Sandro Pintus
Firenze, 16 agosto 2022
Sono due minuscoli Paesi africani in cima alla graduatoria per numero di suicidi a livello mondiale. Il Regno del Lesotho, piccola monarchia costituzionale di re Letsi III, con 72,4 morti ogni 100 mila abitanti è risultato il primo. Al terzo posto, dopo la Guyana, troviamo il Regno di eSwatini (ex Swaziland), monarchia assoluta di Mswati III, che conta 29,4 suicidi ogni 100 mila abitanti. Ma nella classifica africana è al secondo posto seguito dal Sudafrica con 23,5 e dal Botswana con 16,1 ogni 100 mila residenti.
Lo dice uno studio della Banca Mondiale che fa riferimento agli ultimi dati raccolti del 2019. La buona notizia è che, negli ultimi vent’anni, a livello globale, c’è stato un calo dei suicidi. Nel 2000 si contavano quasi 13 suicidi ogni 100 mila abitanti scesi nel 2019 a 9,2. Quattro punti importanti che ci fanno capire che qualcosa sta cambiando e potrebbe anche migliorare.
È un problema planetario quello dei suicidi. L’organizzazione mondiale della Sanità (OMS–WHO) stima che oltre 700 mila persone si tolgano la vita ogni anno nel mondo. Uno ogni 25 secondi e, a causa della sua morte, almeno 135 persone subiscono il lutto. Ogni anno 108 milioni di persone sono colpite profondamente dal suicidio di un parente, un amico o una persona che conoscono. Secondo l’OMS il 79 per cento dei suicidi nel mondo avviene nei Paesi a medio e basso reddito. I sistemi più utilizzati sono l’ingestione di pesticidi, impiccagione e armi da fuoco.
Nel 2003, dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio in collaborazione con l’OMS è stata intuita la “Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio”. Cade ogni 10 settembre e per il triennio 2021-2023 il tema scelto è “Creare speranza attraverso l’azione”. Secondo l’OMS, la Giornata – e il tema del triennio – servono a focalizzare l’attenzione sul problema. Inoltre “riducono lo stigma e sensibilizzano le organizzazioni, i governi e il pubblico trasmettendo un messaggio univoco: il suicidio può essere prevenuto”.
“Le nostre azioni, piccole o grandi che siano, possono dare speranza a chi sta lottando – suggerisce l’OMS. Possiamo incoraggiare la comprensione del problema, raggiungere le persone che stanno lottando e condividere le nostre esperienze. Possiamo creare speranza attraverso l’azione ed essere la luce”.
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