Africa ExPress
15 luglio 2022
Un nuovo attacco, perpetrato presumibilmente dai jihadisti, del Gruppo d’Appoggio all’Islam e i Musulman (GSIM) ha scosso il nord del Togo nella notte tra il 14 e il 15 luglio.
Nella regione delle Savane, che confina con il Burkina Faso, nella prefettura di Kpendjal, alcuni villaggi sono stati attaccati la notte scorsa, da un gruppo di uomini armati non ancora chiaramente identificati.
Fonti del luogo parlano di una ventina di morti. Il ministro delle Comunicazioni e portavoce del governo, Akodah Ayewouadan, ha confermato la carneficina, senza però entrare nei dettagli e non ha menzionato il numero delle possibili vittime.
Eppure gli abitanti affermano che a Blamonga sarebbero stati ammazzati 10 residenti, altri 5 a Kpembol e man mano che il tempo passa vengono segnalati i nomi di altre località aggredite dalla furia omicida dei terroristi. Il numero dei morti sembra aumentare di ora in ora.
Gli abitanti stanno ancora scappando, cercando protezione in centri abitati più grandi. La vettura del capo della stazione militare di Mandouri è saltata in aria, probabilmente dopo aver urtato una mina artigianale mentre stava andando a Blamonga.
Lui e alcuni suoi uomini sono stati trasportati in un centro ospedaliero a Dapaong, capoluogo della regione delle Savane.
Si tratta del quarto attacco perpetrato in territorio togolese dal novembre dello scorso anno. Per evitare altri spargimenti di sangue, il governo di Lomé ha dichiarato lo stato di emergenza nella regione delle savane proprio un mese fa.
In questi ultimi mesi i terroristi sono particolarmente attivi nel nord del Paese. L’aggressione dello scorso maggio all’avamposto militare a Kpinkankandi, nel cantone di Kandjouaré è stata rivendicata dal gruppo GSIM.
In un comunicato audio diffuso alla fine di maggio dal raggruppamento, e poi analizzato da MENASTREAM (Research & Risk Consultancy Medioriente – Nord Africa – Sahel Algeria Tunisia Libia Mali Burkina Faso Reports & Analysisgruppo terrorista sostiene di essersi recato sull’avamposto militare togolese con una mitragliatrice pesante russa (DShK), quattro casse di munizioni, un’altra contenente munizioni con cintura, 8 fucili d’assalto di fabbricazione francese e 28 caricatori, 1 AK (Kalashnikov) con due caricatori e una pistola.
Dalla fine dello scorso anno le forze armate togolesi hanno rafforzato la loro presenza nella regione settentrionale, specie nell’area al confine con il Burkina Faso.
Domenica scorsa sono morti alcuni giovani in un villaggio nel nord del Paese, ma non per mano dei terroristi, come si temeva in un primo momento. Solo oggi le forze armate togolesi hanno riconosciuto di aver fatto esplodere una bomba nella prefettura di Tône, al confine con il Burkina Faso, convinti di aver colpito un convoglio di miliziani jihadisti. Durante l’esplosione sono morte 7 persone, altre 4 sono state ferite.
Nel frattempo il capo di Stato togolese, Faure Essozimna Gnassingbé, si trova nella regione di Kara, confinante a sud con quella delle Savane. Il presidente, in compagnia di gran parte del suo governo, sta assistendo in queste ore a una festa tradizionale con gare di lotta nella terra dei Kabyé (il maggiore gruppo etnico del Togo).
I combattimenti si svolgono in squadre, ciascuna composta da 5 giovani tra i 18 e i 20 anni. Ogni incontro termina con la vittoria o il pareggio del concorrente entro un tempo limite. Non viene stabilita una classifica finale, ma conta solo il comportamento valoroso dei lottatori.
Poche ore fa il presidente si è recato per una breve visita nella vicina regione delle Savane, dove ha incontrato esponenti delle forze dell’ordine e alcuni familiari delle persone uccise.
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