ammanettato, il volto di un pallore spettrale, capelli e barba bianca da eremita… Quell’11 aprile 2019 intorno alle 10:50 di mattina ora di Londra… Scotland Yard era potuta entrare nell’ambasciata perché aveva ottenuto l’autorizzazione dell’Ecuador di Lenin Moreno, che gli aveva revocato l’asilo…Due mesi prima il “Financial Time” aveva annunciato che il paese latinoamericano aveva ottenuto un prestito di 4,2 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale… da tempo ormai il presidente dell’Ecuador aveva riallineato il paese agli Stati Uniti… Era stata una minuscola ambasciata che ci aveva sempre accolti. Ora sembrava una prigione… con la fine della presidenza di Rafael Correa, tutto era cambiato… fino a quando al potere c’era stato Rafael Correa, all’interno dell’ambasciata Assange era protetto… il 27 marzo 2018… l’Ecuador di Lenin Moreno tagliò Assange fuori dal mondo: non poteva più ricevere visite, a eccezione dei suoi avvocati, e non poteva neppure connettersi alla rete…Era isolato da tutti.”
Scrive Stefania Maurizi nel suo libro: “Dal 2010 Assange ha provato a cercare ogni possibile rifugio. Si è chiuso in un’ambasciata e ha cercato protezione nell’asilo e nella legge internazionale.
Ha bussato alle porte del Working Group delle Nazioni Unite, a quelle del relatore speciale Onu contro la tortura. Niente e nessuno ha potuto impedire la distruzione della sua salute fisica e mentale. Né il Quarto potere gli è stato d’aiuto, anzi, ha enormi responsabilità…il potere segreto vuole colpire lui e la sua organizzazione ma anche intimidire qualunque altro giornalista whistleblower e fonte esponga i suoi crimini e le sue corruzioni…
Il caso va ben oltre la vita e la libertà del fondatore di WikiLeaks e dei suoi collaboratori: è la battaglia per un giornalismo che espone il livello più alto del potere, quello in cui si muovono diplomazie, eserciti e servizi segreti.
Un livello che nelle nostre democrazie – soprattutto quelle europee – il cittadino comune spesso nemmeno percepisce come rilevante per la sua vita… Eppure quel potere, schermato dal segreto di Stato, decide eccome la sua vita. Decide per esempio se il suo paese passerà vent’anni a fare la guerra in Afghanistan mentre non ha le risorse per scuole e ospedali, come nel caso dell’Italia. O se un cittadino tedesco viene improvvisamente sequestrato, consegnato alla Cia, torturato e stuprato perché scambiato per un pericoloso terrorista, mentre era innocente.
Oppure se un uomo possa sparire dalle vie di Milano, a mezzogiorno, proprio come nel Cile di Pinochet, rapito dalla Cia e dai servizi segreti italiani, con i responsabili che rimangono liberi come l’aria…”
“Su questo potere segreto il cittadino comune non ha alcun controllo, perché non ha accesso alle informazioni riservate su come opera.
Per la prima volta nella storia, però, WikiLeaks ha aperto un profondo squarcio in questo potere segreto, permettendo a miliardi di persone nel mondo di accedere sistematicamente e senza restrizioni a enormi archivi di documenti classificati che rivelano come agiscono i nostri governi quando, al riparo dagli sguardi dei cittadini e dei media, preparano guerre e commettono atrocità… Nei regimi non è possibile farlo senza andare incontro a gravissime conseguenze.
Nelle società non autoritarie, invece, deve essere possibile. Per questo motivo il processo al fondatore di WikiLeaks deciderà il futuro del giornalismo nelle nostre democrazie… Il potere segreto agisce nell’impunità tanto nelle dittature quanto nelle democrazie.
Negli stati autoritari usa il pugno di ferro alla luce del sole…nelle democrazie invece il suo pugno di ferro è nascosto sotto a un guanto di velluto. Non c’è bisogno di essere brutali quando si può far crollare un giornalista con la tortura psicologica invece che con quella fisica…”
“Era marzo del 2010… a farsi vivo fu Julian Assange. Voleva richiamare la mia attenzione su un documento segreto dell’amministrazione Bush su WikiLeaks. L’analisi del controspionaggio Usa coglieva lo scopo… l’obiettivo di WikiLeaks.org è assicurare che l’informazione fatta filtrare (leaked) venga distribuita attraverso molte giurisdizioni, organizzazioni e individui in modo che una volta diffusa su internet sia estremamente difficile far sparire del tutto la documentazione…. Avendo concluso che rappresentava una minaccia, WikiLeaks andava distrutta… WikiLeaks aveva poco più di un anno quando il controspionaggio di una superpotenza, gli Stati Uniti, aveva già deciso che andava distrutta…WikiLeaks divenne un caso mondiale dopo che il 5 aprile 2010 pubblicò un video segreto dal titolo Collateral Murder in cui si vedeva un elicottero americano Apache sterminare civili inermi a Baghdad mentre l’equipaggio rideva…il filmato risaliva al 12 luglio 2007 ed era un file del Pentagono…il video smentiva le affermazioni ufficiali: non era in corso alcun combattimento….una cosa è uccidere civili nel corso di un combattimento, senza avere intenzione di farlo, un’altra è prenderli di mira in modo deliberato. Nel primo caso si parla di danno collaterale, nel secondo di crimine di guerra… poteva aprire le porte a un’indagine sui crimini di guerra dei soldati americani…. WikiLeaks divenne un vero e proprio caso internazionale.”
“Il 6 giugno il magazine americano “Wired” rivelò che in Iraq un ragazzo statunitense di 22 anni era stato arrestato dopo aver raccontato in chat di essere stato lui ad aver passato a WikiLeaks il video e altre centinaia di migliaia di documenti segreti del governo Usa…si chiamava Bradley Manning ed era un analista dell’intelligence dell’esercito degli Stati Uniti in missione in Iraq….giovane analista molto intelligente con problemi di identità sessuale, tanto che successivamente avrebbe cambiato sesso e assunto il nome di Chelsea Manning. …uno spirito critico e indipendente… arrivato in Iraq capì di essere coinvolto in qualcosa a cui era del tutto contrario… Aveva scoperto violazioni dei diritti umani gravissime…poteva girarsi dall’altra parte ma aveva fatto la scelta più difficile, aveva passato i file all’organizzazione di Julian Assange… voglio che la gente veda la verità perché senza informazione l’opinione pubblica non può prendere decisioni in modo consapevole…era una whistleblower che aveva fatto uscire quei documenti per innescare un dibattito pubblico…e scoprire e punire i responsabili di crimini di guerra…. Denunciata, Chealsea Manning …era stata arrestata nel maggio del 2010… Ricevendo una condanna penale senza precedenti, ha provato a suicidarsi due volte sotto la presidenza Obama e una volta sotto quella di Trump.” Rientrava nella strategia del controspionaggio americano per distruggere WikiLeaks.
Francesca Piana
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