Cornelia I. Toelgyes
6 settembre 2022
Non c’è tregua. Una nuova carneficina si è consumata lunedì scorso nel nord del Burkina Faso, tra Djibo e Bourzanga, dove, al passaggio di un convoglio, composta da diverse decine di veicoli, tra cui camion e autobus del trasporto pubblico, uno dei mezzi ha urtato una bomba artigianale. Il bilancio è pesante: 35 civili morti, altri 37 sono stati feriti.
Secondo quanto riferito da AFP, le vittime sono soprattutto negozianti che si stavano recando a Ouagadougou per fare acquisti e alunni che tornavano nella capitale per il prossimo anno scolastico.
La conferma dell’ennesima mattanza è arrivata da Rodolphe Sorgho, governatore di Soum, provincia già teatro di molti altri attentati.
I militari, che scortavano il convoglio, hanno subito messo in sicurezza l’intera area e hanno predisposto il trasferimento dei feriti in ospedale.
Alcune città nel nord del Paese sono isolate da tempo, bloccate dai jihadisti. Per questo motivo le carovane di camion da e per il nord vengono sempre accompagnate da soldati dell’esercito di Ouagadougou che dovrebbero proteggerle.
All’inizio di agosto, sono stati uccisi quindici soldati in un doppio attacco con ordigni esplosivi artigianali, incidenti avvenuti sempre sulla strada Djibo-Bourzanga. Nelle ultime settimane gruppi di jihadisti hanno usato la dinamite per distruggere diversi siti sulle principali vie di accesso alle due principali città del nord, Dori e Djibo. Intendono così per isolarle dal resto del Paese.
A gennaio di quest’anno, i militari hanno preso il potere con un colpo di Stato. La giunta transitoria al governo aveva promesso che la lotta contro il terrorismo sarebbe stata tra le sue priorità.
E, in occasione del suo primo discorso alla nazione, Paul-Henri Sandaogo Damiba, capo del governo militare, aveva detto: “Roch Marc Christian Kaboré (il presidente deposto) non è in grado di affrontare i terroristi”. Peccato che dall’inizio dell’anno gli attacchi siano aumentati notevolmente.
Dal 2015 a oggi, gruppi armati affiliati ad Al-Qaeda, altri allo stato islamico, hanno ucciso migliaia di persone, oltre 2 milioni sono gli sfollati.
Ma dal Burkina Faso giungono anche notizie positive: alla fine di agosto è stata liberata un’anziana suora statunitense, Suellen Tennyson, sequestrata ad aprile a Yalgo, nell’estremo nord della provincia di Namentenga. L’83enne religiosa, dell’ordine congregazione delle Suore Marianite di Santa Croce, viveva nel Burkina Faso dal 2014.
La notizia del suo rilascio è stata annunciata dal vescovo della diocesi di Kaya, monsignor Théophile Naré.
Cornelia I. Toelgyes
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