Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
23 settembre 2022
Nicolas Obama Nchama, ministro della Sicurezza della Guinea Equatoriale, ha annunciato con grande soddisfazione che le autorità del suo Paese avrebbero sventato una serie di attentati, progettati da un gruppo di membri della coalizione dell’opposizione (coalipdge).
Sulla pagina ufficiale del governo equato-guineano si legge: “Un gruppo di venti persone stava per far esplodere quattro stazioni di servizio contemporaneamente, due in ciascuna delle principali città del Paese (Malabo e Bata). Inoltre sarebbero stati pronti a attaccare membri del governo nelle rispettive residenze”.
Il ministro ha poi aggiunto che il piano degli oppositori sarebbe dovuto essere messo in atto il 29 settembre prossimo; gli attentatori avrebbero anche progettato di dare fuoco a alcune ambasciate.
Nell’ambito dell’inchiesta sono state arrestate 6 persone, tra loro anche Gabriel Nse Obiang Obono, uno dei leader di Citizens for Innovation (CI), raggruppamento politico sciolto nel 2018.
Quattro degli accusati sono apparsi alla TV di Stato lunedì scorso, mentre altri due sono stati fermati dalla polizia mercoledì. “Le persone coinvolte in questo caso saranno perseguite per aver attaccato l’autorità e per atti di terrorismo”, ha dichiarato il procuratore generale del Paese, Anatalio Nzang Nguema.
Tra le persone sentite dal procuratore generale figura anche Ricardo Mangue Obama Nfubea, ex primo ministro dal 2006 al 2008, ma nessuna accusa è poi stata mossa nei suoi confronti.
Andres Nsue Ntutumu, avvocato di Salvador Bibang e Emilio Ndong Biyogo, i due arrestati mercoledì, ha espresso seri dubbi sulle incriminazioni mosse dal governo.
Secondo Joaquin Eloy Ayeto, coordinatore della ONG per i diritti umani Somos, si tratta di una mossa del governo per eliminare qualsiasi voce dell’opposizione, in vista della prossima tornata elettorale, prevista per il 20 novembre prossimo. “Vogliono incutere incertezza e paura nei cittadini”, ha precisato il coordinatore della ONG.
Le presidenziali sono state anticipate di 5 mesi e si terranno contemporaneamente alle elezioni legislative e quelle comunali. Non è ancora chiaro se Teodoro Obiang Nguema Mbasogo sia candidato a succedere se stesso o se designerà il figlio. L’ottantenne capo di Stato è al potere dal 1979, quando ha deposto suo zio, Francisco Macías Nguema, con un golpe militare. Da allora regna incontrastato nel piccolo Stato; le principali poltrone sono occupate da persone del suo entourage, familiari e amici, ma diciamola tutta: è un regime spietato, corrotto, cleptocrate. Assieme all’Eritrea e alla Corea del Nord occupa l’ultimo posta nella classifica dei protettori dei diritti umani.
Il decreto presidenziale di martedì scorso ha spiegato che a causa della crisi economica, dovuta al covid-19 prima e ora alla guerra in Ucraina, è necessario ridurre il budget destinato alle spese elettorali.
Dieci mesi fa, durante il congresso del partito al potere, Partito Democratico della Guinea Equatoriale (PDGE), controllato interamente dal presidente e dittatore Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, sono nati contrasti senza precedenti tra i sostenitori di Teodorin e quelli di Teodoro.
Teodorin è stato a lungo considerato come il successore del padre ed è stato onnipresente sulla scena politica negli ultimi due anni. Ma con grande sorpresa di tutti, il congresso del PDGE, che avrebbe dovuto eleggerlo come suo candidato, alla fine non l’ha fatto.
Sull’estito delle elezioni legislative non c’è dubbio alcuno, il PDGE, come ogni volta dovrebbe lasciare solo poche briciole ai raggruppamenti di opposizione “tollerati”, quei pochi non oggetto di spietata repressione.
Il figlio del presidente, Teodorin Obiang, nominato vice-presidente del suo Paese dal padre, e ministro della Difesa, è stato tra le persone ricercate dall’Interpol ma la richiesta del mandato di arresto internazionale è stato cancellata nel 2013.
Teodoro Obiang ha fatto poi risultare le proprietà sequestrate in Francia come beni della Guinea Equatoriale e non del figlio. Nonostante le accuse e i processi in contumacia in USA e Francia e il sequestro dei suoi beni, Teodorin continua a girare il mondo indisturbato. Come quest’estate, quando l’aereo di Stato, un Boeing 777-200 LR, è stato avvistato all’aeroporto di Olbia (Sardegna), come ha riportato il quotidiano L’Unione Sarda in un suo articolo del 4 settembre 2022.
Questa settimana la Guinea Equatoriale ha anche abolito ufficialmente la pena di morte. Ma in sostanza cambierà poco, il regime di Obiang è regolarmente accusato dalle ONG internazionali di violazioni dei diritti umani, tra questi detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali e torture.
La Guinea Equatoriale è un piccolo stato africano ricchissimo di petrolio, diamanti e uranio. Con 1,2 milioni di abitanti, ha un PIL pro capite di 23.700 USD. Peccato che questa ricchezza sia nelle mani di pochissimi cleptocrati.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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