Camerun: HRW denuncia nuove atrocità e violenze dell’esercito nelle zone anglofone

Mentre la popolazione è allo stremo, il figlio maggiore e la moglie del presidente sono finiti nella lista nera di un'indagine del Nouvel Observateur per acquisizioni immobiliari con fondi di dubbia provenienza

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
21 agosto 2022

In un recente rapporto pubblicato dalla ONG Human Rights Watch, emergono nuovi crimini commessi dall’esercito del Camerun nei confronti dei civili nella provincia del Nord-Ovest, una delle due zone anglofone del Paese.

La ONG accusa i militari di Yaoundé di detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, l’uccisione di almeno 10 persone, saccheggi di villaggi e centri sanitari nella regione anglofona.Tali crimini sarebbero stati commessi  dalle truppe camerunensi  durante operazioni anti-separatiste tra il 12 aprile e il 24 giugno 2022.

Esercito e polizia accusati di crimini nelle zone anglofone

Nel fascicolo la ONG descrive dettagliatamente alcune atrocità perpetrate dai militari. Il 1° giugno il battaglione di fanteria motorizzato avrebbe brutalmente ucciso 9 persone, tra loro quattro donne e una bimba di solo 18 mesi, a Missong, villaggio sospettato di ospitare combattenti separatisti.

Il portavoce militare, Cyrille Serge Atonfack, in un comunicato del 7 luglio scorso, ha ammesso le responsabilità dei soldati per le violenze commesse a Missong e ha confermato che indagini in tal senso sono in corso. Promesse simili sono state fatte anche in passato, ma, come ha sottolineato la ONG per la difesa dei diritti umani, impegni che poi non hanno avuto grande seguito.

L’8 giugno, invece, i soldati avrebbero bruciato una casa e distrutto il centro medico a Chomba. Una donna e sua figlia sono stati arrestati. Sono state trattenute per 24 giorni nel campo del battaglione di intervento rapido a Bafut (Nord-Ovest), in violazione delle leggi vigenti, che non permettono la detenzione di civili in basi militari.

Tra il 9 e l’11 giugno le forze di sicurezza avrebbero ucciso un uomo a Belo e ferito un altro, bruciato almeno 12 case, distrutto il centro sanitario della comunità e saccheggiato almeno 10 negozi.

A fine aprile il battaglione di intervento rapido avrebbe fermato tra 30 e 40 motociclisti mentre partecipavano a un corteo funebre a Ndop. Secondo alcuni testimoni sentiti da HRW, i centauri sarebbero stati picchiati selvaggiamente, perché sospettati di far parte dei separatisti. Da allora non si hanno più notizie di 17 persone, viste l’ultima volta mentre erano in custodia dei militari.

Il conflitto nelle due zone anglofone del Camerun è iniziato alla fine del 2016, dopo la decisione del presidente-dittatore Paul Biya di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Da allora gli sconti sono stati continui: da un lato i ribelli indipendentisti, dall’altra l’esercito regolare. I separatisti, che vorrebbero trasformare le due regioni in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, denunciano da anni la loro marginalizzazione da parte del governo centrale e della maggioranza francofona.

Dal 2016 ad oggi, secondo International Crisi Group (ICG) sono morte oltre 6.000 persone, e un milione e più hanno dovuto lasciare le proprie case.

Ma non solo l’esercito e la polizia sono accusati di crimini, anche i ribelli sono parte in causa nelle atrocità commesse nelle zone anglofone. In un precedente rapporto pubblicato a giugno, sempre HRW ha accusato i ribelli di gravi violazioni dei diritti umani.

A giugno, il Consiglio Norvegese per i Rifugiati (NRC) ha stilato una nuova lista dei Paesi con il maggior numero di sfollati e il Camerun figura tra i top ten.  L’organizzazione ha poi sottolineato che oltre alla mancanza di volontà politica per risolvere la crisi, c’è poca attenzione da parte dei media internazionali, inoltre mancano i fondi necessari per far fronte alle necessità della popolazione.

Giacché la popolazione in alcune aree del Paese è allo stremo, i familiari di Paul Biya, presidente del Paese dal 1982, sono finiti nella lista nera di un’indagine condotta dal settimanale Nouvel Obeservateur, uno tra i più importanti giornali francesi. In un articolo pubblicato all’inizio di luglio, l’Obs  ha stilato un elenco di nomi eccelsi che hanno investito in immobili di lusso in Francia, grazie a fondi di dubbia provenienza.

Il figlio maggiore del capo di Stato camerunense, Franck Emmanuel Biya, dal 2004 è proprietario di una megavilla a Cap-Martin, a due passi dal principato di Monaco. Al momento dell’acquisto il primogenito del presidente aveva solo 33 anni e ha sborsato ben 3 milioni di euro per il sontuoso edificio, senza chiedere finanziamenti a istituti bancari. Il rampollo di Biya non ha voluto rispondere sui dettagli dell’acquisizione dell’immobile e della provenienza del denaro.

Altri acquisti simili sono stati effettuati dalla moglie del presidente, Chantal Biya, che, secondo i documenti, risulta disoccupata. Nonostante ciò ha potuto spendere oltre 2 milioni di euro per comprare tre appartamenti in Francia tra il 1997 e il 2009.

Uno di questi è ubicato in un prestigioso quartiere di Parigi, un altro è situato a Levallois-Perret, dipartimento Hauts-de-Seine nella regione ‘Île-de-France e un terzo a Nizza.

Due dei lussuosi alloggi sono stati pagati in contanti, mentre per il terzo la prima donna del Camerun ha ottenuto un finanziamento dall’istituto bancario Banque Nationale de Paris.

Paul Biya, presidente del Camerun con la moglie Chantal

Meno discreta del figlio, la first lady di Yaoundé ha confermato la transazione immobiliare al giornale parigino tramite il senatore camerunense, Pierre François-Xavier Menye Ondo, notaio e suo socio, con solo una quota dell’uno per cento in due di questi acquisti.

L’avvocato francese William Bourdon, in prima linea nelle battaglie contro l’appropriazione indebita di fondi da parte di leader politici, ritiene che il Camerun sia uno tra i Paesi più corrotti e ha aggiunto: “Il fatto che l’acquirente abbia dichiarato di non svolgere alcuna attività professionale, è un’indicazione non da sottovalutare, che, tra le altre, avrebbe dovuto allertare gli organi di sorveglianza preposti”.

Diversi anni fa l’avvocato Bourbon si è occupato anche del caso del figlio del dittatore della Guinea Equatoriale, Teodorin Nguema Obiang, secondo vicepresidente della Repubblica, ministro della Difesa e designato erede del padre, noto nel panorama internazionale per casi di corruzione clamorosi.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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