Cornelia I. Toelgyes
14 agosto 2022
Durante una cerimonia che si è svolta martedì scorso all’aeroporto internazionale Modibo Keita a Bamako-Sénou, la giunta militare di transizione del Mali ha consegnato al capo di Stato maggiore dell’aeronautica, Alou Boi Diarra, 5 aerei da caccia del tipo L-39 e Su-25 e un elicottero da combattimento Mi-24P, appena arrivati da Mosca, mezzi che provengono dall’aeronautica russa. Infatti su alcuni aerei sono ancora visibili le insegne in caratteri cirillici.
La consegna ufficiale degli aeromobili è stata presieduta da Assimi Goïta, capo di Stato del Mali, in presenza di alti dignitari e esponenti del corpo diplomatico russo, accreditati a Bamako.
I “nuovi” aerei – 4 L-39 da addestramento, 1 SU-25 caccia da combattimento e 1 elicottero d’attacco – arricchiscono così la flotta maliana, anche grazie agli altri velivoli arrivati da Mosca il 30 marzo scorso, insieme a un ingente carico di sistemi di guerra di produzione russa.
Secondo il database per il trasferimento delle armi di SIPRI (acronimo per Stockholm International Peace Research Institute) un istituto che monitora il commercio delle armi, nel 2020 il Mali avrebbe ordinato 4 elicotteri Mi-8MT/Mi-17Sh dalla Russia per un valore di 61 milioni di dollari, compreso l’addestramento e l’armamento.
Il SU-25 e gli L-39 sembrano essere nuove acquisizioni. Finora non è trapelato nulla sulle condizioni di pagamento.
Il giorno seguente alla cerimonia della consegna, Goïta e il presidente russo, Vladimir Putin, si sono sentiti telefonicamente. Il dialogo tra i due leader è stato improntato sulla sempre più stretta collaborazione tra i due Paesi, in particolare proprio nell’ambito militare.
Fonti vicine a Goïta hanno fatto sapere che durante la telefonata Putin avrebbe precisato che la Russia è pronta a dare una mano al Mali non solo nel campo della sicurezza, ma anche in altri settori.
Secondo alcune fonti, gli addestratori russi giunti in Mali insieme ai nuovi aerei sarebbero uomini del gruppo Wagner. Nulla di nuovo sull’orizzonte, gran parte degli addestramenti militari non vengono più effettuati da soldati di carriera. Molti governi affidano questi e altri compiti ormai ai contractor, società di natura privata che erogano servizi in ambito militare.
Malgrado la presenza dei mercenari di Wagner, sempre negata dalla giunta di transizione, e i nuovi mezzi bellici a disposizione di FAMa (le forze armate maliane) i jihadisti continuano indisturbati i loro attacchi e si stanno avvicinando sempre più alla capitale Bamako. Basti pensare che a luglio hanno tentato una aggressione al campo militare Soundiata Keita, il cuore del potere militare, a una quindicina di chilometri da Bamako.
E domenica scorsa sono morti 42 soldati maliani, altri 22 sono stati feriti, una vera e propria carneficina che si è consumata a Tessit, nella cosiddetta regione delle tre frontiere (Mali, Niger, Burkina Faso). Si tratta del peggior attacco terrorista in Mali dal 2019.
Il governo di Bamako punta il dito sui miliziani del gruppo Stato Islamico del Grande Sahara, branca dell’ISIS in forte espansione in tutto il Sahel. Secondo quanto riportato dallo Stato maggiore maliano, l’attacco è stato perpetrato con l’utilizzo di droni, artiglieria, esplosivi, autobombe.
La cittadina di Tessit si trova nella regione di Gao, nella zona delle tre frontiere; è una vastissima area rurale, dove lo Stato centrale è poco presente, ed è spesso teatro di sanguinarie aggressioni da parte dei terroristi.
I soldati francesi dell’operazione Barkhane sono ancora presenti nella loro base a Gao, ma anche questa sarà affidata ai maliani entro la fine dell’estate. Le chiavi delle loro postazioni militari di Menaka, Timbuctu e Gossi sono già state consegnate alla FAMa. Pochi giorni dopo la partenza delle truppe d’oltralpe si sono insediati i mercenari russi.
L’intervento di FAMa è spesso criticato dalle Organizzazioni internazionali e da ONG dei diritti umani. Anche recentemente l’ONU ha evidenziato in un suo rapporto il coinvolgimento di soldati maliani e bianchi (ovviamente si tratta di mercenari russi) della morte di 33 civili, tra cui 29 mauritani e 4 maliani, avvenuta all’inizio di marzo in Mali, nella regione di Ségou, in prossimità della frontiera con la Mauritania.
Il 12 agosto la Germania ha deciso di sospendere momentaneamente gran parte delle operazioni delle proprie truppe in Mali. Berlino ha preso tale decisione perchè è stato negato il sorvolo di un aereo tedesco, autorizzato solo il giorno prima dallo stesso ministro della Difesa maliano, Sadio Camara, durante una conversazione telefonica con il suo omologo tedesco, Christine Lambrecht. Il volo era previsto venerdì nell’ambito di una missione dell’ONU in Mali (MINUSMA).
Non è la prima volta che Bamako vieta il proprio spazio aereo a un aero di MINUSMA. L’ultimo rifiuto risale al 14 luglio, dopo l’arresto di 49 militari ivoriani dichiarati, “mercenari” dalle autorità maliane, seguita dalla sospensione di tutte le rotazioni dei contingenti militari e di polizia di MINUSMA, comprese quelle già programmate o annunciate. Ieri è stato comunicato che dopo la sigla di un nuovo accordo sulle procedure tra i contingente ONU in Mali e il ministro degli Esteri di Bamako, Abdoulaye Diop, i turnover potranno riprendere dal prossimo lunedì.
Intanto procedono le trattative per la liberazione dei “mercenari” ivoriani, grazie alla mediazione del Togo. Durante i dialoghi, il governo maliano avrebbe chiesto – secondo quanto riporta Radio France Internationale – alla controparte ivoriana di intercedere presso la Banque centrale des Etats de l’Afrique de l’Ouest (BCEAO) in merito a alcune operazioni di rifinanziamento.
Si tratta di operazioni complesse, volte a fornire, su richiesta, liquidità di riserva alle banche per non limitare la possibilità di concedere crediti. In tal modo si garantisce il buon funzionamento delle attività economiche dei Paesi della regione e non si pregiudica la loro crescita.
Di queste operazioni possono usufruire gli istituti di credito e le istituzioni comunitarie previste dal Trattato di Union économique et monétaire ouest-africaine (UEMOA), i cui membri sono: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo.
E proprio all’inizio della settimana il governo del Mali ha annunciato aver ottenuto un finanziamento di 420 milioni di euro.
Ieri Bamako ha spiegato di aver onorato tutti debiti che si sono accumulati a causa delle sanzioni economiche e commerciali imposte dalla CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) lo scorso gennaio.
Le parti hanno finalmente trovato un accordo sul periodo della transizione e la CEDEAO ha così tolto le penalità inflitte a Bamako con il 1° luglio 2022. Le prossime elezioni libere e democratiche dovrebbero svolgersi entro 24 mesi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliaicthotmail.it
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