9 agosto 2022
Sono stati giustiziati ieri in Sud Sudan tre capi ribelli, espulsi dalle autorità sudanesi il giorno precedente. Erano membri di un gruppo, il South Sudan People’s Movement/ Army (SSPM/A), fondato nel maggio dello scorso anno e capeggiato da Stephen Buay Rolnyang.
Secondo quanto riportato da Sudan Tribune, giornale online con sede a Parigi, i tre sarebbero stati arrestati nella città di Al-Fula nel Kordofan occidentale, Stato del Sudan che confina con il Sud Sudan.
Il leader di SSPM/A ha dichiarato che i tre miliziani si trovano nel Paese confinante per far visita a parenti e per acquistare medicinali per i feriti, quando sono stati bloccati da Rapide Support Forces (RSF), paramilitari ex janjaweed, al servizio del governo sudanese. Il comandante del RSF è Mohamed Hamdan Daglo, meglio noto come Hemetti, vicepresidente del Sudan, nonché numero due del Consiglio militare di transizione.
Molti dei membri di RSF facevano parte dei famigerati janjaweed, diventati famosi per le atrocità commesse in Darfur. Janjaweed vuol dire “diavoli a cavallo”, neologismo creato dalle popolazioni civili che subivano le loro violenze: bruciavano i villaggi, stupravano le donne, uccidevano gli uomini e rapivano i bambini per renderli schiavi.
Nyuon Garang, Pur Ruop Kuol e Gatluak Majok sono poi stati trasportati via terra nel Sud Sudan e lunedì mattina sono stati consegnati al confine tra i due Stati al governatore del Unity State, Joseph Nguen Monytuil, che, senza battere ciglio ha ordinato la loro esecuzione sommaria e immediata.
Le autorità del Sudan e quelle del Sud Sudan non hanno commentato l’accaduto, non ci sono quindi conferme ufficiali. Secondo alcune informazioni filtrate con difficoltà, sembra che il governatore del Unity State sia stato informato dell’arrivo dei tre miliziani da Tut Gatluak Manime, consigliere per la sicurezza del presidente del Sud Sudan, Salva Kiir.
Manime, avrebbe coordinato l’arresto e l’espulsione dei tre ribelli con le autorità di Khartoum.
La pena capitale inflitta così, senza alcun processo, assomiglia molto a una esecuzione extragiudiziale, è stata eseguita a Kaikang nel Unity State. Rolnyang sperava che i suoi miliziani sarebbero stati portati nella capitale Juba per essere processati.
Nella maggior parte degli stati del Sud Sudan mancano ancora gli uffici giudiziari e i tribunali, come è stato anche precisato solo qualche giorno fa dallo stesso presidente, quando ha annunciato la proroga delle elezioni al 2025. Tra le motivazioni del rinvio ch’è anche la mancata creazione di istituzioni giudiziarie appropriate.
SSPM/A ha rivendicato l’attacco del 22 luglio 2022 nella contea di Mayom nel Unity State. Durante l’aggressione sono morti 12 militari delle truppe governative sud sudanesi (SSPDF), tra questi anche James Chuol Gatluak, commissario del distretto.
Secondo quanto riferito lunedì dal portavoce della contea di Mayom, Wuor Keah, 17 miliziani del gruppo sarebbero stati arrestati, tra loro anche Nyuon Garang, Pur Ruop Kuol e Gatluak Majok e i ribelli si troverebbero attualmente nella prigione di Bentiu, capoluogo del Unity state. Il portavoce non ha fatto nessuna menzione sull’esecuzione dei tre ribelli.
Esecuzioni extragiudiziali non sono nuove nel più giovane Stato della terra. In un rapporto del 2017, le Nazioni Unite e Human Rights Watch hanno espresso forti sospetti sulla morte di Dong Samuel Luak, un avvocato e attivista sud sudanese e di Aggrey Ezbon Idri, membro di un partito dell’opposizione. I due sono stati ammazzati a Nairobi in Kenya e non si esclude che sia stata una esecuzione in piena regola, perpetrata dai servizi di Juba.
Aggiornamento:
Il consigliere per la sicurezza del Unity state, Stephen Salaam Malui, ha confermato che i ribelli sono stati uccusi da un plotone di esecuzione. La notizia è stata data nella tarda serata di ieri da Radio Tamazuj emittente radio e giornale online. Mentre in un comunicato stampa SSPM/A sostiene che miliziano siano stati bruciati vivi.
Africa ExPress
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