Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
28 giugno 2022
La tensione tra Addis Ababa e Khartoum è nuovamente alle stelle, dopo l’uccisione di sette militari sudanesi e un civile.
Le ostilità nella contesa per il controllo della fertile piana al-Fashqa si sono inasprite dopo l’infiammarsi della guerra in Tigray scoppiata nel novembre 2021. L’area contesa si estende su 12 mila chilometri quadrati e si trova tra due fiumi, da un lato confina con il nord della regione Amhara e il Tigray, dall’altra con lo stato sudanese Gedaref.
Il presidente del Consiglio sovrano, nonché capo di Stato del Sudan, Abdel-Fattah Burhan, si è recato sul posto ieri, per dare sostegno ai propri soldati in servizio nella zona di confine dove è avvenuto il tragico “incidente”.
Secondo quanto afferma il ministero degli Esteri di Khartoum, sette militari e un civile sarebbero stati catturati il 22 giugno scorso in territorio sudanese da soldati etiopici. In seguito sarebbero stati portati in Etiopia dove sarebbero stati giustiziati. In un comunicato rilasciato domenica, le forze armate del Sudan hanno accusato i colleghi del Paese confinante di aver poi esposto al pubblico i corpi dei militari e del civile ammazzati.
Intanto è già stato convocato l’ambasciatore di Addis Ababa accreditato a Khartoum, mentre il Sudan ha richiamato per colloqui il proprio rappresentante dall’Etiopia. Il ministero degli Esteri sudanese ha inoltre annunciato che presenterà una denuncia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché agli organi istituzionali regionali.
Dal canto suo l’Etiopia sostiene che le violenze sono state “deliberatamente architettate” per minare le relazioni tra i due vicini che, nonostante i numerosi cicli di negoziati, non sono mai riusciti a raggiungere un accordo sulla delimitazione del confine.
In un comunicato del ministero degli Esteri dell’Etiopia, del quale Africa ExPress ha potuto prendere visione, Addis Ababa sostiene che militari sudanesi sarebbero penetrati in territorio etiopico grazie all’aiuto di ribelli del TPLF (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray). Secondo il governo del primo ministro, Abiy Ahmed, i sudanesi sarebbero stati ammazzati da un gruppo di miliziani.
I confini tra Sudan ed Etiopia sono stati tracciati in epoca coloniale; quando il Sudan ha raggiunto l’indipendenza nel 1956, non è stata fatta una chiara demarcazione dei 1.600 chilometri che separano i due Stati. Recentemente Khartoum ha instaurato una commissione tecnica, Sudan’s border development committee, con l’incarico di studiare in dettaglio la questione.
Cornelia I. Toelgyes
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