Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Luglio 2022
In Somalia le violenze commesse verso i più piccoli da tutte le parti in conflitto continuano senza sosta. L’allarme è stato lanciato dall’ONU nel suo ultimo rapporto, relativo al periodo ottobre 2019 – settembre 2021. Virginia Gamba, rappresentante speciale del segretario generale, Antonio Guterres, ha descritto come i minori nella nostra ex colonia “vengano reclutati e usati, uccisi o mutilati, rapiti e sottoposti a stupri e altre forme di violenza sessuale a livelli impressionanti”.
“La situazione dei bambini in Somalia – ha affermato Virginia Gamba – è devastante Oltretutto è aggravata da un ambiente politico e di sicurezza altamente instabile e da una situazione umanitaria terrificante, esacerbata dalla pandemia di COVID-19 e dalle ricorrenti inondazioni e siccità legate all’emergenza climatica”.
I bambini soldato
Particolarmente preoccupante il reclutamento e l’uso di bambini come soldati, una delle violazioni più diffuse del diritto internazionale, che ha coinvolto 2.852 ragazzini (di cui 100 femmine), alcuni di appena dieci anni!
I terroristi somali al-Shebab sono i maggiori responsabili di tali crimini. A loro è dovuto l’80 per cento dei casi. La metà dei piccoli rapiti viene sequestrata nei propri villaggi o nelle scuole, ma esistono anche altri modi di arruolamento. In molti casi piccoli vengono incoraggiati ad unirsi al gruppo eversivo da parenti o da capi locali.
Il numero dei ragazzini nei ranghi degli Shebab è aumentato nei territori sotto il loro controllo. I piccoli sono costretti a frequentare le madrase, dove vengono indottrinati. E’ è facile plasmare menti così giovani.
I minori sono impiegati come guardie del corpo o come messaggeri ma anche nel controllo dei posti di blocco. Le femmine, invece sono costrette a dedicarsi alla cucina e alle pulizie. Alcune vengono date in moglie ai capi guerriglieri.
Anche le forze di sicurezza governative sono responsabili di crimini contro i bambini: il rapporto dell’ONU addossa 190 casi alla polizia, e 121 all’esercito. I minori sono costretti a fare da guardie del corpo degli ufficiali o nei check point per il controllo di strade.
I ragazzini catturati dalle forze governative vengono considerati come criminali, quando in realtà sono solamente vittime. Oltre 400 giovanissimi sono detenuti per presunta associazione con gruppi armati. L’arresto dovrebbe essere utilizzato, però, solo come misura estrema e per un periodo molto breve, in attesa di essere inseriti in programmi volti al reinserimento nella società. In questo senso è da sottolineare il prezioso lavoro dell’UNICEF, che ha permesso a 1.606 bambini di beneficiare di servizi di reintegrazione nella comunità.
Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscalili.it
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