Scontro armato in Nigeria: trecento terroristi in moto attaccano il convoglio presidenziale, ma Buhari non c’è

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2019

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
8 luglio 2022

Martedì scorso un commando di terroristi  a cavallo di rombanti moto, ha attaccatoun convoglio diretto nello Stato di origine del presidente della Nigeria. Nella carovana di autovetture viaggiavano uomini della sicurezza, altri addetti al protocollo e alla stampa, diretti a Daura (nello stato di Katsina), città natale di Muhammadu Buhari.

Avrebbero dovuto organizzare una visita del leader in occasione della festività musulmana di Eid-el-Kabir, che si celebra questo fine settimana. La Nigeria continua essere flagellata da bande criminali –  da gennaio 2022 definiti anch’essi terroristi dal governo di Abuja – dai ben conosciuti Boko Haram e dai miliziani di ISWAP (acronimo per The Islamic State in West Africa Province, fazione dei BH che si è staccata dal gruppo originale nel 2016).

Mohammadu Buhari

Garba Shehu, uno dei portavoce del presidente, ha confermato l’aggressione dei motociclisti armati: “Due persone del convoglio sono state ferite lievemente. L’attacco dopo uno scontro armato è stato respinto immediatamente da militari, agenti di polizia e da uomini dei servizi (DDS) che stavano accompagnando il convoglio”.

E proprio martedì l’emiro di Katsina, Alhaji Abdulmumini Kabir-Usman, ha annullato il Durbar, un festival che si ripete da centinaia di anni, durante il quale si esibiscono cavalieri appartenenti alla nobiltà locale, per rendere omaggio all’emiro nel giorno dell’Eid, noto a Katsina come Hawan Daushe.

Nigeria, Durbar, Hawan Daushe a Katsina

Sembra però che questa festività musulmana non porti molta fortuna all’attuale presidente. Il 27 agosto 1985, proprio il giorno di Eid El Kabir, Buhari, che allora era a capo della coalizione militare che aveva preso il potere con un colpo di Stato il 31 dicembre 1983, è stato deposto da un golpe organizzato da un suo collaboratore, il generale Ibrahim Babangida.

Nel 2015 Muhammadu Buhari si è presentato alle presidenziali ed è stato eletto democraticamente. Nel 2019 è stato confermato per un secondo mandato.

Muhammadu Buhari, presidente della giunta militare golpista del 1983

Durante la sua campagna elettorale del 2015, l’attuale presidente aveva promesso che avrebbe sconfitto Boko Haram  entro la fine dello stesso anno, ma ancora, dopo 7 anni, continuano a operare con attacchi uno dietro l’altro.

Alla piaga dei jihadisti si sono aggiunti ormai da anni anche bande criminali che terrorizzano vaste aree della Nigeria settentrionale. Le violenze e gli attacchi perpetrati da questi banditi hanno causato una nuova profonda crisi nel Paese. Queste bande estremamente ben organizzate, sono responsabili di rapimenti, mutilazioni, violenze sessuali e uccisioni di cittadini soprattutto nelle zone settentrionali del Paese, dove hanno sequestrato migliaia di studenti, chiedendo un lauto ricatto ai familiari. In alcuni casi i parenti hanno dovuto persino provvedere al cibo dei propri figli mentre erano in mano agli aguzzini.

Secondo Armed Conflict Location & Event Data Project (ONG specializzata nella raccolta, analisi e mappatura delle crisi), nel 2021 i banditi sarebbero responsabili della morte di oltre 2.600 civili, ben di più di quelli attribuiti ai terroristi Boko Haram e ISWAP nello stesso anno.

Domenica scorsa un gruppo di banditi ha tentato di rapire un sacerdote italiano. Pare che Luigi Brena, missionario dei Padri Somaschi, sia riuscito a liberarsi da solo, senza l’aiuto della polizia. Mentre padre Emanuel Silas, sequestrato il 4 luglio nel Kaduna state, è stato liberato dai suoi aguzzini qualche ora dopo. Non si hanno più notizie, invece di un altro religioso nigeriano, padre Pietro Amodu, sacerdote della diocesi di Otukpo, nello stato di Benue, rapito anch’esso in questi giorni.

Mercoledì sono scappati 900 detenuti da una prigione di Abuja, la capitale del Paese. Oltre la metà dei fuggiaschi sono ancora a piede libero; altri, invece, sono stati catturati dalle forze dell’ordine, altri ancora si sono presentati spontaneamente ai commissariati di polizia.

Le autorità hanno attribuito il rocambolesco attacco alla casa circondariale ai jihadisti, in quanto tra detenuti della prigione di Kuje, che si trova nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale della capitale, c’erano anche una sessantina di pericolosi terroristi. Negli ultimi 18 mesi sono state aggredite almeno 5 galere sul territorio nazionale.

E’ evidente che la sicurezza della nazione viene messa a dura prova quotidianamente. La colpa è da attribuirsi alla dilagante corruzione su tutti livelli della popolazione. Dunque non si può parlare di odio verso i cristiani. Sono ben di più i musulmani che quotidianamente vengono rapiti e ammazzati.

La Nigeria è considerata tra i Paesi più ricchi del continente, in quanto primo produttore di petrolio in Africa. Dei proventi dell’oro nero la popolazione vede ben poco, gran parte delle royalities si perdono appunto nei meandri della corruzione, piaga che tutti i presidenti del passato e anche l’attuale capo di Stato, hanno promesso di sradicare, ma sempre con scarso successo.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Il massacro in Nigeria mette a nudo le falle nella sicurezza di un Paese divorato dalla corruzione e dal malaffare

 

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