Cornelia I. Toelgyes
3 ottobre 2022
Si chiamava Mohammed Ali e aveva 37 anni, medico, un tanzaniano che aveva scelto di lavorare in Uganda. Il 26 settembre è stato contagiato dall’ebola e venerdì scorso è morto all’ospedale di Fort Portal, città che dista 300 chilometri dalla capitale Kampala.
Il ministro della Sanità ugandese, Jane Ruth Aceng, ha postato sul suo account Twitter: “Mi dispiace dover comunicare che abbiamo perso il primo medico a causa dell’ebola”.
Altri 65 operatori sanitari sono attualmente in isolamento, in quanto sono venuti in contatto con pazienti contagiati dal virus killer e giovedì scorso 6 tra questi sono risultati positivi, altri due, invece ammalati in condizioni gravi.
Finora sono stati confermati 35 casi, ma, secondo il ministero della Sanità, si teme che possano essere molti di più. E’ stato accertato che sette persone sono già morte a causa della grave patologia. Altre 18 persone decedute sono state sepolte prima che potesse essere effettuato il test.
L’epidemia di Ebola in Uganda si sta rivelando più difficile da gestire rispetto alle epidemie più recenti, ma il presidente, Yoweri Museveni, ha respinto le richieste di isolamento, poiché “ebola non si diffonde come il coronavirus”, non è una malattia trasmessa per via aerea.
Il capo di Stato ha dichiarato che mercati, scuole e luoghi di culto rimarranno aperti, ma ha esortato la popolazione a osservare l’igiene personale e di evitare i contatti ravvicinati.
Le autorità ugandesi e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno confermato il 20 settembre 2022 la presenza dell’epidemia di ebola di tipo “Sudan”, un ceppo relativamente raro.
I virus Ebola fanno parte della famiglia dei Filoviridae e del genere Ebolavirus, del quale esistono 5 ceppi: Bundibugyo ebolavirus, Reston ebolavirus, Sudan ebolavirus, Tai Forrest ebolavirus (che sostituisce il nome precedente Costa d’Avorio) e Zaire ebolavirus.
L’OMS ha spiegato che sono stati individuati sette precedenti focolai del ceppo Ebola Sudan, quattro in Uganda e tre in Sudan. In Uganda l’ultimo focolaio di Ebola Sudan risale al 2012, mentre quello di Ebola Zaire al 2019.
L’attuale ceppo di ebola Sudan ha finora colpito quattro distretti nel Paese, tra questi Mubende, con epicentro nella sotto-contea di Madudu, Kyegwegwa, Kassanda e il distretto di Kagadi.
Il ministro della Sanità ha detto che molta gente è scappata da Madudu, perché convinta che fosse stregata. “Sono fuggiti da parenti o amici per farsi aiutare, per curare quella che per loro era una strana malattia che non capivano. Tuttavia, grazie a vari incontri e interventi, gli abitanti di Madudu hanno ora capito che si tratta di ebola e non di stregoneria”, ha aggiunto il ministro.
La malattia da virus Ebola è spesso fatale, ma ora sono disponibili vaccini e trattamenti. Il virus viene trasmesso all’uomo da animali infetti. Il contagio avviene attraverso i fluidi corporei e i sintomi principali sono febbre, vomito, emorragia e diarrea.
L’OMS ha dichiarato che la immunizzazioni ad anello delle persone ad alto rischio con il vaccino Ervebo è stata molto efficace nei recenti focolai nella Repubblica Democratica del Congo e altrove, ma che questo vaccino è stato approvato solo per proteggere contro il ceppo Zaire.
Un altro vaccino, prodotto da Johnson & Johnson, potrebbe risultare idoneo, ma non è ancora stato testato specificamente contro il ceppo sudanese.
Ciononostante Museveni ha dichiarato che il suo governo sta valutando se approvare i vaccini in via sperimentale.
Dunque al momento attuale non esiste ancora un vaccino approvato per il ceppo ebola Sudan. I funzionari sanitari ugandesi, compresi quelli dell’OMS, si stanno mobilitando per cercare finanziamenti per controllare l’epidemia.
Yonas Tegegn Woldermariam, rappresentante dell’OMS in Uganda, teme che i fondi richiesti non possano coprire tutti i costi.
Per arginare i contagi, l’attenzione si sta concentrando sulla ricerca dei contatti, ovvero su coloro che sono stati a stretto contatto con i pazienti e le persone che hanno partecipato ai funerali della comunità. La trasmissione della patologia avviene in due momenti cruciali: mentre l’ammalato si trova a casa, contagia i familiari che lo assistono, e durante i funerali, le persone che lavano il cadavere e partecipano alla sepoltura possono essere aggredite facilmente dal virus.
Una struttura per il trattamento di ebola con 51 posti letto è operativa nel distretto di Mubende, l’epicentro dell’epidemia. Una seconda struttura dovrebbe essere allestita a breve.
Museveni ha fatto sapere che due laboratori mobili saranno inviati a Mubende a giorni, in modo che le persone non debbano viaggiare per fare i test, per evitare un ulteriore diffusione della patologia.
I medici sono preoccupati per la mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI), come guanti e maschere. Hanno anche chiesto che la regione colpita venga messa in quarantena.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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