Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
24 settembre 2022
Inseguito a un ricorso presentato da alcuni raggruppamenti dell’opposizione, la Corte costituzionale della Repubblica Centrafricana ha annullato ieri, 23 settembre, il decreto volto a creare un comitato composto di una cinquantina di personalità, con il compito di redigere il testo della nuova Costituzione.
Mercoledì, 15 settembre 2022, il capo di Stato centrafricano, Faustin-Archange Touadéra, aveva dato il via al comitato per la stesura della nuova costituzione. Gran parte delle formazioni politiche di minoranza e la Chiesa cattolica avevano rifiutato l’invito, perchè preoccupati che una nuova legge fondamentale potesse autorizzare il presidente a candidarsi per un terzo mandato.
Ieri però gli ermellini della suprema Corte centrafricana hanno bloccato sul nascere le aspirazioni di Touadéra.
Per poter cambiare la Costituzione, ci vuole un senato, Camera ancora non istituita in Centrafrica. Poi i giudici hanno analizzato il giuramento di Touadéra, prestato a fine marzo 2021 in occasione del suo insediamento per il secondo mandato, dopo aver vinto le elezioni che si sono svolte il 27 dicembre 2020.
Hanno spiegato che il presidente ha giurato sulla Bibbia e davanti alla nazione che non avrebbe modificato il numero e la durata dei suoi mandati. Per la Corte, quindi, rappresenta un impegno vincolante, che non può assolutamente essere rivisto. I giudici hanno quindi sentenziato che il decreto è illegale e incostituzionale, il tribunale non riconosce il comitato incaricato a redigere una nuova Carta.
La Corte costituzionale ha precisato che è facoltà del presidente indire un referendum volto alla revisione costituzionale, ma non può essere applicato in quanto viola il giuramento prestato da Touadéra al momento del suo insediamento.
L’organo supremo ha anche annunciando azioni legali contro alcune delle persone che hanno espresso minacce nei confronti dei giudici. Tra loro un personaggio politico in vista, Evariste Ngamana, vicepresidente dell’Assemblea nazionale e portavoce del partito del presidente, Mouvement cœurs unis (MCU), ma anche presidente del comitato di redazione della nuova Costituzione.
Dopo la lettura della sentenza, alcune centinaia di persone pro revisione della Costituzione si sono radunate davanti al tribunale con cartelloni e striscioni con scritte astiose, in particolare contro Danièle Darlan, presidente della Corte suprema. Polizia e caschi blu della missione di Pace dell’ONU nel Paese (MINUSCA), si sono schierati davanti ai manifestanti, che hanno lanciato anche pietre, prima di disperdersi spontaneamente.
Secondo Thierry Vircoulon, specialista dell’Africa centrale presso l’Istituto francese di relazioni internazionali (IFRI), si tratta di una grave battuta d’arresto per Touadéra, che ora dovrà escogitare un’altra strategia per potersi candidare per un terzo mandato.
Uno smacco anche per Mosca, presente nella Repubblica Centrafricana dal 2018. La collaborazione tra Bangui e Mosca inizia già nel 2017, poco dopo il ritiro delle truppe francesi dell’Operazione Sangaris. Il vuoto viene subito colmato dai russi. Vista l’intesa e la stretta collaborazione con l’attuale presidente, il Cremlino gradirebbe certamente che l’attuale presidente resti sulla poltrona più ambita del Paese per un ulteriore mandato.
Il consigliere per la sicurezza del presidente Touadéra è il russo Valery Zakharov, responsabile anche della protezione personale del capo di Stato. Inoltre una quarantina di uomini delle forze speciali di Mosca fanno parte della sua guardia personale.
Per non parlare dei mercenari del gruppo Wagner, contractors al servizio di Putin, uomini pronti a tutto, addestrati alla guerra, quasi sempre ex militari delle forze armate moscovite, presenti nel Paese.
Nel Centrafrica, uno tra i Paesi più poveri al mondo, si consuma un terribile conflitto interno dal 2013. Dal 2018 i combattimenti sono meno intensi e gran parte dei territori prima in mano ai gruppi armati, sono nuovamente sotto il controllo dello Stato.
Scontri tra i ribelli e le forze armate, sostenute dai paramilitari russi, continuano, anche se in misura minore e come accade in ogni guerra, sono sempre i civili a pagare il prezzo più alto.
Le Nazioni Unite, l’Unione Europea e molti governi occidentali sostengono che Bangui, in cambio del sostegno dei mercenari, permetta ai russi di sfruttare le risorse minerarie e per giunta resti quasi sempre in totale silenzio quando gli uomini di Wagner aggrediscono i civili.
I mercenari non sono solamente interessati alle ricchezze del sottosuolo, dal 2021 hanno occupato quasi tutta le foreste della prefettura di Lobaye, nel centro-sud del Paese, e la produzione di legname illegale ora fa parte delle loro attività. Grazie alle motoseghe dei russi è iniziata una deforestazione in grande stile nella regione.
A Boda le segherie lavorano a pieno ritmo e i clienti arrivano per lo più da Bangui per acquistare dai mercenari legna proveniente da abbattimenti illegali. E gli agenti del corpo idrico e forestale, incaricati del controllo, sono spariti. Mentre i residenti e ambientalisti che denunciano la deforestazione, vengono continuamente minacciati.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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