11 ottobre 2022
Il secondo anno di guerra nel Tigray sta per concludersi. Abiy Ahmed, primo ministro etiopico nonché premio Nobel per la Pace nel 2019, aveva previsto un conflitto lampo, ma evidentemente così non è stato.
I nemici di Abiy sono i leader del TPLF (Tigray People’s Liberation Front) che governano il Tigray. Le loro truppe del TDF (Tigray Defense Forses), conoscono bene il terreno impervio di questa regione, all’estremo nord dell’Etiopia, al confine con l’Eritrea. E’ una terra aspra, con alte montagne e strette pianure.
L’attuale leader del TPLF, faceva parte dei guerriglieri che dalla fine degli anni 70 hanno combattuto durante la guerra di liberazione dalla dittatura di Mènghistu Hailé Mariàm. L’esercito etiopico, i russi, i cubani ed i nord coreani hanno provato a sconfiggere i ribelli di allora, senza riuscirci.
Le truppe del TDF sono ben addestrate e continuano i combattimenti senza sosta contro l’esercito di Addis Abeba e gli eritrei di Isaias Aferwerki, grande alleato di Abiy in questo sanguinoso conflitto. Ma a farne le spese è, come sempre, la popolazione civile del Tigray.
La gente è sfinita. Mancano cibo, beni di prima necessità, medicinali. Proprio pochi giorni fa un medico dell’ospedale Ayder, il più grande nosocomio di Makallé, capoluogo del Tigray, è riuscito a parlare con i reporter della BBC via Whatsapp, grazie a una connessione satellitare.
Il medico, Fasika Amdeslasie, ha spiegato la devastante situazione. “Mancano gli anestetici, i liquidi per le flebo, gli antibiotici. Noi medici siamo impotenti. Non siamo più in grado di curare i nostri pazienti: la maggior parte sono destinati a morire”.
Il medico ha precisato che dallo scorso giugno non arrivano più i rifornimenti necessari per praticare la dialisi ai pazienti con grave insufficienza renale. “Abbiamo già perso 90 malati che soffrono di questa grave patologia. Mi chiedo cosa succederà nel prossimo futuro agli altri 25, ancora in vita per miracolo”.
Medici e infermieri, in quanto dipendenti statali, non ricevono lo stipendio da maggio dello scorso anno.
Dalla fine di agosto sono ripresi i combattimenti, bloccando così nuovamente gli accessi ai convogli umanitari. E secondo PAM (Programma Alimentare Mondiale) l’insicurezza alimentare nel Tigray è estremamente preoccupante. La fame è usata come arma per strangolare la popolazione civile
I rifornimenti non arrivano, i servizi bancari continuano a essere bloccati, i collegamenti telefonici sono interrotti, è praticamente impossibile parlare con qualcuno. Noi di Africa Express, riusciamo a parlare con i nostri stringer dotati di connessioni telefoniche satellitari.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, attualmente 5,4 milioni di persone – circa tre quarti della popolazione del Tigray – hanno bisogno di aiuti alimentari urgenti. In molte zone il solo cibo a disposizione sono le radici. Anche l’acqua potabile è diventata preziosa.
Per lo scorso fine settimana l’Unione Africana ha voluto organizzare nel giro di pochi giorni un nuovo incontro tra le parti in conflitto.
Il meeting avrebbe dovuto svolgersi in Sudafrica, dove ha sede il Parlamento panafricano (PAP). Ai negoziati di pace avrebbero dovuto partecipare anche diversi mediatori, come l’inviato speciale dell’UA, l’ex presidente nigeriano Olesegun Obasanjo, con il supporto di Uhuru Kenyatta, ex capo di Stato del Kenya e di Phumzile Mlambo-Ngcuka, ex vicepresidente sudafricano. Per problemi logisitici il meeting è stato poi annullato.
Un diplomatico di Addis Abeba ha dichiarato all’AP che circa 100.000 truppe eritree, tra cui circa 10 divisioni meccanizzate, sono coinvolte negli attuali combattimenti. Immagini satellitari mostrano un vasto dispiegamento di militari all’interno dell’Eritrea, vicino al confine con il Tigray. Nell’ex colonia italiana è in atto da tempo una mobilitazione generale per rafforzare il proprio esercito che combatte a fianco delle forze etiopiche e tenta di invadere il Tigray da nord.
I combattimenti si intensificano ogni giorno di più. Decine di migliaia di soldati si scontrano quotidianamente lungo il confine settentrionale del Tigray con l’Eritrea. Si combatte su diversi fronti, tra questi Rama, Tserona e Zalambessa.
Alcune fonti temono che Sciré (città nel nord ovest del Tigray, nella zona di Badme) possa essere catturata dalle forze etiopiche ed eritree. Ma il TDF farà tutto il possibile per evitare che cada. La sua perdita metterebbe in pericolo i territori fino ad Adua, sempre al confine con l’Eritrea. Al momento attuale la situazione è delicata,
Gli scontri via terra sono supportati da bombardamenti con i droni. E sono sempre i civili a pagare il prezzo più alto di questa guerra, ignorata da gran parte del mondo. Un conflitto che costa molto. Non solo in termini economici, soprattutto in vite umane. La pace non può attendere.
Africa ExPress
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Well done
Potete spiegare le ragioni della guerra? Come mai il Tigray ha un proprio esercito e chi gli fornisce armi? Vogliono l'indipendenza dal resto dell'Etiopia? La popolazione civile del Tigray è d'accordo che i loro leader fanno la guerra alla capitale? Perché chiaramente i militari nel Tigray non sembrano occuparsi delle persone, ci sono corridoi umanitari? Grazie
Grazie Simona. Cogliamo il tuo invito e nei prossimi giorni vedremo di fare un articolo in cui si spieghi bene i motivi di questa guerra.