Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
2 ottobre 2022
Mentre Wikipedia ha già aggiornato la pagina sul Burkina Faso e ne dedica una nuova al capitano Ibrahim Traoré come nuovo capo di Stato della ex colonia francese, nel pomeriggio di ieri hanno ripreso a tuonare le armi.
E il sito France Diplomatie ha lanciato un’allerta: “La situazione rimane tesa a Ouagadougou. Si consiglia di limitare i movimenti allo stretto necessario, di essere prudenti e riservati e di evitare la folla. Il coprifuoco è in vigore dalle 21 alle 5 del mattino l’aeroporto è attualmente chiuso, con tutti i voli temporaneamente sospesi”.
Ieri sera il neopresidente ha parlato ai microfoni di VOA Afrique (Voice of America, Africa) Ibrahim Traoré ha fornito dettagli sul tipo di transizione che intende attuare. Non sarà necessariamente militare, ha precisato.
Durante il suo intervento a VOA Afrique, il capitano ha anche risposto alla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, che, in una dichiarazione rilasciata nella serata di venerdì ha condannato con la massima fermezza il nuovo colpo di Stato militare in Burkina Faso, definendolo “inopportuno, visto che era già stato raggiunto un accordo per il ritorno all’ordine costituzionale per il 2024. Traoré è stato rassicurante, promettendo che il “calendario sarà rispettato”.
Alle 20.00 ora locale di venerdì una quindicina di soldati in tute mimetiche, alcuni con il volto mascherato, hanno annunciato la destituzione del leader della giunta, il tenete colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, al potere dal 23 gennaio scorso, e lo scioglimento del governo. “Le forze della nazione si riuniranno a breve per adottare una nuova carta di transizione e nominare un nuovo presidente del Faso, civile o militare”, ha detto uno dei golpista, leggendo una dichiarazione firmata dal capitano Ibrahim Traoré, un ufficiale di 30 anni che ora è a capo della nuova giunta militare.
In tale occasione i putschisti hanno anche annunciato la sospensione della Costituzione, l’introduzione del coprifuoco dalle 21 alle 5 del mattino e la chiusura delle frontiere “fino a nuovo ordine”.
Dopo la giornata confusa di venerdì, parte della mattinata di sabato è stata piuttosto tranquilla, solo più tardi sono stati dispiegati nuovamente soldati nella capitale e elicotteri militari hanno sorvolato alcune basi, tra questi anche quella di Baba Sy, quartier generale del Mouvement patriotique pour la sauvegarde et la restauration (MPSR).
Sono state chiuse anche tutte le strade che portano ai monumenti dedicati agli eroi nazionali. Alla fine mattinata di sabato, una fonte militare ha dichiarato che c’era il rischio di uno scontro tra il campo del tenente colonnello Damiba e quello di Ibrahim Traoré.
In un comunicato, firmato dal nuovo leader, trasmesso poco dopo le 17.00 ora locale dalla Radio-Televisione del Burkina (RTB) di ieri, i militari che sostengono di aver preso il potere a Ouagadougou, hanno accusato il deposto Damiba di pianificare una controffensiva da una base di Parigi vicino alla capitale Ouagadougou. Un diplomatico francese ha però respinto qualsiasi coinvolgimento del suo Paese.
Nel breve comunicato è stato precisato, inoltre, che la nuova giunta si rivolgerà a altri partner (non i francesi) pronti ad aiutarli nella lotta contro il terrorismo. Mosca non è stata citata, ma le bandiere russe sono state sventolate venerdì alla Place des Nations a Ouagadougou.
Sta di fatto che finora il deposto presidente non è stato arrestato e sembra che i nuovi putschisti non intendano volerlo fare o forse non riescono a farlo. Eppure Damiba non ha ancora rassegnato le sue dimissioni e al momento attuale può ancora contare su parecchi sostenitori anche tra i militari.
A questo proposito lo Stato maggiore generale ha rilasciato una breve dichiarazione in serata, ammettendo una crisi interna e ha affermato che le consultazioni proseguono.
Mentre lo Stato maggiore delle Forze armate invita tutte le parti a mantenere la calma e la moderazione per dare la possibilità di una fine negoziata della crisi. Non è nell’interesse di nessuno che la situazione degeneri.
L’odio nei confronti dei francesi si sta espandendo a macchia d’olio. Ieri sera alcuni manifestanti hanno preso di mira l’ambasciata francese a Ouagadougou. Un incendio è scoppiato davanti all’ingresso dell’edificio.
Mentre a Bobo-Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, i manifestanti hanno dato fuoco alla guardiola all’ingresso dell’Istituto francese.
Solo pochi giorni fa il deposto presidente burkinabé ha incontrato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a New York, a margine della 77° Assemblea generale dell’ONU, per concordare una più stretta collaborazione militare tra i due Paesi. Già un mese prima, l’allora primo ministro della transizione, Albert Ouédraogo, aveva anticipato che il suo governo intende diversificare i partner internazionali nella lotta al terrorismo.
Da tempo però si avverte un certo malcontento tra le truppe, in quanto la lotta contro i terroristi messa in atto da Damiba è stata poco efficacie. I jihadisti continuano a perpetrare attacchi, minacciando e uccidendo militari, ma soprattutto civili, costretti a fuggire dalle loro case.
Il governo centrale non ha ancora il controllo su gran parte dei territori nella zona delle tre frontiere (Mali, Niger, Burkina Faso). Basti pensare all’aggressione a un convoglio della scorsa settimana, costata la vita a almeno 10 militari, altri 30 sono stati feriti, tra loro anche un civile.
La carovana di camion piena di viveri e beni di prima necessità era diretta a Djibo, città nella provincia Soum, ancora parzialmente sotto l’assedio dei jihadisti.
All’inizio del mese è stata attaccata un’altra carovana proveniente da Djibo e diretta a Ouagadougou. Il convoglio era composto da camion e autobus del trasporto pubblico, uno dei mezzi ha urtato una bomba artigianale. Il bilancio è pesante: 35 civili morti – tra loro molti studenti – altri 37 sono stati feriti.
Dal 2015 a oggi, gruppi armati affiliati ad Al-Qaeda, altri allo stato islamico, hanno ucciso migliaia di persone, oltre 2 milioni sono gli sfollati.
E proprio a causa dell’impotenza nell’affrontare i terroristi, il 13 settembre scorso Damiba ha silurato il suo ministro della Difesa, assumendo lui stesso le sue funzioni.
Anche altri fattori hanno aumentato il malcontento tra i militari. Alcuni soldati hanno rimproverato a Damiba di aver favorito i diplomati della Prytanée militaire di Kadiogo (classe 1992), una scuola superiore militare vicino a Ouagadougou, offrendo loro posizioni chiave nella sua amministrazione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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