Cornelia I. Toelgyes
20 settembre 2022
Il Senegal ha nuovamente un primo ministro, carica che il presidente Macky Sall aveva abolito nel 2019, per poi ripristinarla nel 2021. Sall ha voluto attendere i risultati delle elezioni amministrative e legislative prima di nominare un nuovo capo di governo.
Sabato scorso l’incarico è stato conferito con decreto presidenziale al 61enne Amadou Ba, che vanta un curriculum politico di tutto rispetto. E’ stato ministro delle Finanze dal 2013 al 2019 e degli Affari esteri tra il 2019 e il 2020. Poi è stato escluso da incarichi in seno al governo. All’epoca, alcuni osservatori gli avevano attribuito ambizioni presidenziali, che avrebbero potuto metter nell’ombra Sall, ma Ba ha sempre assicurato la sua fedeltà al presidente.
Ba quindi è rimasto lontano dalla scena politica per un certo periodo, per poi riapparire come coordinatore della campagna elettorale per la coalizione di governo durante le amministrative che si sono svolte all’inizio dell’anno; ha poi svolto lo stesso compito per le legislative dello scorso luglio.
Nella serata di sabato è poi stata annunciata anche la formazione del nuovo governo, composto da ben 38 ministri, tra loro otto donne e otto giovani. La nuova squadra è stata presentata come un governo “pronto a combattere”.
Nei dicasteri strategici troviamo alcuni “vecchi” ministri, come Sidiki Kaba, riconfermato a capo del dicastero delle Forze Armate, così pure Aïssata Tall Sall, che dal 2020 occupa la poltrona degli Affari Esteri, altrettanto Antoine Félix Diome quale Ministro dell’Interno e Marie Khémesse Ngom Ndiaye alla Sanità, malgrado i diversi scandali che hanno travolto il ministero negli ultimi mesi.
Grande sorpresa, invece, per quanto riguarda il dicastero dell’ Economia: Oulimata Sarr, finora direttrice regionale dell’agenzia ONU, UN Women, prende il posto di Amadou Hott.
Il costituzionalista Ismaïla Dior Fall è stato invece nominato ministro della Giustizia. E’ riapparso anche Aly Ngouille Ndiaye, un ex ministro degli Interni, che ora è stato ora nominato a capo del dicastero dell’Agricoltura.
Ora si apre un nuovo capitolo in Senegal, sullo sfondo della crisi globale, i 38 ministri dovranno affrontare sfide economiche e sociali non indifferenti. Ma per Macky Sall sarà anche un confronto politico, visto che fra 17 mesi, nel 2024, sono previste le presidenziali.
Nel suo discorso alla nazione del 16 settembre scorso, Sall non ha fatto alcun accenno su una sua eventuale ricandidatura.
Alcune associazioni della società civile avevano organizzato un concerto, volto a sensibilizzare la popolazione sulla limitazione dei mandati presidenziali in Africa.
La manifestazione era stata programmata per sabato scorso, ma è stata vietata dalle autorità per “rischi di disordini”. Il fatto ha scatenato indignazione sui social network.
La coalizione al potere, Benno Bokk Yaakar (BBY) ha perso terreno sia nelle amministrative di gennaio, che nelle legislative dello scorso luglio. Solo grazie a Pape Diop, ex sindaco di Dakar, deputato indipendente, che si è aggiunto a BBY, questa ha raggiunto la maggioranza assoluta in parlamento: 83 seggi su 165.
E il 12 settembre scorso, l’elezione del presidente dell’Assemblea nazionale si è svolta in un clima di grande tensione. Una seduta segnata da scontri, insulti, urla, infine sono intervenuti i gendarmi per placare gli animi.
E’ stato poi eletto Amadou Mame Diop, membro di Alliance pour la République (APR), partito creato dal presidente Macky Sall. Diop, farmacista di formazione, nonché vice-sindaco di Richard-Toll, città nel nord del Senegal, è un personaggio poco conosciuto dal grande pubblico.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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