Africa ExPress
25 agosto 2022
I colpi di fucile hanno ripreso a tuonare nel nord dell’Etiopia, nella regione del Tigray, dopo una tregua durata 5 mesi. Ieri mattina verso le cinque, la popolazione si è svegliata terrorizzata per la ripresa delle ostilità.
Alcuni residenti hanno confermato a Reuters di aver sentito il boato di armi pesanti fin dalle prime ore del mattino del 24 agosto e di aver visto movimenti di soldati etiopici, forze speciali dell’Amhara e delle milizie volontarie di FANO (gruppo giovanile armato Amhara), gli ultimi due addestrati dalle truppe di Isaias Aferwerki, dittatore del’Eritrea.
Le cause esatte dei nuovi scontri restano ancora sconosciute, in quanto nessun giornalista indipendente ha accesso alle zona di guerra e di assedio nel Tigray. Le notizie giungono dunque frammentarie e non sono verificabili nell’immediato.
Non è ancora chiaro chi abbia sparato il primo colpo. Sta di fatto che ora le parti in causa si accusano a vicenda. Sia il governo di Addis Abeba che il TPLF (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray) hanno rilasciato dichiarazioni nella giornata di ieri.
“Stiamo combattendo, è un’offensiva su larga scala”, ha fatto sapere telefonicamente Getachew Reda, portavoce del Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF). Mentre il governo etiopico ha dichiarato: “I ribelli hanno rotto il cessate il fuoco, ci hanno attaccato sul fronte orientale”.
Qualche ora più tardi il ministro della Difesa di Addis Abeba ha precisato che la contraerea avrebbe colpito un velivolo proveniente dal Sudan, carico di armi destinate al TDF (Tigray Defense Forces). Non sono stati rilasciati ulteriori dettagli. La risposta da parte del TPL è stata secca: “Non è vero nulla”.
Risulta davvero difficile comprendere cosa stia succedendo realmente. Appena informato della ripresa dei combattimenti, il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha fatto un appello alle parti, chiedendo l’immediata cessazione delle ostilità, la ripresa dei colloqui di pace e pieno accesso agli operatori umanitari e il ripristino dei servizi essenziali (interrotti sin dall’inizio della guerra, nel novembre 2020).
Anche il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha invitato i contendenti di sedersi al tavolo delle trattative per risolvere la crisi e di interrompere quanto prima i combattimenti.
Malgrado il cessate il fuoco, rispettato dalle parti per 5 mesi, la situazione umanitaria nel Tigray è rimasta catastrofica. Secondo un rapporto del World Food Programme (WFP), quasi la metà dei suoi sei milioni di abitanti necessita di aiuti umanitari urgenti, anche la maggior parte degli altri residenti ha bisogno di sostegni alimentari .
In questi mesi molti convogli umanitari hanno raggiunto Makallè, risulta comunque difficile la distribuzione degli aiuti a causa della mancanza cronica di carburante, come ha dichiarato settimana scorsa il World Food Programme.
A tutt’oggi mancano medicinali e materiale sanitario. Il conflitto ha provocato 2,2 milioni di sfollati e quasi un milione di morti.
Nel nord dell’Etiopia si sta consumando una silenziosa catastrofe umanitaria, una guerra che continua il suo percorso e gente continuerà a morire, se non sotto le bombe, di fame.
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