Cornelia I. Toelgyes
13 luglio 2022
Il governo di Yamoussoukro (capitale della Costa d’Avorio), ha chiesto alle autorità di Bamako di liberare immediatamente i 49 militari ivoriani arrestati domenica scorsa all’aeroporto di Bamako.
La Costa d’Avorio sostiene che i suoi soldati sono presenti nello scalo perché impegnati nell’ambito delle operazioni di supporto logistico della missione ONU in Mali, MINUSMA, in base a un accordo siglato nel 2019. Una conferma in tal senso è stata postata sull’account Twitter di Olivier Salgado, portavoce di MINUSMA.
La tensione tra Mali e Costa d’Avorio è salita alle stelle da quando i militari arrestati sono stati classificati “mercenari” . Il portavoce del governo del Mali, Abdoulaye Maïga, ha annunciato lunedì all’emittente di Stato che i soldati sarebbero arrivati illegalmente sul territorio nazionale e il dossier sarebbe stato trasmesso alle autorità giudiziaria, in quanto trovati anche in possesso di armi e munizioni da guerra, senza essere muniti delle relative autorizzazioni o di un mandato di missione.
Maïga ha concluso il suo intervento alla TV accusando i soldati ivoriani di essere venuti nel Paese con l’intenzione di voler mettere un freno alla messa in sicurezza e la ricostruzione del Paese e di voler ostacolare addirittura il ritorno dell’ordine costituzionale.
Il governo ivoriano rigetta ogni accusa, sostenendo che le autorità maliane sono sempre state al corrente della presenza dei suoi militari in Mali, e che dalla firma dell’accordo nel 2019, si sono avvicendati ben 7 contingenti senza aver riscontrato alcuna difficoltà. “Abbiamo trasmesso copia dell’ordine di missione a Bamako”, ha chiarito il Consiglio Nazionale per la Sicurezza della Costa d’Avorio.
Il vice portavoce delle Nazioni Unite, Farhan Haq, ha spiegato che i soldati arrestati non facevano formalmente parte di MINUSMA, si tratta di personale dispiegato dai vari Paesi a sostegno dei propri contingenti che fanno parte di missioni di pace. “È una pratica comune”, ha aggiunto.
Alcuni militari ivoriani arrestati sarebbero arrivati nella ex colonia francese in base a un accordo per lavorare presso la base logistica della società Sahelian Aviation Services (SAS).
Secondo Bamako i soldati hanno dato versioni divergenti per giustificare la loro presenza nel Paese. Alcuni avrebbero sostenuto di far parte di una missione confidenziale, altri della rotazione nell’ambito di Minusma, e poi qualcuno ha menzionato la messa in sicurezza della base logistica SAS e infine c’è chi avrebbe detto di essere protezione del contingente tedesco.
L’arresto degli ivoriani è diventato virale suoi social network domenica sera. Alcuni utenti hanno accusato i malcapitati soldati persino di essere venuti nel Paese con l’intento di voler commettere un golpe.
Assimi Goïta, capo della giunta militare di transizione in Mali, martedì scorso ha avuto un lungo colloquio telefonico con il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres. Goïta ha riportato di aver parlato con Gueterres sul sostegno dell’ONU per quanto riguarda il processo di transizione, sottolineando che i partner devono assolutamente rispettare la sovranità del Mali.
D’altronde il 29 giugno la missione dell’Onu è stata rinnovata dal Consiglio di Sicurezza per un altro anno: 13 membri hanno votato in favore, mentre Russia e Cina si sono astenuti.
Sta di fatto che il governo maliano ha definito i 49 militari ivoriani come “mercenari” (che probabilmente non sono) in base alla definizione della Convenzione dell’Unione Africana, sull’eliminazione dei soldati di ventura in Africa. Eppure da tempo Bamako ospita paramilitari russi del gruppo Wagner, volti, secondo Bamako, a contrastare i jihadisti. https://www.africa-express.info/2022/06/18/i-francesi-lasciano-la-loro-base-di-menaka-in-mali-immediatamente-occupata-dei-mercenari-russi/
Persino il potente ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, in una intervista rilasciata a Mediaset nel maggio scorso, ha ammesso che i paramilitari di Wagner sono presenti in Libia e Mali, sottolineando però che si tratta di una società privata che non ha nulla che vedere con il governo russo, specificando che “sono lì solamente su accordi commerciali”.
Cornelia I. Toelgyes
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